Demografia e mortalità
Caro Fabi, la scorsa settimana lei ha parlato di demografia e mortalità. Si dice: la popolazione invecchia e aumenta la mortalità. Però tale dato non si giustifica nell’anziano come unico fattore causale. C’è un picco a luglio 2015 che non si riscontra o è poco rilevante in Europa . Nemmeno l’influenza e la riduzione di vaccinazioni giustificano interamente l’andamento della curva, perché la sovrastima è anche estiva. Si dice: c’è un effetto rimbalzo, successivo a periodi precedenti di scarsa mortalità. Perché invece non verificare i fattori di rischio ambientale? E missioni, N2O, ozono, benzene, asbesto, diossine, ecc. Alcuni studi hanno evidenziato un aumento di ricoveri cardio-vascolari in concomitanza ad aumenti di Pm10. Effetti clinici avversi possono correlarsi ad altre sostanze eventualmente presenti nell’ambiente. Si potrebbero
monitorare questi parametri. La loro valutazione e successiva correzione, potrebbe portare a miglioramento dell’aspettativa di vita, ad una minore ospedalizzazione e riduzione appropriata dei costi costi sanitari.
Mariano Cherubini Gentile Cherubini,
sul fatto che l’inquinamento ambientale incida non solo sulla qualità della vita, ma anche e soprattutto sulla salute non dovrebbero esserci dubbi. Così come appare condivisa la necessità di operare in modo da ridurre il più possibile le emissioni potenzialmente nocive. Gli effetti dell’inquinamento non possono tuttavia essere considerati tra le cause immediate di mortalità, paragonabili quindi alle conseguenze di un’epidemia, ma solo tra gli elementi che riducendo la resistenza fisica favoriscono l’insorgere di altre cause di mortalità.
E per stare sul tema specifico anche le ultime statistiche non offrono risposte particolari. Basti pensare che l’incremen- to di mortalità del 2015 rispetto al 2014 è stato analogo a quello che si è registrato nel 1956, nel 1962 e nel 1983 e ha avuto il
suo massimo e il suo minimo in due regioni molto simili: l’incremento minimo è stato infatti del +5,8% nella Provincia di Bolzano e quello massimo del +18,7% nella Valle d’Aosta. E peraltro come osserva nella sua nota l’Istat: «L’incremento di mortalità risulta omogeneo dal punto di vista del territorio. Le zone più interessate dall’aumento di mortalità sono quelle del Nord-ovest, Piemonte e Lombardia registrano incrementi, rispettivamente, del 10,1% e del 10,6%. Nel Centro, Toscana e Umbria mostrano un aumento del 10,3% mentre nel Mezzogiorno un +10,7% si rileva in Campania». Un incremento di mortalità ancora più forte è stato peraltro in Svizzera dove nel 2015 si sono registrati 67.300 decessi con un aumento del 5,2% rispetto all’anno precedente . È il valore più elevato registrato dal 1918, anno in cui imperversava l’influenza spagnola. E anche in Svizzera il dato più alto si è avuto nel mese di luglio. Se l’allarmismo sulla maggiore mortalità è quindi solo in parte giustificato resta il fatto che una seria politica di difesa dell’ambiente e di lotta all’inquinamento appare indispensabile anche per mille altri motivi.