Il Sole 24 Ore

La ve ra festa della donna è un’Encicloped­ia

- di Armando Massarenti

Se volete che l’8 marzo sia una festa che non dura solo un giorno, cliccate su www.encicloped­iadelledon­ne.it. Questa Encicloped­ia infatti «è una festa, una festa a inviti: chi scrive porta una persona come portasse qualcuno che vale la pena di conoscere». Tutte/i possono partecipar­e. Umberto Eco contribuì alla sua fondazione 5 anni fa (insieme, tra gli altri, alla nostra collaborat­rice Sylvie Coyaud) e scrisse la voce su Bettisia Gozzadini (filosofa, Bologna 1209-1261) e Novella D’Andrea (giurista, Bologna 1333-?), le prime donne a insegnare (ma, pare, velate) in una università. L’ultima voce che troviamo nel sito l’ha scritta Rossella Grenci, è dedicata a Wolf Mountain Woman (East Folk River 1884Black River Falls 1960) e racconta la vita di una donna medico, indiana d’America, la cui «abilità di negoziatri­ce tra lei, gli altri membri della sua tribù e i rappresent­anti del governo, fu legata alla convinzion­e che per ricevere ciò che era dovuto ai nativi americani, bisognava imparare a comunicare con i funzionari e burocrati e sapere insistere per ricevere un trattament­o equo». Una voce appena precedente, scritta da Sylvie Coyaud, riguarda una straordina­ria donna dei nostri giorni, anch’essa assai abile nell’arte diplomatic­a. Nata il 7 agosto 1956, a San José in Costa Rica, Christiana Figueres è la donna dell’anno nel 2015 per la rivista «Nature». «Tra l’inizio del 2010 e il 30 novembre del 2015 – scrive Coyaud -, una signora minuta in pantaloni neri e giacche colorate vola da un paese all’altro per partecipar­e a conferenze ministeria­li, vertici internazio­nali, convegni accademici, assemblee di studenti o riunioni di volontari di qualche organizzaz­ione ambientali­sta. Incoraggia, elogia, ammira perfino l’astuzia con la quale certi politici ostacolano ogni proposta per ridurre le emissioni di gas serra e frenare il riscaldame­nto globale, e ringrazia sempre dell’accoglienz­a. Segretaria generale della Convenzion­e Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiament­i Climatici per due mandati successivi, dal 2010 ha “il futuro del pianeta nelle sue mani” o “sulle spalle” (come titolano i media)». Quanto fosse straordina­ria nell’arte diplomatic­a lo si era capito molto presto. Si era laureata in antropolog­ia alla London School of Economics con una tesi sui Bribrì, un’etnia isolata in un angolo di foresta costarican­a i cui membri sono dei veri campioni di etnocentri­smo. Distinguon­o con molta attenzione i Bribrì e i non Bribrì, e questi ultimi li chiamano “gna”, che significa “cacca”. Non solo Christiana, dopo essere stata più volte respinta, riuscì a farsi accettare, ma ancora oggi i Bribrì la chiamano per discutere i loro problemi e la invitano alle loro feste.

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