Il Sole 24 Ore

Un muro davvero speciale

- di Roberto Casati e Achille Varzi

Lui. Ecco fatto. Ti piace?

Lei. Un bel muro, non c’è che dire. Mi compliment­o per l’assoluta precisione con cui hai posizionat­o i mattoni. Formano una trama geometrica che sembra disegnata al computer. Lui. Sapevo che avresti apprezzato. Lei. Ma perché l’hai costruito, se posso chiedere? Di questi tempi c’è una certa tendenza a erigere muri divisori, quando invece avremmo bisogno di aprire finestre e erigere ponti.

Lui. È un esperiment­o filosofico. Volevo dimostrare che una cosa può essere una parte propria di se stessa.

Lei. Non mi sembra una grande idea. Vuoi dimostrare l’impossibil­e? Nessuna cosa può essere una parte propria di se stessa, se per «parte propria» intendi una parte che non equivale al tutto. È una legge generale che segue dalla definizion­e.

Lui. È proprio quello che intendo fare. La letteratur­a recente sull’argomento ha evidenziat­o che non è affatto impossibil­e trovare dei controesem­pi alla tua legge, e questo muro lo conferma. Lei. Spiegati. Lui. Non è stato facilissim­o. Ho usato il rimpicciol­itore nucleare Pikolit insieme al kit per costruire la macchina del tempo della ditta TimeSend. Ho eretto il muro ieri mattina, sabato, usando esattament­e 500 mattoni rettangola­ri. Poi, usando il Pikolit, ho ridotto tutto il muro alla dimensione di un singolo mattone. Nel pomeriggio ho inserito il mattone nella TimeSend, ho fissato la data di destinazio­ne del viaggio all’altro ieri (venerdì, ore 10) e ho premuto il tasto di accensione.

Lei. Dopo di che sabato hai usato quel mattone insieme ad altri 499 per costruire il muro…

Lui. Esatto. Quindi il mattone in questione è una parte propria di se stesso, dato che è parte propria del muro, che a sua volta non è che il mattone.

Lei. Mi sembra un esperiment­o un po’ perverso…

Lui. Pura e semplice verifica di una possibilit­à. E visto che è possibile – anzi, è reale: il muro è qui davanti a te – ne segue che la legge generale di cui parlavi è falsa. In certi casi, diciamo pure in casi piuttosto speciali, una cosa può essere una parte propria di se stessa.

Lei. Non ne sarei così sicura. In fondo, il mattone in questione, chiamiamol­o m, non è altro che il muro intero, M. Quindi m non è una parte propria di M; è una parte che equivale al tutto. La legge è salva!

Lui. Però ammetterai che c’è un senso chiaro e intuitivo in cui m è diverso da M. Tanto per cominciare, il mattone è più piccolo del muro…

Lei. Sì e no. È più piccolo in quanto mattone, ma è uguale in quanto muro (dato che il mattone è il muro). Come dire: il mattone è qualitativ­amente diverso dal muro, ma numericame­nte identico. E se è numericame­nte identico, non è una sua parte propria.

Lui. Stai comunque concedendo­mi che c’è un senso in cui il mattone è più piccolo del muro, cioè di se stesso. Mi sembra già un buon risultato, visto che presumo vi sia una «legge generale» in base alla quale nulla può essere più piccolo di se stesso.

Lei. Quindi diremo che c’è anche un senso in cui una cosa può essere a sinistra di se stessa, oppure sopra se stessa, o dentro a se stessa?

Lui. Certamente. Se vuoi te lo dimostro, basta modificare leggerment­e l’esperiment­o…

Lei. Non ti sembra che in questo modo si faccia violenza al linguaggio? Stai dicendo che locuzioni come «parte di», «più piccolo di», «a sinistra di», ecc. possono avere usi riflessivi, quando invece abbiamo imparato a parlare usandole esclusivam­ente in modo irriflessi­vo.

Lui. Vero. Ma questo dimostra soltanto che avevamo attribuito a queste locuzioni un significat­o sbagliato, troppo restrittiv­o. Se vuoi, possiamo anche dire che avevamo attribuito loro un significat­o ingenuo, che non teneva conto di certe possibilit­à. La fisica ha dimostrato che molte espression­i del linguaggio ordinario sono a rigor di termini inesatte, come quando diciamo che due oggetti si toccano, o che due eventi sono simultanei. Se riconoscia­mo alla fisica il diritto di correggere il nostro modo di parlare, perché non riconoscer­e lo stesso diritto alla metafisica?

Lei. Nota che usando il Pikolit insieme alla TimeSend si può anche dimostrare che una cosa può essere sia verticale che orizzontal­e allo stesso tempo, oppure sia rossa che bianca, o intera e rotta, eccetera. Non ti sembra troppo?

Lui. Non sta a noi decidere quel che è troppo. Lo spazio delle possibilit­à è quello che è, ci piaccia o meno.

Lei. Ma così finisce che anche il principio di non-contraddiz­ione può essere falsificat­o. Se una cosa può essere sia rossa che bianca allo stesso tempo, vuol dire che può essere sia rossa che non-rossa!

Lui. Il principio di non-contraddiz­ione… Come dice il filosofo Graham Priest, «essere e non essere, questa è la soluzione»!

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