La creatività che sale dai banchi
Un mondo di colori, suoni parole immagini che si concretizzano in lavori manuali e in spot pubblicitari, in testi, video, canzoni, da molti anni arriva al Miur tra ottobre e gennaio, per rispondere al bando di concorso «Donne per le Donne», che il Miur indice dal 2008. Nei lunghi anni in cui le scuole di ogni ordine e grado si sono confrontate con il mondo femminile, le sue contraddizioni, gli stereotipi, i pregiudizi e le conquiste, ci sono statinote voli cambiamenti nell’ atteggiamento degli studenti, e nella qualità delle opere presentate.
La premiazione del concorso, ideato dalla Presidenza della Repubblica, avviene al Quirinale in occasione della Giornata Internazionale della donna l’8 marzo, quando gli studenti vincitori e i loro insegnanti sono ricevuti dal Capo dello Stato.
L’attenzione della Presidenza della Repubblica al mondo femminile risale agli anni della Presidenza Ciampi e a ogni passaggio di testimone si è sempre più rafforzata: il Concorso, che il Miur gestisce su territorio nazionale, è diventato un punto di osservazione importante, non abbastanza valorizzato. Una finestra sull’Italia trai6 e i 18 anni che guarda la donna, dove la massa dei lavori presentati aiuta a capire cosa bolle in pentola, come in un confessionale a cielo aperto dove convergono riflessioni ed emozioni. All’inizio, nel 2008, le scuole medie del Nord inviavano immagini di donne in minigonna, di veline e presentatrici televisive come se l’immaginario collettivo femminile fosse colonizzato dalla televisione, dispensatrice di lavoro e notorietà. Sarà stato un caso che erano solo le ragazzine del Nord a sognare un lavoro in Tv? Forse: era il periodo in cui le icone di Rita Levi Montalcini e di Madre Teresa di Calcutta, convivevano disinvoltamente con Simona Ventura. Il Sud invece fin dai primi anni era più attento alle problematiche della donna.
Questa differenza di contenuti tra Nord e Sud è rimasta negli anni, ma l’ampio ventaglio di tematiche proposte puntualmente dal concorso, il coraggio delle donne, il lavoro delle donne come risorsa, l’Unità di Italia, la conciliazione tra famiglia e lavoro, il futuro sognato, la violenza verso la donna, e il tema della terra madre, ha fornito a tutti la possibilità di esprimere nuovi pensieri. Ogni anno centinaia di lavori sommergevano la Commissione e aprire le buste era ogni volta una sorpresa, non sempre positiva: i due mondi a confronto, la donna e gli studenti, mettevano in evidenza due realtà che non si incrociavano, parlavano difficilmente la stessa lingua, faticavano a calarsi nella quotidianità, e lasciavano poco spazio per i sogni nel cassetto. Nei lavori aleggiava una visione della donna condannata a una sottomissione che la ingabbiava. Perduravano vecchi stereotipi; ai secolari pregiudizi si sommavano nuove criticità; le sfide non venivano colte. Lo scenario appariva statico, con un copione già scritto; gli stereotipi assumevano un andamento carsico, si inabissavano e affioravano. Poche le eccezioni che andavano contro un sentire comune. Invece negli ultimi anni abbiamo assistito al sorgere di una realtà totalmente nuova. Un diverso atteggiamento lasciava spazio a una figura della donna vista in positivo, capace di osare e combattere, meno sottomessa e più consapevole della forza delle leggi. In parallelo andavano cambiando l’assetto sociale, il ruolo della donna e le leggi a suo favore, anche se la scarsità di servizi per la famiglia costringe tuttora la madre a trasformarsi in un robot, o in una eroina dotata di superpoteri, come suggeriscono due deliziosi video del concorso del 2012.
Nel 2014 arriva una pièce teatrale che meriterebbe di essere rappresentata tanto è acuta e piacevole: immagina Cenerentola che si rifiuta di sposare il Principe perché vuole studiare e lavorare. Se l’atteggiamento positivo continua la sua corsa, questo 8 marzo potremo finalmente dire anche noi “Tana libera tutte” come si augurava in un bel poster una studentessa, già nel 2008.
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