Tefaf avvince e raddoppia
La principale kermesse dell’antiquariato offre i suoi tesori nella città olandese. La novità: apriranno due fiere affiliate a New York
Le new entry tra gli espositori, con provenienza un po’ da tutto il mondo, fanno aumentare il numero degli stand rispetto al 2015, distribuiti nelle diverse sezioni, dalla più tradizionale degli «Antiques», che resta la principale con quella degli «Old Masters», alla più giovani «Modern», sempre in crescita, e alle più ridotte «Photographs», «Haute Joaillerie», fino alle giovanissime «Design» nata nel 2009 e «Paper» nata nel 2010. Tutti nuovi ovviamente i nomi nell’area degli «Showcase», sezione creata nel 2008 per dare l’opportunità a una selezione di 5 gallerie emergenti con attività superiore ai tre anni ma inferiore ai dieci, di presentarsi accanto a quelle storiche. Quest’anno sono due francesi, due olandesi e un’inglese.
Ma le novità del 2016 non riguardano solo le gallerie che fanno la loro comparsa per la prima volta, secondo un andirivieni abbastanza limitato rispetto ad altre fiere, vista anche la difficoltà di accedere a Tefaf con attese talvolta di anni. La notizia è che Tefaf, un po’ come fa Art Basel con le venues di Miami e Hong Kong, lancia due nuovi appuntamenti a New York realizzati con Artvest Partners. Saranno uno in autunno, il prossimo ottobre, e uno in primavera, con debutto nel maggio 2017, allestite nei due piani del complesso monumentale del Park Avenue Armory di Manhattan che potrà accogliere circa circa 80-90 espositori per edizione e che godrà anche del nuovo intervento degli archi star Herzog & de Meuron per una ristrutturazione dell’edificio storico costato 210 milioni di dollari. In attesa di vedere le neonate fiere affiliate a quella storica del MECC di Maastricht, vediamo quali sono le novità che attendono i visitatori di questa ventinovesima edizione olandese.
I cambiamenti riguardano un nuovo aspetto per la grande e affollata hall d’ingresso, con un collegamento diretto alla sezione principale «Antique». Ma le migliorie riguardano per lo più la sezione «Paper», i cui espositori – una ventina – lamentavano un certo isolamento anche per essere ubicati al piano superiore. Gli organizzatori hanno promesso maggiore visibilità per l’ingresso e scale mobili per incentivare il flusso, nonché una nuova area di ristorazione i ntegrata con gli stand e una al piano inferiore presso l’ingresso. Arricchisce la sezione una mostra con prestiti del Museo Boijmans Van Beuningen di Rotterdam dal titolo Collecting Collectors, che presenta stampe e disegni dal XVI secolo ai nostri giorni e autori come Bellini, Grünewald, Dürer, Fra Bartolommeo, Tintoretto, Rubens, Rembrandt, Degas, Cézanne, Dalí, Magritte, Fontana e Kusama.
Unici espositori italiani di Tefaf Paper si confermano, per il quarto anno, Francesca Antonacci e Damiano Lapiccirella di Roma, che propongono fogli dal ’500 al ’900. Tra i più importanti, una Cena in Emmaus di Santi di Tito, un Trionfo di Venere di Conrad Martin Metz datato 1819 e una Veduta da Villa Borghese di Jakob Philipp Hackert datato 1781.
Nessun nuovo italiano tra gli espositori di Tefaf 2016, presenti con 18 gallerie, un numero che comprende il londinese Lampronti, ma non conteggia i parigini Giovanni Sarti e Maurizio Canesso, né l’inglese d’adozione Jean-Luc Baroni o Rob Smeets che ha sede a Ginevra. Tra le defezioni, da segnalare per l’Italia Gianmaria Bucellati, il gioielliere milanese che esponeva con i suoi preziosi a Maastricht dal lontano 1992.
Due stand tricolore nella sezione dedicata all’arte moderna. Cardy Gallery di Milano, specializzata in arte italiana del Dopoguerra presenta un Concetto spaziale rosso di Lucio Fontana del 1968 e un quadro specchiante di Michelangelo Pistoletto, due nomi ormai affermati sul mercato internazionale con quotazioni molto interessanti. Tornabuoni, con sedi a Milano, Crans Montana, Parigi e ora anche Londra, con una presenza ben più consolidata a Maastricht, porta un altro Concetto spaziale rosso, con tre tagli in più e qualche anno di meno (1964), insieme uno storico Burri Rosso e nero del ’55. Robilan+Voena, con gallerie a Milano, Londra e St. Moritz, hanno uno stand in posizione strategica tra gli Old Masters e il Modern, e proseguono con la strategia del crossing affiancando, per esempio, un taglio bianco di Fontana con una veduta di Vanvitelli. Fabrizio Moretti, invece, dopo lo sperimento dello scorso anno, preferisce puntare sulla propria specializzazione, i “fondi oro”, e presenta, tra gli altri, una classica Madonna col Bambino di Sano di Pietro. Belle sculture negli stand di Altomani, Bacarelli, Botticelli, Cesati, Piva e Longari, tutti con un mix di oggetti da grande selezione. Come lo sono quelle nei due stand dei fratelli Alberto e Alessandra Di Castro (Roma), che espongono separatamente già dall’anno scorzo. Benappi di Torino, che divide lo spazio con il tedesco Mehringer, accanto alle sculture quest’anno approda a Maastricht con un capolavoro su tavola di Daniele da Volterra. Per i dipinti, il romano Paolo Antonacci conferma il suo raro gusto internazionale, mentre per l’antico, confermano la capacità di presentarsi al meglio per questa importante occasione due recenti presenze italiane al Tefaf, Umberto Giacometti di Napoli e Carlo Orsi di Milano.