Verso Est e nel segno di Karina
Centoquarantatré film in otto giorni, masterclass, mostre, video-arte, retrospettive, laboratori e percorsi formativi per ragazzi, tavole rotonde e incontri con gli ospiti presenti, su tutti l’intramontabile icona della Nouvelle Vague, l’eterna ragazza di Jean-Luc Godard (il marito-Pigmalione che tra il 1960 e il 1966 la diresse in sette film), Anna Karina, alla quale è dedicato un corposo omaggio composto non solo da quattro dei capolavori di Godard, ma anche da titoli come Suzanne Simonin, la religiosa di Jacques Rivette e Roulette cinese di Rainer Werner Fassbinder. Programma denso e variegato per la 34° edizione di Bergamo Film Meeting (dal 5 al 13 marzo a Bergamo), che s’inaugura la sera del 4 marzo con la proiezione di un classico vitale e arioso del cinema tedesco ( Uomini, di domenica, realizzato nel 1929 da un gruppo di giovani cineasti che di lì a poco sarebbero espatriati, Curt e Robert Siodmak, Edgar G. Ulmer e Fred Zinnemann), e sonorizzato dal vivo dalla band islandese múm.
Uno dei caposaldi del panorama festivaliero italiano, agguerrito e resistente, colto e saldamente ancorato nel territorio, Bergamo Film Meeting gioca come sempre su un calibrato intreccio di classico e nuovo. Da una parte, il cinema del passato, remoto o prossimo, dominato quest’anno dalla retrospettiva di un autore chiave nel rinnovamento del linguaggio cinematografico della seconda metà del secolo scorso: l’ungherese Miklós Jancsó, maestro del piano sequenza e della riflessione sulla Storia, un regista del quale ci si è un po’ dimenticati negli ultimi decenni e del quale vale certamente la pena di riscoprire i sontuosi e tortuosi capolavori degli anni Sessanta. Insieme a Jancsó e ad Anna Karina, una Fantamaratona notturna dedicata ad animali assassini ( La mantide omicida di Nathan Juran e Gli uccelli di Hitchcock) e il primo di una serie di quattro film restaurati interpretati da Gene Tierney, che poi saranno messi in distribuzione dalla Lab80 Film: il magnifico Il cielo può attendere, diretto nel 1943 da Ernst Lubitsch, parabola aerea sulla vita che si consuma in uno spensierato giro di valzer.
Accanto ai classici, lo scheletro portante del festival, che da anni compie un lavoro attento e una ricerca certosina sul cinema europeo contemporaneo (infatti Bergamo Film Meeting, oltre che da enti, istituzioni e sponsor nazionali, è sostenuto dal programma Media dell’Unione Europea): un concorso lungometraggi composto di sette titoli e un concorso documentari (Visti da vicino) con venti titoli, tutti realizzati da giovani cineasti europei, e la sezione Europe, Now!, dedicata ad autori o tendenze emergenti (o talvolta consolidati, anche se spesso sono poco noti, quando non del tutto inediti in Italia). Quest’anno la sezione si concentra su tre nomi: la bosniaca Jasmila Žbanić, vincitrice dell’Orso d’oro a Berlino nel 2006 con Il segreto di Esma, sensibile osservatrice della cultura balcanica; Petr Zelenka, uno degli autori di punta del teatro e del cinema ceco; Shane Meadows, ironico, inventivo erede della tradizione britannica del piccolo realismo quotidiano, emerso nel 1998 con Ventiquattrosette, autore di un cult, This Is England, dal quale è nata anche una serie televisiva, appassionato di musica rock, alla quale ha dedicato alcuni lavori. Tre registi che dimostrano come il cinema dei rispettivi Paesi sia ancora vivo e quanto sia utile un festival come quello di Bergamo per farlo conoscere (bergamofilmmeeting.it)