Il Sole 24 Ore

Jazz dentro a un loft

- di Riccardo Piaggio piaggio1@ me. com

Se il jazz sembra sempre più la wunderkamm­er di quello che fu, presentand­o se stesso con grandi eventi che assomiglia­no più alle visite guidate al museo che ad una jam session (da New Orleans con il glorioso «Jazz & Heritage Festival» agli irrinuncia­bili happening di Monterey e Montreux), l’It alian way of jazz consente, da almeno due decenni, viaggi ad altra velocità. Non perdono peso specifico, nel nostro Paese, né la vitalità nell’ascolto e nella pratica delle musiche improvvisa tené, più ingenerale, la passione per il jazz, dal dixieland a ECM. E in particolar­e, per quella stagione del jazz “libero” che ha anticipato, senza probabilme­nte contaminar­lo, il nostro ’68. Quelli furono contempora­neamente gli annidi Coltrane e Dylan. Power flower e militanza. Pace, amore e lotta di classe. Ciò che resta, dopo quasi mezzo secolo, è una certa idea di jazz, tutt’ora, ancora, viva. Da Udine, ultima frontiera d’Italia, arriva ora un piacevole esperiment­o indipenden­te, promosso da un Circolo culturale, Controtemp­o. Roba d’altri tempi, e perciò attualissi­ma. Gruppo di amatori che ha creato un breve, piacevole e completo viaggio sinestetic­o in quelle atmosfere; da osservare, leggere ed ascoltare. «Jazz Loft», scritto dal critico musicale Flavio Massarutto e disegnato con tratto sorprenden­te dall’ illustrato­re Massimilia­no Gosparini, è un po’ bande dessinée (che è un linguaggio espressivo) e un po’ graphic novel (che è un genere narrativo), con toni e temi noir, cosa in cui siamo molto bravi (forse perché la Provincia italiana ha più dark sides dei bassifondi del Bronx). Al volume è allegata, o meglio associata, una colonna sonora composta dal flautista Massimo De Mattia e dal pianista e compositor­e Bruno Cesselli, composta da cinque frammenti originali oltre alla rilettura del classico Tea for Two. Titolo e atmosfere fanno riferiment­o al Movimento newyorkese Loft Jazz degli anni ’70, spinto da passioni avant-garde (se ne produce ancora oggi, ad esempio nel recente The Bell del Trio del percussion­ista Ches Smith, per ECM) e ossessioni di rinnovamen­to di quella The New Thing (il free jazz) che sembrava già passata, tra pulsioni atonali e ricerca di suoni sempre più estremi e brutali. E però, come emerge nel fumetto, il furore retorico già lasciava scivolare ogni estremismo(TheNew NewThing)ver so il nu jazz, musica improvvisa­ta pronta ad accogliere tutto il resto, dall’elettronic­a, al folk, alla world music (offrendo produzione di meraviglia a musicisti come Bill Frisell, John Zorn, Ernst Reijseger ); curiosamen­te, la cosa più gradevole del libro consiste proprio nel mostrare senza troppi pensieri i cliché, tutt’ora coltivati su molti palchi, del jazzista di quegli anni, dal vocabolari­o brutale alla vocazione per il “suono Alfa” e per la “missione” (fare jazz) sacra e totale. Sono passati oltre quarant’anni, ma New York è ancora il living museum di una musica che ha raccontato un futuro che non si è mai fatto presente, l’ unica del Novecento che insieme è stata colta e popolare, brutale e raffinatis­sima, concettual­e ed emotiva.

E se ci dice poco del Friuli e dell’Italia di oggi, Jazz Loft andrebbe letto (per qualità illustrati­va e sintesi narrativa) proprio lì, dove è cresciuta la musica jazz. In questo senso, il jazz non è più newyorkese che friulano. Il vero loft del jazz è proprio qui, oltre il rassicuran­te tinello dei luoghi comuni, soprattutt­o di quelli del jazz.

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