Jazz dentro a un loft
Se il jazz sembra sempre più la wunderkammer di quello che fu, presentando se stesso con grandi eventi che assomigliano più alle visite guidate al museo che ad una jam session (da New Orleans con il glorioso «Jazz & Heritage Festival» agli irrinunciabili happening di Monterey e Montreux), l’It alian way of jazz consente, da almeno due decenni, viaggi ad altra velocità. Non perdono peso specifico, nel nostro Paese, né la vitalità nell’ascolto e nella pratica delle musiche improvvisa tené, più ingenerale, la passione per il jazz, dal dixieland a ECM. E in particolare, per quella stagione del jazz “libero” che ha anticipato, senza probabilmente contaminarlo, il nostro ’68. Quelli furono contemporaneamente gli annidi Coltrane e Dylan. Power flower e militanza. Pace, amore e lotta di classe. Ciò che resta, dopo quasi mezzo secolo, è una certa idea di jazz, tutt’ora, ancora, viva. Da Udine, ultima frontiera d’Italia, arriva ora un piacevole esperimento indipendente, promosso da un Circolo culturale, Controtempo. Roba d’altri tempi, e perciò attualissima. Gruppo di amatori che ha creato un breve, piacevole e completo viaggio sinestetico in quelle atmosfere; da osservare, leggere ed ascoltare. «Jazz Loft», scritto dal critico musicale Flavio Massarutto e disegnato con tratto sorprendente dall’ illustratore Massimiliano Gosparini, è un po’ bande dessinée (che è un linguaggio espressivo) e un po’ graphic novel (che è un genere narrativo), con toni e temi noir, cosa in cui siamo molto bravi (forse perché la Provincia italiana ha più dark sides dei bassifondi del Bronx). Al volume è allegata, o meglio associata, una colonna sonora composta dal flautista Massimo De Mattia e dal pianista e compositore Bruno Cesselli, composta da cinque frammenti originali oltre alla rilettura del classico Tea for Two. Titolo e atmosfere fanno riferimento al Movimento newyorkese Loft Jazz degli anni ’70, spinto da passioni avant-garde (se ne produce ancora oggi, ad esempio nel recente The Bell del Trio del percussionista Ches Smith, per ECM) e ossessioni di rinnovamento di quella The New Thing (il free jazz) che sembrava già passata, tra pulsioni atonali e ricerca di suoni sempre più estremi e brutali. E però, come emerge nel fumetto, il furore retorico già lasciava scivolare ogni estremismo(TheNew NewThing)ver so il nu jazz, musica improvvisata pronta ad accogliere tutto il resto, dall’elettronica, al folk, alla world music (offrendo produzione di meraviglia a musicisti come Bill Frisell, John Zorn, Ernst Reijseger ); curiosamente, la cosa più gradevole del libro consiste proprio nel mostrare senza troppi pensieri i cliché, tutt’ora coltivati su molti palchi, del jazzista di quegli anni, dal vocabolario brutale alla vocazione per il “suono Alfa” e per la “missione” (fare jazz) sacra e totale. Sono passati oltre quarant’anni, ma New York è ancora il living museum di una musica che ha raccontato un futuro che non si è mai fatto presente, l’ unica del Novecento che insieme è stata colta e popolare, brutale e raffinatissima, concettuale ed emotiva.
E se ci dice poco del Friuli e dell’Italia di oggi, Jazz Loft andrebbe letto (per qualità illustrativa e sintesi narrativa) proprio lì, dove è cresciuta la musica jazz. In questo senso, il jazz non è più newyorkese che friulano. Il vero loft del jazz è proprio qui, oltre il rassicurante tinello dei luoghi comuni, soprattutto di quelli del jazz.