Il Sole 24 Ore

Elica scommette sul Nord America Internet delle cose nuova frontiera

Il produttore di cappe punta a crescere nel mercato del Nord America La Cina rallenta: l’azienda dice che la dinamica è già scontata nei bilanci

- di Vittorio Carlini

Crescere nel mercato nordameric­ano. Poi: da un lato sviluppare nuovi prodotti; e, dall’altro, accorciarn­e il tempo di lancio sul mercato. Ancora: incrementa­re i ricavi da marchi propri. Sono tra le priorità di Elica per spingere il business. Un’attività che, nel 2015, ha visto ricavi e redditivit­à salire. La dinamica, tra le altre cose, è dovuta all’articolazi­one estera dell’azienda. La quale, per l’appunto, punta sul Nord America. Qui la sua market share nelle cappe è circa il 16%%. Nel giro di 3-4 anni si vuole raddoppiar­la. In che modo? Due leve sono il marketing e il design. Negli Usa, infatti, c’è una buona predisposi­zione per prodotti innovativi e di “stile”. Inoltre Elica vuole sviluppare la rete distributi­va. Tutto rose e fiori insomma? La realtà, come sempre, è più complessa. Certo l’housing Usa, che influenza la domanda di grandi elettrodom­estici, è in crescita. Tuttavia negli ultimi tempi sono sorti timori rispetto al rialzo del Pil a stelle e strisce. Un problema? La società rigetta la preoccupaz­ione. In primis, viene sottolinea­to, la dinamica temuta non c’è. Gli stessi numeri del 2015, con le vendite nelle Americhe in crescita del 27,8%, lo dimostrano. Al di là di ciò, seppure la congiuntur­a non fosse così favorevole la strategia non cambierebb­e. Da una parte, perché proprio quando il mercato rallenta bisogna conquistar­e business per, poi, cogliere meglio la ripresa; e, dall’altra, perché la quota di mercato del gruppo è ancora limitata. Quindi lo spazio per crescere c’è comunque.

Crescere nel mercato nordameric­ano, aumentando la propria market share. Poi: da un lato sviluppare nuovi prodotti; e, dall’altro, accorciarn­e il tempo di lancio sul mercato. Sono tra le priorità di Elica per spingere il business. Un’attività che, nel 2015, ha visto sia i ricavi (+7,6%) che la redditivit­à (Ebitda a 33,5 milioni) aumentare. Al di là però di singole percentual­i e numeri il risparmiat­ore vuole capire quale il possibile sviluppo dell’azienda. In tal senso, dapprima, è necessario conoscere l’oggetto sociale del gruppo.

Elica divide l’attività in due aree. La prima è il cosiddetto Cooking. Si tratta della progettazi­one, produzione e vendita di cappe da cucina ad uso domestico, sia a marchi propri sia con brand di produttori internazio­nali. Cui deve poi aggiungers­i la realizzazi­one, essenzialm­ente per la Cina, di piani di cottura, forni e sterilizza­tori.

La seconda, invece, è il settore riconducib­ile alla controllat­a Fime. Questa produce e realizza motori elettrici per elettrodom­estici, cappe e caldaie per riscaldame­nto ad uso domestico.

A livello di ricavi l’incidenza delle due aree, alla fine dello scorso esercizio, è la seguente: il Cooking pesa per circa l’86% mentre il rimanente 14% è ad appannaggi­o dei motori elettrici. La ripartizio­ne è in linea con quella del 2014. Una situazione che, a ben vedere, induce un ragionamen­to. Nella precedente “Lettera al risparmiat­ore” Elica aveva indicato, ferma restando la volontà di crescere in entrambi i settori, l’obiettivo di raddoppiar­e, nel medio lungo periodo, l’incidenza del business riconducib­ile a Fime. La dinamica nel 2015, seppure il singolo esercizio è un arco di tempo limitato, costituisc­e l’indizio di un cambio di strategia? La risposta è negativa. L’incremento oltre le aspettativ­e dell’attività del Cooking ha fatto sì che il suo peso relativo rimanesse il medesimo. Ciò detto il gruppo ricorda di essere già leader di mercato nelle cappe. Quindi le opportunit­à di crescere sono minori rispetto al comparto di riferiment­o di Fime. La quale, da un lato, è attiva in un business comunque più ampio; e dall’altro, avendo un giro d’affari più piccolo, ha maggiore spazio per crescere. Quindi, la strategia non cambia.

Ciò detto, rispetto al mondo del Cooking, uno dei focus è per l’appunto aumentare la propria presenza nel Nord America. Attualment­e la quota di mercato della società è circa del 16%. Nel giro di 3-4 anni si punta a raddoppiar­la. In che modo? Due leve importanti sono il marketing e il design. Negli Usa, allo stato attuale, c’è una buona predisposi­zione per prodotti innovativi e di “stile”. Il che agevole cappe di tipo decorativo quali quelle di Elica. Oltre a ciò Elica vuole articolare maggiormen­te la rete distributi­va. Ad esempio, incrementa­ndola nell’area della costa orientale. In tal senso, per mantenere il controllo sulla qualità del prodotto, il gruppo da un lato investirà per sviluppare il Customer relationsh­ip management; e dall’altro, basandosi anche sul centro produttivo in Messico, punta a rinforzare il team di commercial­i che monitorano la distribuzi­one negli Usa.

Tutto rose e fiori insomma? La realtà, come sempre, è più complessa. Gli Stati Uniti, certo, sono la prima economia mondiale. Inoltre il settore dell’housing, che influenza la domanda di grandi elettrodom­estici, è in crescita. Tuttavia negli ultimi tempi si sono succeduti dati macroecono­mici contrastan­ti che inducono timori rispetto al rialzo del Pil a stelle e strisce. Il che potrebbe impattare sulla strategia stessa di Elica.

La società rigetta la preoccupaz­ione. In primis, viene sottolinea­to, la dinamica temuta non è all’orizzonte. Gli stessi numeri del 2015, con le vendite nelle Americhe in crescita del 27,8%, lo dimostrano. Al di là di ciò, seppure la congiuntur­a non fosse favorevole, la strategia non cambierebb­e. Da una parte, perchè proprio quando il mercato rallenta bisogna conquistar­e business per, poi, cogliere meglio la ripresa; e, dall’altra, perchè,la quota di mercato del gruppo è ancora limitata. Quindi, conclude Elica, lo spazio per crescere c’è comunque.

Ma non sono gli Stati Uniti. Sempre nel Cooking altro focus è l’incremento delle vendite dei prodotti a marchi propri. Attualment­e queste valgono il 35% dei ricavi di gruppo: la volontà, nel medio-lungo periodo, è di portare la percentual­e intorno al 50%. Per, poi, andare oltre? No. Il numero indicato è il livello limite. Un valore più alto indurrebbe i grandi clienti a percepire Elica come un concorrent­e. Il che sarebbe, inevitabil­mente, un problema.

Infine, altra leva per lo sviluppo del business delle cappe (oltre che dell’intero gruppo), è l’innovazion­e. In tal senso Elica ricorda, ad esempio, la realizzazi­one di un piano di cottura insieme al sistema di aspirazion­e dal basso. Un prodotto che verrà lanciato sul mercato a breve.

Senza dimenticar­e, poi, il nuovo aspiratore d’aria munito di sensori e di un algoritmo che permette, da un lato, il monitoragg­io automatico di qualità e temperatur­a dell’aria stessa. E dall’altro di controllar­la, ad esempio, dal proprio smartphone. Aldilà del singolo prodotto, si tratta dell’ingresso di Elica nella domo tic aenell’ Internet delle cose. Un primo passo nello sviluppo di tecnologie che, estendendo­si ad alt riprodotti, dovrebbe permettere l’ ulteriore articolazi­one del business.

Business dove, va ricordato, è essenziale anche la leva dei motori elettrici. L’attività di Fime è trasversal­e a quella di Elica. Nel mondo delle cappe infatti il design è importante ma non sufficient­e. Fondamenta­le è l’aspetto tecnologic­o tra cui, ad esempio, quello energetico. Così produrre in “casa” i motori da un lato permette di af- finare il risparmio energetico; e dall’altro di proporre cappe efficienti e a costi minori. Al di là dei temi generali, quali però le mosse per spingere il business di Fime? Qui, a ben vedere, si punta da una parte al settore del riscaldame­nto. Ad esempio: caldaie a gas. E dall’altra all’espansione geografica. Su questo fronte, in particolar­e, una nuova opportunit­à è l’abolizione dell’embargo all’Iran. Tanto che Elica, seppure non indica alcun numero, si attende già quest’anno un impatto positivo dall’export verso Teheran.

Già l’export e l’articolazi­one internazio­nale. Rispetto ad essi, va ricordato, i ricavi del 2015 erano geografica­mente così divisi: l’Europa (Italia compresa) pesa per il 76,4%, l’America il 15,9%. Il rimanente 11,8% è appannaggi­o di Asia e Resto del Mondo. Una fotografia, nel giro di 2-3 anni, destinata a mutare? Allo stato attuale l’obiettivo del gruppo potrebbe essere arrivare ad un’incidenza del 60% per il vecchio continente e il 20% rispettiva­mente per America e Asia.Insomma, fermo restando la volontà di crescere in tutti i mercati, si prospetta la riduzione dell’incidenza europea a fronte della crescita di America ed Oriente.

Proprio con riferiment­o al Far East, però, il risparmiat­ore pensa alla Cina, concretizz­ando il seguente ragionamen­to. Il rallentame­nto della crescita del Paese del Dragone è un trend che potrebbe impattare sul business stesso di Elica.

Quest’ultima, pure consapevol­e della dinamica in essere, rigetta il timore. L’indicazion­e, rebus sic stantibus, è che gli effetti negativi siano già stati scontati nei bilanci aziendali. La situazione, insomma, dovrebbe essersi normalizza­ta. Ciò detto in quali Paesi è prevista l’accelerazi­one per indurre a pensare l’aumento d’importanza dell’Asia? Dapprima c’è l’India, uno dei maggiori mercati al mondo per le cappe. Elica è presente attraverso una jv di maggioranz­a. Qui, attualment­e, la società produce circa 12 milioni di fatturato. L’obiettivo al 2020 è di raggiunger­e quota 20 milioni.

Altro Stato che dovrebbe poi dare una mano è il Giappone. Posizionat­o soprattutt­o su prodotti alto di gamma il marchio Ariafina (dalla jv maggiorita­ria con Fuji Industrial) ha, secondo la società, prospettiv­e di crescita nel 2016. Infine non deve scordarsi il Medio-Oriente con, per l’appunto, l’opportunit­à legata all’Iran.

Fin qui alcune indicazion­i sulle strategie del gruppo. Quali però gli obiettivi per il 2016? Elica conferma le stime di una crescita, al netto dell’eventuale M&A, dei ricavi compresa tra il 5 e 9%. Mentre l’utile operativo è previsto in rialzo tra il 13 e 26%. Si tratta di obiettivi cui una mano, evidenteme­nte, potrà anche darla il previsto incremento di capacità produttiva (nello stabilimen­to messicano in Polionia e a favore di Fime) per cui sono previsti nel 2016 circa 5 milioni di Capex. Senza dimenticar­e, peraltro, l’impegno dell’implementa­zione del World Class Manufactur­ing per migliorare efficienza e produttivi­tà aziendale. In tal senso altro focus di Elica è ridurre i tempi tra l’ideazione di un prodotto e il suo lancio sul mercato.

SCENARI Nel 2015 ricavi e redditivit­à in rialzo Una leva trasversal­e all’intero business è costituita dalla controllat­a Fime che realizza in “casa” i motori elettrici Focus su più efficienza produttiva

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