Il Sole 24 Ore

Renzi: «Niente lezioni da chi distrusse l’Ulivo» Scontro con la minoranza anche sull’Italicum Asse con Hollande su immigrati e investimen­ti

Centrosini­stra. Il premier difende le primarie: sì alle verifiche a Napoli, ma poi non si scappa con il pallone come fece Cofferati in Liguria Affondo di Renzi contro D’Alema - Bersani: non merita risposta, noi l’abbiamo costruito

- Emilia Patta

Scintille tra Renzi e la minoranza Pd: «Niente lezioni da chi ha distrutto l’Ulivo» ha detto il premier. Per la sinistra dem «è ora di riaprire i giochi sull’Italicum». Ieri l’incontro con il presidente francese, asse su immigrati, investimen­ti e occupazion­e.

p «L’Italia ha vissuto per 20 anni come sotto un sortilegio: “non si può far niente”. È tutto già scritto. E questo incantesim­o lo abbiamo prodotto anche noi quando siamo andati a governare come centrosini­stra. Perché, oltre a fare cose belle, dal giorno dopo hanno cominciato a dividersi e a litigare. Tanto è vero che quelli che oggi mi vogliono dare lezioni e chiedono più rispetto per la storia dell’Ulivo sono quelli che hanno distrutto l’Ulivo consegnand­o per 20 anni l’Italia a Berlusconi». Dopo due giorni di retroscena l’affondo di Matteo Renzi contro Massimo D’Alema, che ha parlato di grave malessere a sinistra evocando la scissione, arriva in serata a Classedem, la scuola di formazione del Pd dove il premier e segretario del Pd si sottopone “a braccio” alle domande più varie dei giovani della scuola di formazione politica, che spesso non la pensano come lui sul Jobs act, sui 500 euro ai 18enni, sulle trivelle… Anche questa, si sottolinea da Largo del Nazareno, è una risposta tutta piddina alle polemiche degli ultimi giorni. Nel partito insomma si sta tutti insieme, maggioranz­a e minoranza, con la forza del dialogo e dell’ascolto. A patto però che si rispettino le regole.

Una giornata intensa, quella del premier e segretario del Pd, iniziata di mattina presto a Parigi con il vertice dei capi di Stato e di governo all’Eliseo con Hollande, lunga sessione che si è prolungata fino all’ora di pranzo (si veda pagina 7). Poi il rientro a Roma e la visita a Marco Pannella malato assieme al candidato sindaco vincitore delle primarie Ro- berto Giachetti prima di sottoporsi alla due ore di botta e risposta con gli studenti di Classedem. Nel suo atteso intervento Renzi non lo cita mai, D’Alema, ma è a lui che si riferisce quando parla di chi ha ucciso l’ Ulivo. All’operazione Cossiga che lo portò al governo nonostante il rifiuto di Prodi a cambiare uno schema, quello dell’Ulivo appunto, premiato dagli elettori. Eppure da Perugia, dove la minoranza del Pd è riunita in convention, a infuriarsi è Pier Luigi Bersani. «Affermazio­ni del genere non meritano un commento. Renzi ricordi che noi lo abbiamo fatto l’Ulivo – sono le parole dell’ex segretario –. Renzi sta andando veramente oltre il segno, non tocchi l’ Ulivo perché allora ci sentiamo davvero. Questo lo deve sapere ».

Al centro del lungo ragionamen­to di Renzi a Classedem c’è la questione delle primarie e del rispetto delle regole. «Le regole le possiamo cambiare, discutiamo­ne, così come i comportame­nti singoli non consoni vanno sanzionati, ma chi vince non scappa con il pallone come ha fatto Sergio Cofferati facendoci perdere in Liguria. Il pallone è del Pd». E a tutti i detrattori delle primarie – esterni come il M 5 se Forza Italia e interni come chi ventila candidatur­e alternativ­e a quelle dei vincitori ai gazebo – ricorda che difendere lo strumento delle primarie come selezione di classe dirigente e candidatur­e significa difendere la democrazia. Perché l’ alternativ­a è proprio «l’uomo solo al comando»: Roberto Casaleggio che dopo i clic decide di cambiare la candidata di Milano e Silvio Berluscomi che impone le “gaze barie ”« su Bert ola so sì oBert olasosì». Quanto a Napoli, Renziconfe­rmala riapertura dell’esame del ricorso presentato dal perdente Antonio B assolino come anticipato ieri dal Sole 24 Ore (la commission­e di garanzia per le primarie del centrosini­stra a Napoli si riunirà domani). «Ma poi, se verrà confermata la vittoria di Valeria Valente, nessuno scappa con il pallone».

C’è poi il tempo di affrontare il tema del presunto “Partito della Nazione” con Denis Verdini di cui tanto parla la minoranza del Pd. «Ricordo che sono stato io a volere il premio alla lista invece che alla coalizione per l’Italicum. E se c’è il premio alla lista c’è solo il Pd, non ci sono alleati né di sinistra né di destra né di centro. È la vocazione maggiorita­ria del fondatore del Pd Water Veltroni». Una risposta anche a chi da Perugia, come il bersaniano Miguel Gotor, subordina il sì al referendum sulla riforma costituzio­nale alle modifiche all’Italicum. Infine l’avvertimen­to agli oppositori interni e alle loro eventuali trame in vista delle comunali: «Se vogliono legittimam­ente farmi cadere la sede è il congresso del partito, non le elezioni amministra­tive che non sono in nessun modo un test per il governo».

SCONTRO SULL’ITALICUM È duello con la minoranza anche sulla riforma elettorale: «Partito della nazione? Con il premio di lista è impossibil­e» Il premier fa visita a Pannella

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