«A luglio Atene restituirà i 3,5 miliardi alla Bce»
Yannis Stournaras Governatore della Banca di Grecia
p «Il capitolo Grexit è definitivamente chiuso», dice Yannis Stournaras, governatore della Banca centrale greca nonché ex ministro delle Finanze del governo Samaras e precedentemente presidente del maggior think tank ellenico per la ricerca economica e industriale (Iobe), nel corso di una intervista concessa in esclusiva al Sole 24 ore. Stournaras tranquillizza gli investitori sulla ristrutturazione bancaria e sulla volontà riformatrice del Paese, ma lancia l’allarme sui costi della crisi dei migranti.
Abbiamo incontrato il governatore a Milano a margine dei lavori svoltisi venerdì del Regional Meeting Europa, Africa, Sud America di The Boston Consulting Group. L’incontro a porte chiuse organizzato dalla società di consulenza strategica ha riunito 200 esperti del mondo banca- rio e finanziario, voci delle istituzioni e dell’industria che si sono incontrate per discutere sviluppi, opportunità e sfide del comparto.
L’ottimismo di Stournaras de- riva dalla svolta di Alexis Tsipras a luglio. «Con Syriza stabilmente favorevole a restare nell’euro le forze pro moneta unica sono pari all’85% in Parlamento come pure nella popolazione c’è una grande maggioranza, nonostante la crisi, a favore dell’euro», dice Stournaras.
Qual è la situazione della ristrutturazione bancaria?
Il sistema bancario greco è più forte di prima e ben capitalizzato, con un coefficiente Tier1 pro forma vicino al 18,2%, il secondo più alto nell’Eurozona dopo la Finlandia che è al 20%. Il sistema si è ricapitalizzato l’anno scorso in un momento molto difficile, usando soldi privati e non pubblici. L’Eurogruppo si aspettava che sarebbero serviti 25 miliardi di euro di risorse pubbliche mentre ne sono stati utilizzati solo 5 miliardi e il resto è venuto da risorse private. Dal totale di 14,4 miliardi necessari alla ricapitalizzazione delle banche greche l’anno scorso solo circa 5 miliardi di euro sono arrivati da fondi pubblici.
Ma anche altri indici sono mi- gliorati perché Aqr (l’Asset quality review, ndr) ha migliorato gli accantonamenti che sono aumentati di 9 miliardi di euro. Anche il Texas ratio (NPL divisi per gli accantonamenti di capitale) è migliorato molto. Quanto ai NPL, i non perfroming loans, sono un grande sfida e il governo e le banche devono prendere le dure ma necessarie misure per rendere le banche capaci di raggiungere il difficile target di riserve che l’Ssm (Single Supervisory Mechanism) ha imposto. La riduzione dei NPL (le sofferenze, ndr) è cruciale per la sopravvivenza delle banche greche ma anche per l’economia. Noi abbiamo bisogno di canalizzare il credito nei settori sostenibili, come quelli esportatori in modo da fornire liquidità a società solide. Quanti sono i NPL? I NPL sono attualmente sotto la soglia del 40% ma se prendia- mo anche l’esposizione dei NPL, cioè anche i NPL che possono fallire, allora arriviamo al 43% del totale.
La Banca di Grecia ha stimato in dicembre che la crisi dei migranti in Grecia possa costare lo 0,3% del Pil pari a 600 milioni di euro?
Questa stima è stata fatta sulla presunzione che la Grecia fosse solo una nazione di transito ma se noi ora dovremo ospitare un numero rilevante di rifugiati questa previsione dovrà essere ricalcolata.
I creditori della Grecia chiedono di riformare le pensioni, aumentare le tasse al settore agricolo e ai lavoratori autonomi. Qual è lo stato dell’arte delle riforme?
Le riforme in Grecia devono essere realizzate non perché le chiedono i creditori ma perché sono una necessità per avere un sistema pensionistico sostenibile, abbiamo bisogno di avere una sistema di tassazione equo dove tutti coloro con la capacità di pagare versino davvero quanto dovuto. Le riforme sono necessarie per aumentare la crescita potenziale. Inoltre ci sono le liberalizzazioni del mercato e delle professioni che sono già partite e che hanno già portato dei benefici. Nonostante la crisi abbiamo assistito a un’espansione dei beni commerciabili per beni e servizi e questo è un buon segnale che rende più competitiva la Grecia. Voglio aggiungere che c’è un nuovo approccio più liberistico verso le privatizzazioni ed è importante, perché in Grecia abbiamo bisogno di più investimenti diretti privati e questi potranno arrivare come il risultato di un governo che permette lo sviluppo dell’immobiliare basato sulle proprietà demaniali. Per attrarre gli investimenti, dovremmo cambiare la legislazione dei terreni demaniali così da attrarre gli investimenti stranieri. Questa è una grande opportunità per la crescita.
A luglio la Grecia dovrà restituire 3,5 miliardi di euro alla Bce. E’ un nuovo rischio?
Il governo sta negoziando effettivamente con i partner, ci sarà un accordo con i creditori con successivo pagamento della tranche da parte dell’Esm che permetterà di pagare i debiti con la Bce.
È possibile che si parli di riduzione del debito greco al summit di primavera dell’Fmi il 15 aprile?
Sì. Come lei saprà c’è una promessa e un impegno preso nell’Eurogruppo il 28 novembre 2012 quando io ero ministro delle Finanze, secondo cui se la Grecia raggiungerà un surplus primario insieme alle necessarie riforme come risultato, i Paesi partner prenderanno alcune misure di alleggerimento del debito. Questa promessa non è stata ancora realizzata. Spero che i nostri partner e l’Fmi siano nelle condizioni di adempiere alla promessa perché questa non era solo una promessa ma un accordo.
«Il sistema bancario greco ha un coefficiente Tier1 del 18,2%, il secondo nell’Eurozona»
«La crisi dei migranti in Grecia potrà costare lo 0,3% del Pil, pari a 600 milioni di euro»