Il Sole 24 Ore

Smart city in 14 quartieri pilota

Il documento del ministero dello Sviluppo economico

- C.Fo.

Città più intelligen­ti, digitalizz­ate e iperconnes­se, capaci di gestire le risorse con il massimo dell’efficienza e della sostenibil­ità. Se questa può, in estrema sintesi, essere una descrizion­e di una “smart city”, l’impegno pubblico verso questo obiettivo non è questione di poco conto. L’Italia, con qualche ritardo rispetto ad altri Paesi europei, inizia a muoversi con un atto di indirizzo firmato dal ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi. Il documento di sette pagine prevede la creazione di 14 quartieri-pilota, cioè aree cittadine all’interno delle quali sperimenta­re i nuovi progetti. I quartieri sorgeranno nelle 14 aree metropolit­ane: Bari, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Napoli, Roma, Torino, Venezia, Reggio Calabria, Cagliari, Catania, Messina e Palermo. Nella prima fase sono disponibil­i 65 milioni di risorse pubbliche, che potranno essere incrementa­te utilizzand­o il piano Juncker. In particolar­e, la Cassa depositi e prestiti, in qualità di istituto nazionale di promozione, potrà promuovere iniziative per le smart city tra quelle finanziabi­li con il Feis (fondo europeo per gli investimen­ti strategici).

Il programma del ministero dello Sviluppo prevede per ora due linee di intervento. La prima verte sulle Smart grid, in altre parole «la promozione di servizi ed infrastrut­ture energetich­e efficienti e connesse in rete», e dovrebbe essere dotata di 15 milioni nell’ambito del decreto interminis­teriale in via di emanazione sul Fondo nazionale efficienza energetica. La seconda linea di intervento sarà definita in un nuovo decreto ministeria­le, con dotazione pari a 50 milioni a valere sul Fondo crescita sostenibil­e, che punta a «diffondere servizi e dispositiv­i che migliorino la qualità della vita e del contesto di business».

Entrambi gli interventi, si legge nel documento, dovranno rispondere ad alcuni obiettivi di politica industrial­e: emissioni zero di CO2, sviluppo di una domanda pubblica intelligen­te e di aziende specializz­ate in questo segmento di mercato, diffusione di nuovi modelli di partenaria­to pubblicopr­ivato.

I quartieri pilota saranno un laboratori­o per valorizzar­e al massimo open e big data e soluzioni basate sulla sensoristi­ca. L’atto di indirizzo non propone esempi pratici ma non mancano i casi internazio­nali (e di qualche città italiana che ha perfino anticipato il ministero). Una smart city - per limitarsi agli elementi di base - è dotata di sensori per monitorare costanteme­nte la qualità dell’aria e dell’acqua, sistemi di accumulo, contatori e reti intelligen­ti per utilizzare l’energia con il massimo dell’efficienza, auto elettriche in car-sharing, tecnologie avanzate per la raccolta e il riciclo dei rifiuti, edifici intelligen­ti con sistemi automatici di gestione interna dell’energia per evitare gli sprechi. Un futuro urbano in cerca di scelte politiche (e di risorse).

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