La burocrazia frena Garanzia giovani In due anni firmati 30mila contratti
Il bilancio del programma Ue finanziato con 1,5 miliardi di euro
Poco più di 30mila assunti da imprese che hanno beneficiato del bonus occupazionale; 145mila tirocini, circa 50mila beneficiari di una misura di politica attiva di accompagnamento al lavoro, e 5mila ragazzi inseriti in progetti di servizio civile.
A quasi due anni dal lancio, è questo il bilancio del programma «Garanzia giovani» che ha un budget di 1,5 miliardi di euro, in cofinanziamento con l’Unione europea. Il piano rivolto ai “Neet” - giovani che non studiano e non lavoro, d’età tra i 15 e i 29 anni - è partito in Italia il 1° maggio 2014 con l’obiettivo di avvicinare la fascia più svantaggiata dei ragazzi al mondo del lavoro o della formazione. Sulla carta i potenziali destinatari del programma sono oltre 2,2 milioni di giovani “Neet”: al 10 marzo si sono registrati sul portale del ministero del Lavoro in 996mila, ma al netto delle cancellazioni il totale scende a 859mila. Di questi sono stati presi in carico (cioè semplicemente contattati) dai servizi per l’impiego in 636mila, e a 294mila è stata proposta «almeno una misura del programma».
Ma che cosa è stato offerto a questi ragazzi? Per rispondere bisogna fermarsi al monitoraggio Isfol pubblicato il 4 marzo che fa riferimento a 220.465 giovani ai quali è stata offerta almeno una misura. Ebbene, sfogliandolo, si scopre che i contratti di lavoro sono 30.630, il 13,9%: sono vere assunzioni che beneficiano del bonus occupazionale. A far la parte da leoni sono gli “stage” : se ne contano 133.962, pari al 60,7%.
In questi due anni, quindi, il magro bilancio di Garanzia giovani, evidenzia come il programma abbia funzionato più per la componente formativa , destinata a reinserire in un percorso di riqualificazione il giovane Neet. Ha deluso, invece, dal punto di vista della creazione di nuova occupazione: tanto è vero che il tasso di disoccupazione giovanile resta tra i più alti d’Europa al 39,3%, secondo l’ultimo dato Istat di gennaio. Peraltro, andando a vedere le offerte di impiego proposte dalle imprese sul portale www.garanziagiovani.gov.it, emergono molti profili mediobassi, per i quali non è richiesta una particolare specializzazione (parrucchiera, camionista, segretaria, barman).
Secondo le imprese, soprattutto le Pmi, il freno alle assunzioni è dato dagli eccessivi oneri burocratici: la lamentela ricorrente è che le piccole realtà imprenditoriali non hanno le risorse necessarie per approfondire le troppe regole legate all’assunzione di giovani Neet. In altri casi si evidenzia il rischio di “concorrenza” tra le varie misure previste da Youth Guarantee con altri incentivi contenuti nelle leggi nazionali, considerando che gli imprenditori ritengono maggiormente appetibili quelle di fa- cile applicazione (come è la decontribuzione prevista sul lavoro stabile).
Inoltre, la percentuale tutto sommato modesta (34%, secondo l’ultimo report del ministero del Lavoro) di ragazzi presi in carico dimostra come in molte regioni il patto di servizio personalizzato rappresenti un contratto di tipo burocratico e non già la definizione di un percorso di inserimento lavorativo. Senza contare che il “tempo di risposta” dei servizi pubblici per l’impiego è ancora troppo lungo, visto che si tratta di un mero atto amministrativo (in oltre il 50% dei casi si superano i due mesi).
Su tutto ciò impatta il mancato decollo della riforma dei servizi per lavoro prevista dal Dlgs 150/2015, attuativo del Jobs act.
L’Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, esiste ancora solo sulla carta. Lo schema di decreto sul trasferimento di risorse all’Anpal, all’esame delle competenti commissioni parlamentari per i pareri, è oggetto di forti critiche. «Stupisce che nel definire le funzioni dell’Agenzia nazionale - spiega il professor Pietro Ichino (Pd) - si escludano quasi del tutto l’orientamento e la formazione professionale». Lo stesso Ichino sottolinea altre due criticità: «Non viene menzionata la funzione dell’Agenzia di promuovere la cooperazione della rete pubblica con gli operatori privati e la diffusione degli strumenti come il contratto di ricollocazione e il voucher che ne costituisce l’oggetto». Secondo: la selezione del personale da trasferire all’Agenzia «basata sul solo criterio dell’interesse personale dei singoli dipendenti, che prevale su quello degli enti interessati all’efficienza».
Fin quando non verranno sciolti questi nodi, è difficile immaginare un rilancio delle politiche attive e, di conseguenza, di «Garanzia giovani», che come spiega Marco Leonardi, consigliere economico del premier Renzi «dovrà avere uno stretto legame con l’Anpal». Ma è evidente che fin quando non sarà operativa l’Agenzia, resterà appesa anche la sorte di Youth Guarantee.
LE CRITICITÀ Regole complesse per accedere al bonus occupazionale. Centri per l’impiego inefficienti. E il patto di servizio è un onere, non un percorso di inserimento