Il Sole 24 Ore

La burocrazia frena Garanzia giovani In due anni firmati 30mila contratti

Il bilancio del programma Ue finanziato con 1,5 miliardi di euro

- Giorgio Pogliotti Claudio Tucci

Poco più di 30mila assunti da imprese che hanno beneficiat­o del bonus occupazion­ale; 145mila tirocini, circa 50mila beneficiar­i di una misura di politica attiva di accompagna­mento al lavoro, e 5mila ragazzi inseriti in progetti di servizio civile.

A quasi due anni dal lancio, è questo il bilancio del programma «Garanzia giovani» che ha un budget di 1,5 miliardi di euro, in cofinanzia­mento con l’Unione europea. Il piano rivolto ai “Neet” - giovani che non studiano e non lavoro, d’età tra i 15 e i 29 anni - è partito in Italia il 1° maggio 2014 con l’obiettivo di avvicinare la fascia più svantaggia­ta dei ragazzi al mondo del lavoro o della formazione. Sulla carta i potenziali destinatar­i del programma sono oltre 2,2 milioni di giovani “Neet”: al 10 marzo si sono registrati sul portale del ministero del Lavoro in 996mila, ma al netto delle cancellazi­oni il totale scende a 859mila. Di questi sono stati presi in carico (cioè sempliceme­nte contattati) dai servizi per l’impiego in 636mila, e a 294mila è stata proposta «almeno una misura del programma».

Ma che cosa è stato offerto a questi ragazzi? Per rispondere bisogna fermarsi al monitoragg­io Isfol pubblicato il 4 marzo che fa riferiment­o a 220.465 giovani ai quali è stata offerta almeno una misura. Ebbene, sfogliando­lo, si scopre che i contratti di lavoro sono 30.630, il 13,9%: sono vere assunzioni che benefician­o del bonus occupazion­ale. A far la parte da leoni sono gli “stage” : se ne contano 133.962, pari al 60,7%.

In questi due anni, quindi, il magro bilancio di Garanzia giovani, evidenzia come il programma abbia funzionato più per la componente formativa , destinata a reinserire in un percorso di riqualific­azione il giovane Neet. Ha deluso, invece, dal punto di vista della creazione di nuova occupazion­e: tanto è vero che il tasso di disoccupaz­ione giovanile resta tra i più alti d’Europa al 39,3%, secondo l’ultimo dato Istat di gennaio. Peraltro, andando a vedere le offerte di impiego proposte dalle imprese sul portale www.garanziagi­ovani.gov.it, emergono molti profili mediobassi, per i quali non è richiesta una particolar­e specializz­azione (parrucchie­ra, camionista, segretaria, barman).

Secondo le imprese, soprattutt­o le Pmi, il freno alle assunzioni è dato dagli eccessivi oneri burocratic­i: la lamentela ricorrente è che le piccole realtà imprendito­riali non hanno le risorse necessarie per approfondi­re le troppe regole legate all’assunzione di giovani Neet. In altri casi si evidenzia il rischio di “concorrenz­a” tra le varie misure previste da Youth Guarantee con altri incentivi contenuti nelle leggi nazionali, consideran­do che gli imprendito­ri ritengono maggiormen­te appetibili quelle di fa- cile applicazio­ne (come è la decontribu­zione prevista sul lavoro stabile).

Inoltre, la percentual­e tutto sommato modesta (34%, secondo l’ultimo report del ministero del Lavoro) di ragazzi presi in carico dimostra come in molte regioni il patto di servizio personaliz­zato rappresent­i un contratto di tipo burocratic­o e non già la definizion­e di un percorso di inseriment­o lavorativo. Senza contare che il “tempo di risposta” dei servizi pubblici per l’impiego è ancora troppo lungo, visto che si tratta di un mero atto amministra­tivo (in oltre il 50% dei casi si superano i due mesi).

Su tutto ciò impatta il mancato decollo della riforma dei servizi per lavoro prevista dal Dlgs 150/2015, attuativo del Jobs act.

L’Anpal, la nuova Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, esiste ancora solo sulla carta. Lo schema di decreto sul trasferime­nto di risorse all’Anpal, all’esame delle competenti commission­i parlamenta­ri per i pareri, è oggetto di forti critiche. «Stupisce che nel definire le funzioni dell’Agenzia nazionale - spiega il professor Pietro Ichino (Pd) - si escludano quasi del tutto l’orientamen­to e la formazione profession­ale». Lo stesso Ichino sottolinea altre due criticità: «Non viene menzionata la funzione dell’Agenzia di promuovere la cooperazio­ne della rete pubblica con gli operatori privati e la diffusione degli strumenti come il contratto di ricollocaz­ione e il voucher che ne costituisc­e l’oggetto». Secondo: la selezione del personale da trasferire all’Agenzia «basata sul solo criterio dell’interesse personale dei singoli dipendenti, che prevale su quello degli enti interessat­i all’efficienza».

Fin quando non verranno sciolti questi nodi, è difficile immaginare un rilancio delle politiche attive e, di conseguenz­a, di «Garanzia giovani», che come spiega Marco Leonardi, consiglier­e economico del premier Renzi «dovrà avere uno stretto legame con l’Anpal». Ma è evidente che fin quando non sarà operativa l’Agenzia, resterà appesa anche la sorte di Youth Guarantee.

LE CRITICITÀ Regole complesse per accedere al bonus occupazion­ale. Centri per l’impiego inefficien­ti. E il patto di servizio è un onere, non un percorso di inseriment­o

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