Riprende il processo Vatileaks 2 Monsignor Balda torna in cella
Domani partono gli interrogator i
pRiprende il processo penale sulla vicenda Vatileaks-2, e al principale imputato, il monsignore spagnolo Lucio Vallejo Balda, sono stati revocati gli arresti domiciliari che gli erano stati concessi durante il mese di dicembre. Il prelato, già segretario della commissione Cosea – il disciolto organismo di riforma dal quale sarebbero usciti i principali documenti riservati al centro del processo – è stato nuovamente riaccompagnato in cella in Vaticano, nella caserma della Gendarmeria dove era già stato richiuso per quasi due mesi nel 2015. La motivazione della nuova restrizione è perché il monsignore si sarebbe reso responsabile di tentativi di inquinamento delle prove, violando il divieto di comunicare con l’esterno. «È vero che monsignor Vallejo Balda è stato nuovamente arrestato da alcuni giorni», ha confermato il direttore della sala stampa della Santa Sede, il gesuita padre Federico Lombardi, aggiungendo che ciò è avvenuto «perché ha contravvenuto alla indicazione di non comunicare con l’esterno», che era «una delle condizioni» in virtù delle quali gli erano stati concessi gli arresti domiciliari.
Proprio ieri, dopo oltre tre mesi di fermo, è ripreso ieri il processo con l’esame delle perizie: è durata circa un’ora l’udienza tecnica per stabilire quali materiali scrutinati dalle perizie informatiche acquisire agli atti. Oltre a Vallejo gli imputati sono Francesca Chaouqui, già componente della commissione, Luca Maio, assistente del prelato, e i giornalisti italiani Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, autori di due libri usciti in contemporanea a inizio novembre dove sono stati pubblicati documenti relativi a rimborsi spese e utilizzi di beni immobili. Lunedì il processo entrerà nel vivo con gli interrogatori e non sarà a porte chiuse, come avvenuto ieri. Quanto ai testimoni citati dalle parti, alcuni di loro ad oggi non hanno ancora ricevuto citazioni. Fonti giudiziarie del Vaticano riferiscono che l’intento della corte, presieduta da Giuseppe Dalla Torre, è quello di procedere speditamente, con udienze molto serrate, e arrivare rapida- mente ad una decisione, anche se poi sarà il Papa a disporre di eventuali provvedimenti di grazia.
Chaouqui, riferisce l’Agenzia Ansa, ha scritto una lettera a papa Francesco in cui chiede di essere svincolata dal «segreto pontificio» per poter esercitare in pieno il suo diritto alla difesa: il suo avvocato ha chiesto ieri di poter leggere questa lettera ma la richiesta è stata respinta dalla corte, rimandando la lettura del documento all’udienza di lunedì dal momento che quella di ieri aveva il solo compito di decidere sull’acquisizione del materiale scrutinato dalle perizie informatiche relativo alle conversazioni whatsapp e sms tra i due imputati Chaouqui e Vallejo Balda. Come è noto le perizie dovevano servire ad estrarre da alcuni supporti informatici (cellulari e computer) le conversazioni integrali tra gli imputati e l’udienza si è svolta a porte chiuse perché i giudici potessero decidere se parti di tali conversazione fossero da non includere perché relative a questioni personali non rilevanti ai fini del processo.