San Pietroburgo crocevia della Storia mondiale
Situata alla foce del fiume Neva dove lo zar Pietro il Grande l’aveva voluta, San Pietroburgo, fu concepita come un ponte verso l’Europa, uno sbocco sul mare con un grande porto. Questa città diventa il simbolo della storia russa, lo specchio delle sue miserie e dei suoi splendori, centro di malcontenti popolari e di insurrezioni, così come di cultura, di arte e di bellezza. La sua storia topografica ha avuto inizio in mezzo a un gruppo di isole, in un territorio paludoso e inospitale. Il prezzo che operai e artigiani pagarono per la nascita di questa città fu alto: a migliaia morirono per malattie e sfinimento, ma San Pietroburgo prese forma e nel 1712 divenne la capitale della Russia quasi ininterrottamente per circa due secoli (1712-1918).
Risparmiata dall’invasione di Napoleone, la città durante il regno di Nicola I (18251855) fu collegata da un’eccellente rete ferroviaria al resto del Paese e ampliò il suo sviluppo. Nel 1861 quando lo zar Alessandro II abolì la servitù della gleba, a San Pietroburgo affluirono migliaia di lavoratori in fuga da quelle terre che, a causa di una iniqua distribuzione, non davano sufficienti risorse per vivere. La città impreparata ad accoglierli, sovraffollata, e con una toponomastica complicata, divenne un facile luogo di epidemie e soprattutto un serbatoio di malcontento. Le misere condizioni dei lavoratori si aggravarono negli anni in cui la città diventa parte attiva della rivoluzione industriale in atto in Europa. Si andavano così maturando le condizioni che porteranno nel giro di pochi decenni a quella prima grande rivoluzione che limitò il potere degli zar. Il 16 gennaio del 1905, a San Pietroburgo, entrarono in sciopero le officine Putilov e, a seguire, lo sciopero si estende a tutte le fabbriche della capitale. Gli intellettuali appoggiano la protesta e il pope Gapon la guida. Lo zar Nicola II decide di intervenire contro la rivolta e domenica 22 gennaio, mentre 200mila manifestanti si incamminavano da varie parti della città verso il Palazzo d’Inverno, sede del governo, i soldati aprirono il fuoco. A fine giornata si contavano un migliaio tra morti e feriti. Il 22 gennaio rappresentò l’inizio di quella rivoluzione che si compirà, sempre a San Pietroburgo, dodici anni più tardi: operai, studenti e intellettuali, avevano seppellito il carisma dello zar. Inizia da allora il declino del potere dei Romanov, deboli e inetti di fronte alla gravità dei problemi. Il 18 febbraio del 1917 si consumò il secondo atto di una rivoluzione annunciata: le officine Putilov, di nuovo protagoniste, iniziarono uno sciopero: tremila operai furono licenziati. Il 23 febbraio si proclamò uno sciopero generale, soffocato dal fuoco delle armi. Si ripeteva la situazione del 1905, ma questa volta lo zar, l’8 marzo, dovette abdicare. Seguì un governo provvisorio, ma i tempi erano maturi per una rivoluzione che si estendesse a tutto il Paese. Lenin, tornato dall’esilio, lavorò per mesi a preparare l'evento che culminò nella rivoluzione di ottobre. Nel 1918 Lenin passò la capitale a Mosca ma San Pietroburgo custodisce ancora oggi il cuore della Russia, non solo per l’eccellenza delle sue industrie, dai cantieri navali alle produzioni di avanzata tecnologia, ma per la presenza simultanea di tre attività profondamente legate alla sua storia, passata e presente. La produzione di carri armati, di moneta e di statue in bronzo: armi, denaro e culto del potere, elementi presenti nella Russia di ieri e nella Comunità Stati Indipendenti di oggi.