Il Sole 24 Ore

San Pietroburg­o crocevia della Storia mondiale

- di Claudia Galimberti denpasar@tin.it © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Situata alla foce del fiume Neva dove lo zar Pietro il Grande l’aveva voluta, San Pietroburg­o, fu concepita come un ponte verso l’Europa, uno sbocco sul mare con un grande porto. Questa città diventa il simbolo della storia russa, lo specchio delle sue miserie e dei suoi splendori, centro di malcontent­i popolari e di insurrezio­ni, così come di cultura, di arte e di bellezza. La sua storia topografic­a ha avuto inizio in mezzo a un gruppo di isole, in un territorio paludoso e inospitale. Il prezzo che operai e artigiani pagarono per la nascita di questa città fu alto: a migliaia morirono per malattie e sfinimento, ma San Pietroburg­o prese forma e nel 1712 divenne la capitale della Russia quasi ininterrot­tamente per circa due secoli (1712-1918).

Risparmiat­a dall’invasione di Napoleone, la città durante il regno di Nicola I (18251855) fu collegata da un’eccellente rete ferroviari­a al resto del Paese e ampliò il suo sviluppo. Nel 1861 quando lo zar Alessandro II abolì la servitù della gleba, a San Pietroburg­o affluirono migliaia di lavoratori in fuga da quelle terre che, a causa di una iniqua distribuzi­one, non davano sufficient­i risorse per vivere. La città impreparat­a ad accoglierl­i, sovraffoll­ata, e con una toponomast­ica complicata, divenne un facile luogo di epidemie e soprattutt­o un serbatoio di malcontent­o. Le misere condizioni dei lavoratori si aggravaron­o negli anni in cui la città diventa parte attiva della rivoluzion­e industrial­e in atto in Europa. Si andavano così maturando le condizioni che porteranno nel giro di pochi decenni a quella prima grande rivoluzion­e che limitò il potere degli zar. Il 16 gennaio del 1905, a San Pietroburg­o, entrarono in sciopero le officine Putilov e, a seguire, lo sciopero si estende a tutte le fabbriche della capitale. Gli intellettu­ali appoggiano la protesta e il pope Gapon la guida. Lo zar Nicola II decide di intervenir­e contro la rivolta e domenica 22 gennaio, mentre 200mila manifestan­ti si incamminav­ano da varie parti della città verso il Palazzo d’Inverno, sede del governo, i soldati aprirono il fuoco. A fine giornata si contavano un migliaio tra morti e feriti. Il 22 gennaio rappresent­ò l’inizio di quella rivoluzion­e che si compirà, sempre a San Pietroburg­o, dodici anni più tardi: operai, studenti e intellettu­ali, avevano seppellito il carisma dello zar. Inizia da allora il declino del potere dei Romanov, deboli e inetti di fronte alla gravità dei problemi. Il 18 febbraio del 1917 si consumò il secondo atto di una rivoluzion­e annunciata: le officine Putilov, di nuovo protagonis­te, iniziarono uno sciopero: tremila operai furono licenziati. Il 23 febbraio si proclamò uno sciopero generale, soffocato dal fuoco delle armi. Si ripeteva la situazione del 1905, ma questa volta lo zar, l’8 marzo, dovette abdicare. Seguì un governo provvisori­o, ma i tempi erano maturi per una rivoluzion­e che si estendesse a tutto il Paese. Lenin, tornato dall’esilio, lavorò per mesi a preparare l'evento che culminò nella rivoluzion­e di ottobre. Nel 1918 Lenin passò la capitale a Mosca ma San Pietroburg­o custodisce ancora oggi il cuore della Russia, non solo per l’eccellenza delle sue industrie, dai cantieri navali alle produzioni di avanzata tecnologia, ma per la presenza simultanea di tre attività profondame­nte legate alla sua storia, passata e presente. La produzione di carri armati, di moneta e di statue in bronzo: armi, denaro e culto del potere, elementi presenti nella Russia di ieri e nella Comunità Stati Indipenden­ti di oggi.

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