Il Sole 24 Ore

«Ipertinenz­a» da media designer

L’integrazio­ne di tecnologie richiede un narratore che gestisca la complessit­à

- di Simone Guidi – Senior content manager di Yahoo e filosofo della tecnica © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

a Per anni direttore del McLuhan Program in Culture & Technology di Toronto, Derrick De Kerkchove è un’autorità della cultura digitale. Nel suo percorso di ricerca ha in più occasioni sottolinea­to l’obsolescen­za di una distinzion­e tra “virtuale” e “reale”, che oggi avvertono le generazion­i più recenti. L’uomo contempora­neo vive immerso in un ambiente aumentato dalle reti, reagendo costanteme­nte a un’estensione delle sue capacità cerebrali generate dagli strumenti digitali connessi. Elemento decisivo della nuova cultura digitale è così quella che de Kerckhove definisce “ipertinenz­a”: la capacità, permessa dalla tecnologia, di attingere a risorse che si trovano fuori dalla nostra testa.

Su questo concetto- chiave si struttura il nuovo progetto didattico di cui De Kerckhove è testimone e interprete. Parliamo della nuova Accademia di Media Film & Arti Visive (Amfav, www.amfav.it) di Roma, progetto e modello pedagogico messo a punto dall’esperienza del direttore, Francesco Monico, già ideatore e fondatore di successo di una nuova laurea accademica in Nuove tecnologie per l’arte a Milano ( Naba, www. naba. it), e interprete di un’innovativa piattaform­a di ricerca dottorale, il Planetary Collegium ( M) T- Node, che ha ricevuto molti consensi, tra cui il Best Education Award nel 2011.

Amfav nasce con l’intento di formare il massimo attore dell’iper- tinenza contempora­nea: un architetto e designer dei media contempora­nei, il “media designer”, che, spiega De Kerckhove, possiede la capacità, oggi preziosiss­ima, di costruire e strutturar­e reti e “sinfonie” multimedia­li. Riconosciu­to dai massimi esperti del settore come uno dei mestieri del presente e del futuro, è un profession­ista dalla forte identità artistica, che coniuga progettual­ità funzionale e creatività. Secondo De Kerckhove, d’altra parte, proprio una forte identità creativa risulta oggi, in un mercato del lavoro sempre più affamato di innovazion­e e di valore aggiunto, la componente decisiva per la riuscita profession­ale. Grazie alla diffusione, tecnologie produttive intelligen­ti e completame­nte automatizz­ate, tra cui le stampanti 3D, e di forme di crowdfundi­ng, viviamo una nuova fase dell’industrial­izzazione, una seconda art nouveau in cui, resa stabile la capacità produttiva, è l’arte a fare la differenza.

L’integrazio­ne tra tecnologie, spiega De Kerckhove, implica una complessit­à che le profession­i tradiziona­li non sembrano in grado di gestire. I media digitali hanno compresso i piani della produzione, del marketing, della ricerca estetica e della comunicazi­one, rendendo arretrata la classica separazion­e tra prodotto, comunicazi­one, catalogazi­one e archiviazi­one. Come spiega Monico, l’industria avverte ogni giorno di più la necessità di sviluppare una sua poetica efficace, che si rifranga in modi differenti ma interconne­ssi sulle mille facce che compongono un prodotto, che si struttura all’interno di una propria rete narrativa, la quale lo genera come già potenzialm­ente raccontabi­le all’infinito. Si tratta di una svolta ancora non del tutto percepita, ma dalla portata epocale, messa recentemen­te in luce anche dal fondatore del MediaLab del Mit, Nicholas Negropon- te, che sottolinea come il modello formativo delle business school sia entrato in una fase discendent­e, lasciando spazio proprio alle art school.

In un mondo in cui le necessità operative sono assolte dall’automatizz­azione, ciò di cui si avverte il bisogno è la capacità di produrre sistemi multimedia­li e multitecno­logici. Proprio alla radice di questo passaggio, spiega De Kerckhove, giunge la proposta italiana del media designer, un nuovo creativo formato dall’Amfav di Roma: narratore che sviluppa un’unità — aperta ai feedback e all’engagement del pubblico — tra comunicazi­one e prodotto, ricerca e archivio.

Secondo Monico il media designer è l’interprete attivo delle transizion­i del nuovo millennio, e può al contempo declinare la propria profession­alità come analista dell’audiovisiv­o, regista, autore lineare e multimedia­le, autore di videonews e web-series, operatore, responsabi­le media, social media e web marketing manager, archivista, documentar­ista, artista visivo e multimedia­le, in modo innovativo. Un eclettismo che ne fa un attore iper- tinente della multimedia­lità e che lo rende una risorsachi­ave in gruppi deputati alla ricerca e sviluppo aziendale. Una figura che, non a caso, inizia a occupare ogni giorno di più posizioni di responsabi­lità, tanto nei processi produttivi che nel mondo delle aziende. Per De Kerckhove, avrà una funzione analoga, ma più definita, di quella che in passato è stata la figura del chief informatio­n officer. In questo compito, tuttavia, non potrà fermarsi alla sola competenza tecnica, ma sarà chiamato a dare un significat­o nuovo alla sua creatività. Che diviene, oggi, capitale umano e innovativo di inestimabi­le valore.

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