«Ipertinenza» da media designer
L’integrazione di tecnologie richiede un narratore che gestisca la complessità
a Per anni direttore del McLuhan Program in Culture & Technology di Toronto, Derrick De Kerkchove è un’autorità della cultura digitale. Nel suo percorso di ricerca ha in più occasioni sottolineato l’obsolescenza di una distinzione tra “virtuale” e “reale”, che oggi avvertono le generazioni più recenti. L’uomo contemporaneo vive immerso in un ambiente aumentato dalle reti, reagendo costantemente a un’estensione delle sue capacità cerebrali generate dagli strumenti digitali connessi. Elemento decisivo della nuova cultura digitale è così quella che de Kerckhove definisce “ipertinenza”: la capacità, permessa dalla tecnologia, di attingere a risorse che si trovano fuori dalla nostra testa.
Su questo concetto- chiave si struttura il nuovo progetto didattico di cui De Kerckhove è testimone e interprete. Parliamo della nuova Accademia di Media Film & Arti Visive (Amfav, www.amfav.it) di Roma, progetto e modello pedagogico messo a punto dall’esperienza del direttore, Francesco Monico, già ideatore e fondatore di successo di una nuova laurea accademica in Nuove tecnologie per l’arte a Milano ( Naba, www. naba. it), e interprete di un’innovativa piattaforma di ricerca dottorale, il Planetary Collegium ( M) T- Node, che ha ricevuto molti consensi, tra cui il Best Education Award nel 2011.
Amfav nasce con l’intento di formare il massimo attore dell’iper- tinenza contemporanea: un architetto e designer dei media contemporanei, il “media designer”, che, spiega De Kerckhove, possiede la capacità, oggi preziosissima, di costruire e strutturare reti e “sinfonie” multimediali. Riconosciuto dai massimi esperti del settore come uno dei mestieri del presente e del futuro, è un professionista dalla forte identità artistica, che coniuga progettualità funzionale e creatività. Secondo De Kerckhove, d’altra parte, proprio una forte identità creativa risulta oggi, in un mercato del lavoro sempre più affamato di innovazione e di valore aggiunto, la componente decisiva per la riuscita professionale. Grazie alla diffusione, tecnologie produttive intelligenti e completamente automatizzate, tra cui le stampanti 3D, e di forme di crowdfunding, viviamo una nuova fase dell’industrializzazione, una seconda art nouveau in cui, resa stabile la capacità produttiva, è l’arte a fare la differenza.
L’integrazione tra tecnologie, spiega De Kerckhove, implica una complessità che le professioni tradizionali non sembrano in grado di gestire. I media digitali hanno compresso i piani della produzione, del marketing, della ricerca estetica e della comunicazione, rendendo arretrata la classica separazione tra prodotto, comunicazione, catalogazione e archiviazione. Come spiega Monico, l’industria avverte ogni giorno di più la necessità di sviluppare una sua poetica efficace, che si rifranga in modi differenti ma interconnessi sulle mille facce che compongono un prodotto, che si struttura all’interno di una propria rete narrativa, la quale lo genera come già potenzialmente raccontabile all’infinito. Si tratta di una svolta ancora non del tutto percepita, ma dalla portata epocale, messa recentemente in luce anche dal fondatore del MediaLab del Mit, Nicholas Negropon- te, che sottolinea come il modello formativo delle business school sia entrato in una fase discendente, lasciando spazio proprio alle art school.
In un mondo in cui le necessità operative sono assolte dall’automatizzazione, ciò di cui si avverte il bisogno è la capacità di produrre sistemi multimediali e multitecnologici. Proprio alla radice di questo passaggio, spiega De Kerckhove, giunge la proposta italiana del media designer, un nuovo creativo formato dall’Amfav di Roma: narratore che sviluppa un’unità — aperta ai feedback e all’engagement del pubblico — tra comunicazione e prodotto, ricerca e archivio.
Secondo Monico il media designer è l’interprete attivo delle transizioni del nuovo millennio, e può al contempo declinare la propria professionalità come analista dell’audiovisivo, regista, autore lineare e multimediale, autore di videonews e web-series, operatore, responsabile media, social media e web marketing manager, archivista, documentarista, artista visivo e multimediale, in modo innovativo. Un eclettismo che ne fa un attore iper- tinente della multimedialità e che lo rende una risorsachiave in gruppi deputati alla ricerca e sviluppo aziendale. Una figura che, non a caso, inizia a occupare ogni giorno di più posizioni di responsabilità, tanto nei processi produttivi che nel mondo delle aziende. Per De Kerckhove, avrà una funzione analoga, ma più definita, di quella che in passato è stata la figura del chief information officer. In questo compito, tuttavia, non potrà fermarsi alla sola competenza tecnica, ma sarà chiamato a dare un significato nuovo alla sua creatività. Che diviene, oggi, capitale umano e innovativo di inestimabile valore.