Le piattaforme per smontare gli stereotipi e le notizie false
Con una informazione dive rsa Open Migration punta a incidere sulle policy
Ricominciare dal dato puro e dall’informazione di qualità per comprendere e raccontare in modo più completo la realtà. Con questo spirito ogni giorno Open Migration produce e rielabora dati, li rende leggibili e li diffonde. Messo in campo dalla Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili ( Cild), una rete di trenta organizzazioni che lavorano per i diritti umani e le libertà civili, il progetto è nato, « da un lato dall’esigenza, interna a Cild, di mettere a frutto le esperienze delle associazioni, dall’altro dalla constatazione di un vuoto di informazione in Italia » spiega Giulio Frigieri, direttore creativo di Cild e del progetto Open Migration.
Il valore aggiunto maggiore è la dashboard, con dati aggiornati in tempo reale su sbarchi, flussi, impatto demografico, il tutto visualizzato in grafici e mappe intuitive, anche per i non addetti ai lavori. La sola lettura dei dati di per sé offre delle chiavi interpretative. Per esempio, se si osservano le destinazioni, la Germania è il primo paese europeo per richieste di asilo, ma se guardiamo alle richieste di asilo per numero di abitanti nel paese di ricezione, il quadro cambia molto: Ungheria, Svezia e Austria guidano la classifica. Inoltre i dati sono dinamici nel tempo. Basta far passare il mouse sull’infografica che riporta i paesi di origine dei richiedenti asilo, per vedere quanto la situazione si sia evoluta negli ultimi 15 anni. L’esempio più eclatante è quello della Siria, che in pochi anni sale in cima alla classifica delle richieste d’asilo (25mila nel 2012, quasi 400mila nel 2015), senza avere una storia di immigrazione massiccia para- gonabile. La presenza di Iraq e Afghanistan nei primi posti di questa classifica racconta la storia di decenni di guerre, violenza e instabilità politica. E nel 2015 l’Ucraina compare per la prima volta, a causa della guerra che coinvolge vaste aree del paese. Infine, ci sono casi come Algeria, Sierra Leone e Bosnia Erzegovina, la cui situazione appare molto cambiata dal 2000: pochi richiedenti asilo e tassi di riconoscimento bassi.
Nella sezione Infografiche è poi possibile cercare questi materiali illustrativi e tanti altri grazie a un filtro per tema, paese e fonte ( almeno una ventina). I dati vengono utilizzati anche per portare argomentazioni incontrovertibili nella sezione fact checking. Con articoli come « in Italia arrivano soprattutto migranti economici? Non esat- tamente » oppure « Come smentire la bufala dell’invasione musulmana in Italia». In questo modo Open Migration riesce ad avere un ruolo efficace di advocacy: « Abbiamo un approccio modernamente giornalistico con visualizzazioni dei dati immediate ed efficaci. Nella consapevolezza che le policy devono partire da una base comune: l’informazione di interesse pubblico » aggiunge Frigieri. Le notizie false vengono smontate con la forza dei dati. La stessa sorte capita per gli stereotipi e i pregiudizi che spesso accompagnano la percezione dei media, dell’opinione pubblica di un fenomeno tanto complesso come quello delle migrazioni. In questo senso Open Migration ha la potenzialità di andare a incidere - come ogni progetto giornalistico ben fatto - sulle politiche italiane ed europee. Dati ma anche approfondimenti come un’intervista sul fenomeno della migrazione al sociologo Zygmunt Bauman, contributi come quello di Stefano Solari, che spiega che gli immigrati “salvano” le pensioni italiane, schede come quella sul complesso regolamento di Dublino. Infine la sezione Quiz, più “leggera”, interroga sulle conoscenze sui migranti o sui musulmani in Italia.
La necessità di andare oltre gli stereotipi e le reazione emotive è colta anche in altri paesi europei. In Germania, per esempio, Hoaxmap intende smascherare le notizie false - dagli omicidi agli stupri - su profughi e migranti. Creato nel 2015 da Karolin Schwarz, il sito www. hoaxmap. org raccoglie su una mappa tutti le notizie che attribuiscono un reato a un migrante. Non solo. Ogni segnalazione - per ora 350 casi posti su una mappa - è affiancata da tutta la documentazione e le fonti che smentiscono la notizia. Le cause delle segnalazioni appaiono visualizzate su una tag cloud: a caratteri maggiori «stupro», «violenza sessuale», « fanatismo »