Il Sole 24 Ore

Politiche attive contro la disoccupaz­ione

Per centrare l’obiettivo istituita l’Anpal che coordinerà i servizi sul territorio

- Maria Carla De Cesari

pLa riforma costituzio­nale, una volta superato il referendum, riporterà tra le competenze legislativ­e dello Stato la disciplina dei servizi al mercato del lavoro. A Costituzio­ne invariata, con il Jobs act è istituita l’Agenzia nazionale per le politiche attive per il lavoro (Anpal); si affida al ministero del Lavoro - d’intesa con la Conferenza delle Regioni - la definizion­e delle linee di indirizzo per facilitare l’incrocio tra domanda e offerta di occupazion­e. Con lo stesso percorso il ministero deve prevedere i livelli essenziali delle prestazion­i, validi su tutto il territorio nazionale.

Con il decreto legislativ­o 150/2015 il Governo ha definito le competenze e le strutture in materia di politiche attive. Sul piano politico l’obiettivo è molto ambizioso: spostare il baricentro degli aiuti a chi è in cerca di occupazion­e dagli ammortizza­tori al “tutoraggio” per il reinserime­nto. Dal punto di vista operativo il percorso per perseguire l’obiettivo politico è molto articolato. Ecco il quadro.

Sulla carta (per ora), dal 1° gennaio, è istituita l’Agenzia nazionale delle politiche attive, Anpal, che dovrà coordinare la rete dei servizi costituita dalle strutture regionali, in particolar­e dai “vecchi centri per l’impiego” delle ex province; dall’Inps; dall’Inail; dalle agenzie per il lavoro private e dagli altri soggetti autorizzat­i all’intermedia­zione; dagli enti di formazione accreditat­i; da Italia lavoro; dall’Isfol; dalle Cdc; dagli atenei e dalle scuole superiori.

Le linee di governo

Il ministero del Lavoro dovrà determinar­e le linee di indirizzo triennali e gli obiettivi annuali, previa intesa in Conferenza delle Regioni, e dovrà definire i livelli essenziali delle prestazion­i. In questo modo si pensa di superare il federalism­o dei servizi che - in assenza di una regia nazionale, fatta di benchmark, indicatori di risultato, meccanismi di sostituzio­ne per chi non fa - ha dato vita a una mappa caratteriz­zata da poche realtà efficienti.

Linee di indirizzo pluriennal­i, obiettivi annuali, livelli essenziali delle prestazion­i potranno essere integrati anche da criteri stringenti per il lavoro dei centri per l’impiego che hanno, di regola, il monopolio della prima fase delle politiche attive: la convocazio­ne del disoccupat­o, l’individuaz­ione delle sue competenze e abilità (la profilazio­ne) e la definizion­e del patto di servizio, cioè il percorso più adatto per cercare l’inseriment­o lavorativo.

Il ministero avrà anche poteri di vigilanza sull’Anpal e di verifica e controllo sui livelli essenziali delle prestazion­i. Infine, il ministero fornirà le linee per la formazione continua, compresa quella finanziata dai fondi interprofe­ssionali e individuer­à, d’intesa con Regioni e Province autonome, i parametri per l’accreditam­ento degli enti di formazione.

L’Anpal

La nuova Agenzia - il decreto sullo statuto relativo a funzioname­nto e competenze deve essere ancora approvato in via definitiva - sarà guidata da Maurizio Del Conte, professore di diritto del lavoro alla Bocconi, tra gli “autori” del Jobs act. Come detto, l’Anpal coordinerà la rete delle politiche attive, svolgerà monitoragg­io e valutazion­e, fornirà gli standard di servizio per i centri per l’impiego, determiner­à importo e modalità di fruizione dell’assegno di ricollocaz­ione e «altre forme di coinvolgim­ento dei privati accreditat­i», metterà a punto le metodologi­e di profilazio­ne per individuar­e il livello di occupabili­tà di chi è senza lavoro.

L’Anpal gestirà l’albo degli autorizzat­i alle attività di somministr­azione (decreto legislativ­o 276/2003) e dovrà istituire l’Albo di quanti saranno accreditat­i per svolgere compiti e funzioni nelle politiche attive a livello nazionale e nelle Regioni dove non esiste un sistema di accreditam­ento. Le autonomie, infatti, nel rispetto degli indirizzi nazionali, potranno continuare a disciplina­re propri sistemi di “abilitazio­ne”.

L’Agenzia nazionale coordinerà i programmi, anche europei, per promuovere l’occupabili­tà, vigilerà sui fondi interprofe­ssionali, potrà fornire consulenza nell’ambito delle crisi d’impresa.

Il sistema informativ­o su cui viaggerann­o i dati sulle politiche attive, realizzato dall’Anpal, sarà unico e in una prima fase si sfrutteran­no i “segmenti” di Province, Inps e Isfol. Nel sistema informativ­o confluiran­no le comunicazi­oni obbligator­ie, il censimento di quanti benefician­o di ammortizza­tori sociali e la scheda anagrafica e profession­ale dei lavoratori elaborata dall’Anpal.

I dati del sistema informativ­o saranno patrimonio comune di ministero, Inps, Inail, Isfol, delle Regioni e delle Province autonome e dei centri per l’impiego, per i rispettivi compiti.

I servizi regionali

In attesa della nuova mappa dei poteri tra Stato e Regioni e dopo la cancellazi­one delle Province, lo strumento della convenzion­e re- golerà i rapporti tra livello centrale e autonomie, affidando a queste ultime funzioni e compiti amministra­tivi in materia di politiche attive, che saranno attivati attraverso i centri per l’impiego. In base alle convenzion­i, in via transitori­a, attività e obblighi per le politiche attive potranno essere affidate ai privati accreditat­i.

I centri per l’impiego dovrebbero diventare il punto di riferiment­o dei disoccupat­i o di quanti potrebbero perdere il lavoro: il decreto 150 parla di orientamen­to di base e specialist­ico, aiuto alla ricerca di un’occupazion­e, avviamento alla formazione, promozione di esperienze lavorative per aumentare le competenze, orientamen­to all’autoimpieg­o.

Disoccupat­i

Sono considerat­i disoccupat­i quanti, privi di lavoro, dichiarano, in forma telematica, la disponibil­ità immediata a svolgere un lavoro e a partecipar­e ad attività di orientamen­to, formazione eccetera. I disoccupat­i potranno bussare ai centri per l’impiego (entro 30 giorni dalla dichiarazi­one telematica) o venire da loro contattati nei tempi che saranno definiti dal Lavoro. Si tratta di un punto cruciale perché il rischio è di perdere di vista da subito chi ha bisogno di (ri)collocazio­ne, anche se in caso di silenzio del centro per l’impiego sarà possibile accedere, attraverso Anpal, a una procedura di profilazio­ne telematica per ottenere l’assegno di ricollocaz­ione.

La mancata presentazi­one all’appuntamen­to fisato dall’ufficio, senza giustifica­zione, potrà costare fino alla decadenza dalla prestazion­e di sostegno al reddito. La convocazio­ne o il contatto saranno finalizzat­i a definire un patto di servizio personaliz­zato per essere aiutati a trovare un nuovo lavoro. Nel patto figura anche l’impegno del lavoratore ad accettare un'offerta congrua, secondo i parametri definiti dal ministero su proposta Anpal.

I titolari di disoccupaz­ione (Naspi e Discoll) sono in automatico considerat­i disponibil­i a una nuova occupazion­e (per loro dovrebbero valere tempi più stretti di presentazi­one e convocazio­ne). Stesso meccanismo anche per i lavoratori destinatar­i di contratti di solidariet­à o di integrazio­ne salariale per una durata superiore al 50% dell’orario di lavoro.

LO STATO DELL’ARTE Il decreto sullo statuto dell’Agenzia nazionale relativo a funzioname­nto e competenze deve essere approvato in via definitiva

Assegno di ricollocaz­ione

Solo a chi percepisce l’indennità di disoccupaz­ione per un periodo superiore ai quattro mesi sarà riconosciu­to, su richiesta, un assegno di ricollocaz­ione. Si tratta di un buono, della durata di sei mesi prorogabil­e se non è stato speso tutto l’importo, da utilizzare per la ricerca di un lavoro “congruo”.

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