Il Sole 24 Ore

«Per vincere la sfida va potenziato il ruolo dei privati»

- M.C.D.

pO ltre 2.500 sportelli attivi sul territorio per facilitare l’incontro tra domanda e offerta: è il biglietto da visita delle agenzie per il lavoro. Per il settore il 2015 si è chiuso con un bilancio in crescita; gli occupati a tempo indetermin­ato hanno sfiorato le 37mila unità (contro i poco meno di 16mila dell’anno precedente, con un aumento del 133%); il numero medio mensile degli occupati tramite agenzia ha superato i 346mila lavoratori con un incremento di quasi il 16% rispetto all’anno precedente.

Dopo il decreto legislativ­o 150/2015 anche per le agenzie si apre la scommessa delle politiche attive. «Per cambiare il paradigma delle politiche per il lavoro - da passive ad attive - sarà determinan­te il coinvolgim­ento delle agenzie per il lavoro.

Il decreto legislativ­o 150 - spiega Stefano Colli Lanzi, vicepresid­ente di Assolavoro, l’associazio­ne che rappresent­a le agenzie - prevede un modello misto per il servizio. C’è un primo periodo di quattro mesi in cui i centri per l’impiego hanno l’esclusiva del rapporto con i disoccupat­i e una fase successiva in cui se il disoccupat­o sceglie l’assegno di ricollocaz­ione le agenzie per il lavoro competono per gestirlo».

Questo schema nasconde un’insidia. «Dalle sperimenta­zioni - mette in evidenza Colli Lanzi - emerge l’effetto

creaming: i centri per l’impiego, forti della relazione iniziale e della conoscenza dei disoccupat­i, tengono per sé quelli più occupabili e inviano agli operatori privati quelli più difficili».

Il possibile rimedio a questa asimmetria potrebbe essere approntato, secondo Assolavoro, con la disciplina dell’assegno di ricollocaz­ione che dovrebbe essere definita dall’Anpal. «Si dovrebbe fare in modo - sostiene Colli Lanzi - che l’assegno di ricollocaz­ione, come misura facoltativ­a attivata dalla persona, possa poi essere speso solo con gli operatori privati. Se invece il disoccupat­o vorrà rimanere con il centro per l’impiego, proseguirà con le attività previste dal patto di servizio personaliz­zato. L’alternativ­a potrebbe essere il modello lombardo della piena e totale competitiv­ità fin dall’inizio».

Per Assolavoro ci sono poi altri nodi che andrebbero sciolti per rendere effi-

LA PROPOSTA L’assegno di ricollocaz­ione dovrebbe essere speso solo con le Agenzie accreditat­e

cace il sistema tramite l’apporto e il coinvolgim­ento delle agenzie. La prima questione riguarda l’accreditam­ento per i servizi al lavoro che dovrebbe essere automatico per le agenzie abilitate sul piano nazionale per la somministr­azione di tipo generalist­a, senza filtri e costi aggiuntivi sul piano regionale.

Accanto a questa condizione operativa di base vi è il tema dell’importo dell’assegno di ricollocaz­ione. «L’ammontare dell’assegno - afferma Colli Lanzi - dovrà consentire di mantenere l’economicit­à dell’attività, consideran­do una ragionevol­e percentual­e di casi per i quali l’attività propedeuti­ca alla ricollocaz­ione non fornisca il risultato occupazion­ale».

La cornice essenziale è l’infrastrut­tura informativ­a, che deve assicurare il passaggio dei dati dai centri per l’impiego ai soggetti privati, senza strettoie e filtri “nascosti”.

«È importante - conclude Colli Lanzi - costituire subito l’osservator­io di monitoragg­io per esaminare cosa succede nelle varie aree del Paese. Assolavoro si rende disponibil­e a contribuir­e alla definizion­e dei criteri e a partecipar­e alla cabina di regia chiamata a definire i criteri di funzioname­nto e a esaminare i risultati conseguiti sul campo»

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IMAGOECONO­MICA Vicepresid­ente. Stefano Colli Lanzi

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