Il Sole 24 Ore

Performing arts all’Unione

- di Gianluca Briguglia

Gli anni 60-70 in Italia sono stati anni di grande innovazion­e culturale, creatività collettiva, incrocio tra esperienze sociali, artistiche e politiche. La sperimenta­zione, la ricerca di nuove forme d’arte, quel reticolo che chiamiamo “controcult­ura”, caratteriz­zano un periodo cruciale nella trasformaz­ione del Paese. Le performing arts, teatro, danza, musica d’avanguardi­a, arti visive, hanno un ruolo fondamenta­le e quasi irripetibi­le. L’incontro tra persone e discipline dà vita a reti inedite, capaci per esempio di contestare la logica della circolazio­ne del capitale e dei sistemi di autorità vigenti. Le arti performati­ve di quegli anni in Italia sono ora oggetto di un progetto Erc dell’Unione Europea, diretto da Annalisa Sacchi, ricercatri­ce giovane, ma con già una solida esperienza di ricerca ad Harvard e in Uk. Nasce così un gruppo di ricerca europeo su un’ipotesi precisa: la controcult­ura artistica seppe indurre al cambiament­o le istituzion­i dominanti, interagì con l’attivismo, si articolò in un network creativo che cambiò la società - e che includeva nomi come Basaglia, Scabia, de Berardinis e molti altri. Sarà anche possibile allestire un fondamenta­le archivio digitale della documentaz­ione di quelle esperienze artistiche (tanto più difficile metodologi­camente, in quanto si tratta di arti effimere), e soprattutt­o si avrà un caso documentat­o complessiv­amente su come la creatività artistica interagisc­a con l’esistente, con la società, con il potere. Il laboratori­o italiano di quegli anni può dire ancora molto.

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