Performing arts all’Unione
Gli anni 60-70 in Italia sono stati anni di grande innovazione culturale, creatività collettiva, incrocio tra esperienze sociali, artistiche e politiche. La sperimentazione, la ricerca di nuove forme d’arte, quel reticolo che chiamiamo “controcultura”, caratterizzano un periodo cruciale nella trasformazione del Paese. Le performing arts, teatro, danza, musica d’avanguardia, arti visive, hanno un ruolo fondamentale e quasi irripetibile. L’incontro tra persone e discipline dà vita a reti inedite, capaci per esempio di contestare la logica della circolazione del capitale e dei sistemi di autorità vigenti. Le arti performative di quegli anni in Italia sono ora oggetto di un progetto Erc dell’Unione Europea, diretto da Annalisa Sacchi, ricercatrice giovane, ma con già una solida esperienza di ricerca ad Harvard e in Uk. Nasce così un gruppo di ricerca europeo su un’ipotesi precisa: la controcultura artistica seppe indurre al cambiamento le istituzioni dominanti, interagì con l’attivismo, si articolò in un network creativo che cambiò la società - e che includeva nomi come Basaglia, Scabia, de Berardinis e molti altri. Sarà anche possibile allestire un fondamentale archivio digitale della documentazione di quelle esperienze artistiche (tanto più difficile metodologicamente, in quanto si tratta di arti effimere), e soprattutto si avrà un caso documentato complessivamente su come la creatività artistica interagisca con l’esistente, con la società, con il potere. Il laboratorio italiano di quegli anni può dire ancora molto.