Diritti umani con re alismo
The Thin Justice of International Law di Steven Ratner è un libro originale e convincente sul rapporto tra filosofia politica e diritto internazionale. Il libro spazia su aspetti diversi che includono la natura della sovranità, l’auto-determinazione dei popoli, l’intervento umanitario, il diritto del commercio internazionale, i limiti della finanza, e così via. Il rapporto tra filosofia politica e diritto internazionale viene affrontato da Ratner secondo tre prospettive, quella sostanziale, quella metodologica e quella metateorica. Dal punto di vista sostanziale, il libro presenta una tesi secondo cui la filosofia politica può e deve fornire una visione normativa tesa a assicurare la pace attraverso il diritto. Dal punto di vista metodologico, Ratner difende una posizione che chiama teoria politica non-ideale, mostrando la sua attrattività nella prospettiva di una riforma del diritto internazionale. Dal punto di vista metateorico, infine, il libro cerca di costruire un percorso tra filosofia politica e ragionamento giuridico.
Le tre prospettive sono tra loro collegate nell’ambito di una visione non- ideale della teoria politica. Finora l’integrazione tra i due domini, quello filosofico e quello giuridico, è stata limitata poiché la filosofia politica è troppo idealistica e il diritto internazionale ha una matrice troppo positivistica. In sostanza, i giuristi internazionalisti tendono a ignorare fondamentali aspetti morali della loro disciplina, mentre i filosofi politici che lavorano sulla giustizia globale vedono il diritto internazionale come un mero terreno di applicazione delle loro teorie. Per Ratner, al contrario, i giuristi devono capire che la normatività dei filosofi politici non è un nemico da tenere a distanza e i filosofi a loro volta devono rendersi conto che il mondo reale che è nel mirino dei giuristi non corrisponde ai loro modelli. Data la scelta di operare nell’ambito di una teoria non- ideale, il contenuto normativo della giustizia viene poi ridotto al minimo che consiste per l’autore nella difesa della pace e nel rispetto dei diritti umani fondamentali.
In materia di diritti umani, Ratner fa suo l’approccio basato sulla “pratica”, più o meno come proposto da filosofi quali Beitz e Buchanan. Il suo interesse, in questo ambito, non è quello di determinare quali siano i diritti umani ma piuttosto quello di individuare tra i diritti umani riconosciuti quelli fondamentali del tipo del divieto della tortura e del genocidio. Ai miei occhi, il problema principale del libro consiste nel prezzo che bisogna pagare per avere i vantaggi di una teoria non-ideale come quella auspicata da Ratner: in sostanza, quelli di non dire rispetto a quale teoria ideale quella da lui preferita è non-ideale. Nel caso di Ratner, la teoria ideale sottostante sembra essere una sorta di “c on seguen zia lis modelle regole” che spesso è considerato intrinsecamente contraddittorio.