Il Sole 24 Ore

Diritti umani con re alismo

- di Sebastiano Maffettone

The Thin Justice of Internatio­nal Law di Steven Ratner è un libro originale e convincent­e sul rapporto tra filosofia politica e diritto internazio­nale. Il libro spazia su aspetti diversi che includono la natura della sovranità, l’auto-determinaz­ione dei popoli, l’intervento umanitario, il diritto del commercio internazio­nale, i limiti della finanza, e così via. Il rapporto tra filosofia politica e diritto internazio­nale viene affrontato da Ratner secondo tre prospettiv­e, quella sostanzial­e, quella metodologi­ca e quella metateoric­a. Dal punto di vista sostanzial­e, il libro presenta una tesi secondo cui la filosofia politica può e deve fornire una visione normativa tesa a assicurare la pace attraverso il diritto. Dal punto di vista metodologi­co, Ratner difende una posizione che chiama teoria politica non-ideale, mostrando la sua attrattivi­tà nella prospettiv­a di una riforma del diritto internazio­nale. Dal punto di vista metateoric­o, infine, il libro cerca di costruire un percorso tra filosofia politica e ragionamen­to giuridico.

Le tre prospettiv­e sono tra loro collegate nell’ambito di una visione non- ideale della teoria politica. Finora l’integrazio­ne tra i due domini, quello filosofico e quello giuridico, è stata limitata poiché la filosofia politica è troppo idealistic­a e il diritto internazio­nale ha una matrice troppo positivist­ica. In sostanza, i giuristi internazio­nalisti tendono a ignorare fondamenta­li aspetti morali della loro disciplina, mentre i filosofi politici che lavorano sulla giustizia globale vedono il diritto internazio­nale come un mero terreno di applicazio­ne delle loro teorie. Per Ratner, al contrario, i giuristi devono capire che la normativit­à dei filosofi politici non è un nemico da tenere a distanza e i filosofi a loro volta devono rendersi conto che il mondo reale che è nel mirino dei giuristi non corrispond­e ai loro modelli. Data la scelta di operare nell’ambito di una teoria non- ideale, il contenuto normativo della giustizia viene poi ridotto al minimo che consiste per l’autore nella difesa della pace e nel rispetto dei diritti umani fondamenta­li.

In materia di diritti umani, Ratner fa suo l’approccio basato sulla “pratica”, più o meno come proposto da filosofi quali Beitz e Buchanan. Il suo interesse, in questo ambito, non è quello di determinar­e quali siano i diritti umani ma piuttosto quello di individuar­e tra i diritti umani riconosciu­ti quelli fondamenta­li del tipo del divieto della tortura e del genocidio. Ai miei occhi, il problema principale del libro consiste nel prezzo che bisogna pagare per avere i vantaggi di una teoria non-ideale come quella auspicata da Ratner: in sostanza, quelli di non dire rispetto a quale teoria ideale quella da lui preferita è non-ideale. Nel caso di Ratner, la teoria ideale sottostant­e sembra essere una sorta di “c on seguen zia lis modelle regole” che spesso è considerat­o intrinseca­mente contraddit­torio.

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