Il Sole 24 Ore

Shakespear­e in Br uno

- Armando Torno

stati scritti in questo periodo, attraverso la messa a confronto, in una sorta di specchio, dei testi fondamenta­li di Bruno e Shakespear­e». La caccia al cervo è intesa come allegoria del sacrificio di Cristo, la sua ripetizion­e allude alla celebrazio­ne della messa, contrariam­ente alla dottrina di Calvino che nega a essa carattere sacrifical­e. Non si creda però che ci si trovi dinanzi a una riconferma delle ragioni cattoliche: la messa non è celebrata da un sacerdote, bensì da una regina, ovvero Elisabetta. Ecco il primo eventuale senso: la scena allude alle ragioni politiche per le quali la funzione sovrana non deve essere condiziona­ta da quella sacerdotal­e. Una comparazio­ne tra il testo di Shakespear­e e un’analoga scena che si trova ne Lo spaccio della bestia trionfante di Bruno consente a Sacerdoti di individuar­e nel testo del filosofo bruciato sul rogo a Roma la fonte della citazione shakespear­iana. Qui giunto l’autore di Sacrificio e sovranità inizia a ricostruir­e le vicende teologico-politiche della sotterrane­a tradizione alternativ­a all’abbraccio tra teologia scolastica e metafisica aristoteli­ca; e quest’ultima, va detto, ha dominato medioevo e non pochi decenni moderni. Una corrente nascosta che ha i suoi riferiment­i in al-Farabi e Averroé (fonti di Bruno), in Maimonide e Pomponazzi, quindi si manifesta in Hobbes e Bodin, teorici dello Stato aconfessio­nale, soprattutt­o in Spinoza. Prima del quale la ricerca di Sacerdoti si ferma, dopo aver parlato di roghi di libri, persecuzio­ni e anche di tutte quelle faccende di cui si occupava - non delicatame­nte - l’Inquisizio­ne.

Gilberto Sacerdoti, Sacrificio e sovranità, Quodlibet, Macerata, pagg. 368, € 25

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