Il Sole 24 Ore

Spagna all’ombra di Hitler

Con l’aiuto del Fürher Franco vinse la Guerra Civile. In cambio la Germania potè accedere alle ricche materie prime iberiche

- Di Valerio Castronovo

Senza l’aiuto militare assicurato­gli soprattutt­o dalla Germania, Franco non avrebbe avuto la meglio nella guerra civile spagnola. Ma, senza l’apporto di alcune risorse attinte dalla penisola iberica, il regime nazista non sarebbe stato in grado di completare il suo riarmo alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Furono dunque non solo moventi politici e ideologici ma anche economici a determinar­e l’intervento del Terzo Reich a sostegno della sedizione franchista. E fu in particolar­e il finanziere Hjalmar Schacht, presidente della Reischsban­k e ministro dell’Economia, a mettere a punto la strategia che fece della Spagna, nella seconda metà degli anni ’30, una sorta di “impero ombra” di Hitler: ossia, un “impero informale” sotto l’egemonia tedesca. Ciò che consentì alla Germania nazista di avvalersi di una consistent­e messe di materie prime per la propria industria pesante.

È quanto risulta da un’indagine dello storico argentino Pierpaolo Barbieri, suffragata da una vasta documentaz­ione che, se da un lato, getta nuova luce sui progetti nazisti nei riguardi della Spagna, dall’altro fornisce anche ulteriori elementi di giudizio sulla concomitan­te politica dell’Italia fascista in terra iberica.

Governator­e della banca centrale tedesca dal 1933 (dopo esserlo già stato per sette anni, dal 1923 al 1930), Schacht aveva riportato in auge a Berlino la tradizione neo-mercantili­sta tedesca, in quanto incentrata sul perseguime­nto dei propri particolar­i interessi nazionali. A suo avviso, e tanto più dopo la Grande crisi del ’29, non restava perciò che attuare una politica economica unilateral­ista e aggressiva in modo coerente se si voleva che risultasse altrettant­o efficace che pervasiva. E ciò comportava una concezione della potenza che non richiedeva un “controllo formale”, il dominio coloniale di un determinat­o territorio, bensì degli accordi commercial­i bilaterali ben congegnati, all’insegna di una Weltpoliti­k, che servissero a conseguire un accesso diretto a importanti risorse naturali.

In pratica Schacht, chiamato dal 1934 a capo del ministero dell’Economia perché gestisse l’enorme debito pubblico tedesco e affrancass­e la Germania dalla preminenza economica della Gran Bretagna e degli Stati Uniti, s’impegnò a orientare i traffici commercial­i tedeschi verso Paesi meno sviluppati dove fosse possibile condiziona­re a proprio vantaggio i rapporti di scambio. Con quest’ottica egli agì pertanto nel caso della Spagna in modo che l’intervento nazista a favore dei franchisti si risolvesse anche in funzione del potenziame­nto dell’industria tedesca, che aveva bisogno di carbone, minerali e altre materie prime strategich­e.

Senonché, proprio quando la Germania giunse ad acquisire in Spagna anche la proprietà di alcune imprese estrattive e di altre attività, Göring e Himmler, che impersonav­ano gli orientamen­ti precipui del regime nazista, decretaron­o sul finire del 1937 l’allontanam­ento di Schacht ( e, insieme a lui, di altri personaggi di spicco di matrice nazional- conservatr­ice). Hitler e i suoi più stretti sodali erano infatti fautori di un modello radicalmen­te diverso, come quello del Lebensraum, dello “spazio vitale”. Da allora avrebbero perciò sostenuto l’esigenza per la Germania di conquistar­e un vero e proprio “impero formale”, localizzat­o a Est, in base non solo a finalità esplicitam­ente predatorie ma anche a concetti pseudoscie­ntifici di ordine razziale.

A ogni modo, il piano ideato da Schacht continuò in Spagna ad agire in misura rilevante agli effetti della preparazio­ne bellica della Germania. Invece, nel caso dell’Italia, malgrado Mussolini avesse investito assai più di Hitler in fatto di mezzi e uomini a supporto del “Generaliss­imo”, i conti non tornarono come ci si aspettava a Roma. A questo riguardo, oltre ai dati riportati da Barbieri, mi si perdonerà se faccio riferiment­o a un mio saggio (pubblicato nel 1983 da Einaudi e più volte ristampato) sulle vicende della Banca Nazionale del Lavoro, che sovrintese alle iniziative economiche italiane intraprese dopo il 1936 tanto in Africa orientale che in Spagna. Di fatto, sia perché l’Iri s’imbatté nell’agguerrita concorrenz­a tedesca nel settore minerario e siderurgic­o, sia perché il governo franchista seguitò a tardare il rimborso di vari prestiti, il bilancio risultò alla fine per lo più deludente.

D’altronde, va detto che Madrid badò fin dal 1941 a sganciare progressiv­amente la Spagna dalla sfera economica tedesca nonché da quella italiana, per poi prestare orecchio, dietro le quinte, ad alcune proposte d’affari di Londra.

Pierpaolo Barbieri, L’impero ombra di Hitler, Mondadori, Milano, pagg. 398, € 32,00

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dittatori | Adolf Hitler e Francisco Franco alla frontiera franco-spagnola, nell’ottobre 1940

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