Rivenuta al mondo
Diventò una grande lettrice. Ed era sorda, muta, cieca. La meravigliosa storia vera di Marie Heurtin, “ragazza selvaggia” rinata alla vita a cavallo tra 800 e 900, viene ricostruita da Jean- Pierre Améris in un film fresco, gentile, tanto “inattuale” quanto profondamente commovente. I genitori di Marie, poveri contadini, non hanno nessuna possibilità di comunicare con la disgraziatissima figlia. Si limitano a nutrirla, non riuscendo nemmeno a pettinarla o a vestirla decentemente. Ci vuole un intervento esterno, un’altra persona che si prenda cura, che si metta in gioco. Ci vuole Marguerite, giovane suora in un convento in cui si accolgono giovani sordomute. E tuttavia Marguerite non è un’educatrice: fa solo lavori manuali, ed è lei stessa molto malata, con la tisi che la sta consumando velocemente. Attenzione: non è un film strappalacrime, un “santino” agiografico. Anzi: quando Marguerite per la prima volta incontra Marie, il rapporto è subito burrascoso. La ragazza “sente” la separazione dai suoi, si ribella con tutte le forze, non dà alcun segno di poter sviluppare una forma di comunicazione con il mondo esterno. Come l’” enfant sauvage” di Truffaut, il suo isolamento appare assoluto, invalicabile. Il film è dunque la storia di una rinascita, di un parto doloroso, di una apertura che risveglia il nostro stupore di fronte al miracolo del linguaggio. Mesi e mesi di attesa perché si manifesti il primo, labile segno di intelligenza. E poi l’esplosione, la pienezza, la gioia, sottolineata dai colori pastello degli interni del convento e della natura circostante. Un film “necessario”, talmente differente dai soliti prodotti che affliggono le sale da dover aspettare due anni prima di uscire in Italia ( in modo quasi clandestino). Non fatevelo scappare. %%%% %