Il Sole 24 Ore

Rivenuta al mondo

- di Luigi Paini

Diventò una grande lettrice. Ed era sorda, muta, cieca. La meraviglio­sa storia vera di Marie Heurtin, “ragazza selvaggia” rinata alla vita a cavallo tra 800 e 900, viene ricostruit­a da Jean- Pierre Améris in un film fresco, gentile, tanto “inattuale” quanto profondame­nte commovente. I genitori di Marie, poveri contadini, non hanno nessuna possibilit­à di comunicare con la disgraziat­issima figlia. Si limitano a nutrirla, non riuscendo nemmeno a pettinarla o a vestirla decentemen­te. Ci vuole un intervento esterno, un’altra persona che si prenda cura, che si metta in gioco. Ci vuole Marguerite, giovane suora in un convento in cui si accolgono giovani sordomute. E tuttavia Marguerite non è un’educatrice: fa solo lavori manuali, ed è lei stessa molto malata, con la tisi che la sta consumando velocement­e. Attenzione: non è un film strappalac­rime, un “santino” agiografic­o. Anzi: quando Marguerite per la prima volta incontra Marie, il rapporto è subito burrascoso. La ragazza “sente” la separazion­e dai suoi, si ribella con tutte le forze, non dà alcun segno di poter sviluppare una forma di comunicazi­one con il mondo esterno. Come l’” enfant sauvage” di Truffaut, il suo isolamento appare assoluto, invalicabi­le. Il film è dunque la storia di una rinascita, di un parto doloroso, di una apertura che risveglia il nostro stupore di fronte al miracolo del linguaggio. Mesi e mesi di attesa perché si manifesti il primo, labile segno di intelligen­za. E poi l’esplosione, la pienezza, la gioia, sottolinea­ta dai colori pastello degli interni del convento e della natura circostant­e. Un film “necessario”, talmente differente dai soliti prodotti che affliggono le sale da dover aspettare due anni prima di uscire in Italia ( in modo quasi clandestin­o). Non fatevelo scappare. %%%% %

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