Eugenio e la sua professoressa «in cammino»
Genti le direttore, insegno Lettere in un Liceo Scientifico di provincia (San Benedetto del Tronto, AP) da 23 anni. Quando ho iniziato, non avevo assolutamente idea di cosa volesse dire “insegnare” e sono stata sottoposta a durissima prova dagli studenti che, con la loro genuinità, mi hanno messo con le spalle al muro, anzi mi mettono costantemente con le spalle al muro, perché io possa fare meglio il mio lavoro, perché io possa riflettere sul mio ruolo e assumere la posizione etica che esso richiede, senza sconti o pietismi, senza rabbia o rivendicazioni. Talvolta riesco a rispondere alla loro “richiesta” etica, molte volte scivolo, ma sono in cammino. Nella verifica scritta di una 5ª classe, ho assegnato la redazione di un saggio breve sull’argomento: “L’uomo di fronte al male e alla sofferenza: Manzoni e Leopardi possono insegnare qualcosa ai giovani d’oggi?”, fornendo alcuni brevi testi come materiale da utilizzare per la loro argomentazione, come la tipologia testuale del saggio richiede. Eugenio De Luca ha elaborato un testo illuminante. A mio giudizio lo studente fa capire con chiarezza a noi insegnanti come si possa e si debba lavorare con i testi del passato remoto o recente. L’allievo ha superato il maestro? Certo, niente di più bello può accadere nella scuola! Ho pensato di inviare a lei il saggio perché penso lo possa apprezzare. Leggo ogni domenica la sua rubrica e ciò che mi colpisce è la capacità di cogliere nell’altro originalità e profondità di pensiero. Eugenio, al quale ho proposto l’idea di inviare il testo a lei, è d’accordo e mi ha chiesto di “introdurre” il suo lavoro. Ho eseguito con piacere il compito affidatomi.
– Adriana Paoletti Pubblichiamo di seguito il testo elaborato dallo studente Eugenio De Luca
La comprensione è sempre stata fondamentale per l’uomo, ma nell’epoca dello sviluppo, della tecnologia e delle ricerche acquisisce un’importanza vitale. I ragazzi che entrano all’Università sono spinti a concludere gli studi con il massimo dei voti, l’unico obiettivo deve essere la perfezione; comprendere ha un’enorme importanza, è l’unica arma a disposizione che consente loro di non essere lasciati indietro nella corsa sfrenata del mondo. Sarebbe interessante chiedersi se letterati del passato come Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni, non influenzati dalla tecnologia e dai vizi della società moderna, possano in qualche modo aiutare i ragazzi di oggi. Se si studiano con attenzione le loro opere, risulta evidente che la risposta a questa domanda è affermativa: possono aiutarci perché riuscivano a comprendere e visualizzare gli eventi in modo differente dal nostro, in una maniera che noi ormai abbiamo dimenticato. Sia Leopardi che Manzoni prima di studiare qualcosa la osservavano, poiché avevano compreso che sia gli oggetti materiali che le idee, nonostante possano sembrare entità coese, presentano tante sfaccettature. Ognuno di noi, quando è chiamato a descrivere o a parlare di qualcosa, sceglie una di queste “sfaccettature” a seconda dell’educazione che ha ricevuto da bambino, del suo umore o addirittura a seconda del tempo meteorologico. È chiaro che ogni nostra decisione è condizionata da un grande numero di fattori; la “sfaccettatura” che viene scelta la definiremo il punto di vista rispetto a quell’argomento.
Ma perché il punto di vista è così importante? Ammettiamo di avere un gigantesco dado, di essere in sei e che ad ognuno di noi sia permesso di guardare una sola faccia (diversa per ognuno) di quel dado. Quando ci confronteremo tutti e sei, emergerà che ognuno di noi ha visto un numero differente da quello degli altri stampato su di una faccia quadrata. Ragio- nando insieme, potremmo dedurre che, essendo tutte le facce quadrate ed essendo queste facce sei, abbiamo avuto a che fare con un cubo. Dopo un ulteriore ragionamento ci accorgeremo che questo cubo era nello specifico un dado. Con questo cosa voglio dire? I punti di vista sono fondamentali per comprendere la vera essenza di qualcosa; abbiamo appena reso evidente che l’integrazione e il confronto tra punti di vista identifica la vera essenza di quel qualcosa che stiamo studiando. Ovviamente è impossibile prendere in considerazione tutte le “sfaccettature” possibili, è quindi irrealizzabile la conoscenza totale di qualcosa. Manzoni e Leopardi questo lo sapevano bene, ed è per questo che possono aiutarci anche nel 2016.
Prendiamo ad esempio il giardino della sofferenza di Leopardi e la descrizione della vigna di Renzo del Manzoni: hanno entrambi come soggetto la vegetazione, ma già ad una prima lettura notiamo una profonda differenza tra i due testi. Nel XXXIII capitolo dei Promessi Sposi Manzoni descrive infatti la natura focalizzando l’attenzione sui temi dell’abbandono e della natura dell’uomo; infatti le piante lasciate libere di crescere hanno cominciato a sovrapporsi l’una all’altra per sopravvivere, e secondo Manzoni è quello che farebbe l’uomo senza Governo o Leggi. Leopardi invece descrive la natura concentrandosi sulla sofferenza celata dietro alla bellezza. Nonostante comunque il soggetto sia lo stesso, Manzoni e Leopardi hanno due punti di vista completamente differenti: evidenziano temi diversi partendo dallo stesso argomento. Non sono comunque gli unici a poterci aiutare ad affrontare la vita quotidiana. Basti pensare che nemmeno cent’anni fa Pirandello scriveva un vero e proprio “trattato” su questo argomento: Uno, nessuno e centomila. Nell’Adelc hi Manzoni afferma che «Gran segreto è la vita, e nol comprende che l’ora estrema». In questa frase è evidente un punto di vista plasmato e distorto dalla situazione estrema e dalla condizione psicologica. Sarà proprio grazie a questa “angolazione” che Adelchi riuscirà a descrivere meravigliosamente la vita e il mondo.
Il punto di vista è un’“arma” per comprendere, ma non dimentichiamo che è spesso una delle prime cause d’incomprensione. A proposito di questo ci parla Leopardi nella lettera al filologo svizzero De Sinner. Il poeta recanatese ci tiene infatti a chiarire che la sua filosofia nasce dall’“intelletto” e non dai suoi mali fisici, come la maggiore parte delle persone pensava. Qui un punto di vista sbagliato rischia di sminuire e privare di valore un intero “sistema filosofico”. Leopardi spiega che fossilizzarsi su un unico modo di vedere le cose non è un buon comportamento, bisognerebbe invece cercare di essere originali ed elastici mentalmente. Il poeta tra le righe suggerisce al lettore di ragionare. Anche nel Canto notturno di un pastore errante dell’Asia il pastore- poeta soppesa con attenzione due punti di vista: il suo e quello della Luna, la « giovinetta immortal » . Immagina infatti che la Luna, essendo in una posizione più alta rispetto alle cose terrene, comprenda meglio il senso della vita. Per spiegarlo con un esempio: è più facile trovare la via d’uscita da un labirinto guardandolo dall’alto, non camminandoci dentro.
I letterati che ho trattato detengono, come altri indubbiamente, la chiave del conoscere, una chiave che probabilmente è precipitata negli abissi del tempo. Leopardi ci trasmette la forza di combattere e di resistere contro le ingiustizie del mondo. La sua vita e le sue cosiddette “canzoni del suicidio” ci incitano a combattere e a non arrenderci. Lo stesso poeta recanatese nella lettera a De Sinner desidera che i lettori confutino le sue teorie, perché lui è la prima persona sulla quale pesano queste idee. Non solo penso che Leopardi e Manzoni possano insegnare qualcosa ai giovani, io sono fermamente convinto che siano fonda- mentali per sviluppare la forma mentis dei ragazzi e, perché no, anche degli adulti.
Tuttomoltob ello evero. Carlo Os solami assicura che i riferimenti letterari sono a posto e mi segnala solo una parziale inavvertenza del nostro studente: il Leopardi non può ovviamente conoscere la società digitalizzata di oggi, ma è sempre stato molto informato del progresso e della tecnologia della sua epoca, proprio per poterli spesso criticare era informatissimo. Ho deciso di pubblicare il saggio breve di Eugenio e la lettera di accompagnamento della sua «professoressa in cammino» per tante ragioni. Mi intriga il ragionamento di tipo filosofico-speculativo sulle molte «sfaccettature» di oggetti e idee e sulla irrealizzabilità della «conoscenza totale» di qualcosa. Mi colpiscono la voglia di cercare la chiave del conoscere precipitata negli abissi del tempo e la riscoperta di quella «giovinetta immortal» che aiuta a ragionare e capire, guida preziosa dal cielo per uscire dal labirinto terreno di ognuno di noi. Mi piace che sia Eugenio a spiegare alla sua professoressa la straordinaria attualità della lezione di Leopardi e di Manzoni e a indicare, a modo suo, come si debba lavorare sui testi del passato, remoto e recente. Trovo strepitoso che tutto questo avvenga in un liceo scientifico di San Benedetto del Tronto con la “gioia” di immergersi nel giardino della sofferenza del poeta recanatese e nella vigna di Renzo del capolavoro manzoniano per imparare a osservare e toccare le cose di questa terra oggi, allargare la forma mentis e cominciare ad afferrare il senso profondo della vita in un mondo globalizzato, scandito dai tempi della tecnologia. Miracoli della scuola italiana.
roberto. napoletano@ ilsole24ore. com