Per l’Italia possibile «tesoretto» da 2 miliardi
L’apertura annunciata ieri dalla Commissione Ue sulle spese per la sicurezza potrebbe valere quest’anno per l’Italia fino a 2 miliardi. A tanto ammonta il ricorso aggiuntivo alla flessibilità consentita dalle regole europee, inserito nel corso dell’esame parlamentare della legge di stabilità per il 2016. Spazi di bilancio tuttora sub iudice, al pari dell’ulteriore 0,1% della clausola sulle riforme e dello 0,3% della clausola per gli investimenti, tutti addendi della manovra già incorporati nei saldi di finanza pubblica. Il giudizio finale sull’intero pacchetto è atteso per metà maggio, e stando a quanto fa sapere Bruxelles già in quella sede verranno valutati i costi di «eventi eccezionali», tra cui appunto le spese sostenute per incrementare la sicurezza interna con l’obiettivo di far fronte all’offensiva del terrorismo. In poche parole, la proposta che la Commissione guidata da Jean Claude Juncker sta per mettere a punto, se condivisa dai governi, si tradurrebbe in un’interpretazione “estensiva” delle «circostanze eccezionali» già contemplate dal Patto di stabilità prima ancora che dalla Comunicazione sulla flessibilità resa nota il 13 gennaio del 2015. Al momento, può essere consentito una scostamento dal percorso di aggiustamento fiscale in direzione dell’ «obiettivo di medio termine» (Omt), in sostanza il pareggio di bilancio, nel caso di una grave recessione oppure in presenza di eventi non soggetti al controllo del paese, che abbiano rilevanti effetti sull’economia. Tra questi, le calamità naturali. Ora tra tali eventi potrebbe rientrare l’emergenza terrorismo. Con quali effetti sui conti italiani? Come segnala l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, la previsione di un deficit 2016 al 2,3% (rispetto alla precedente stima del 2,4%) riflette gli effetti di apposite misure amministrative che il Governo ha previsto di adottare in corso anno. Tra queste, il ricorso ai maggiori incassi della «voluntary disclosure», che servirebbero appunto a contenere l’aumento del deficit dovuto alle misure per la sicurezza e la cultura: 3,3 miliardi in tutto. Poiché, dai contatti intercorsi finora con la Commissione Ue, pare improbabile che il miliardo per la cultura (comprensivo dei 290 milioni ai diciottenni) possa rientrare nella partita, il via libera si concentrerebbe sui 2 miliardi per la sicurezza. Non si parla per ora delle spese per l’emergenza rifugiati. Su questo punto l’istruttoria è ancora tutta da definire. A parere del Governo, l’esclusione dai vincoli del Patto di Stabilità solo della maggiore spesa sostenuta nel 2015 e 2016, rispetto al 2014, penalizza l’Italia «che sta spendendo ogni anno dal 2014 in poi da 2 a 2,5 volte la spesa media del triennio 2011-2013». Il criterio di calcolo è decisivo: se valutate come una tantum, tali spese sarebbero escluse dal calcolo del deficit strutturale. In caso contrario, se assimilate a spese a carattere permanente, andrebbero a impattare direttamente sul deficit nominale.