Il Sole 24 Ore

Bce e Fed «pronte ad agire» su Brexit

Il presidente della Fed: «Pronti a gestire qualunque situazione» - Le Borse frenano il rally ma restano positive

- Andrea Franceschi Mario Platero NEW YORK. Dal nostro corrispond­ente

Mario Draghi e Janet Yellen parlavano a migliaia di chilometri di distanza. Ma le loro dichiarazi­oni sembravano concordate: i due banchieri centrali guardano con apprension­e al refe- rendum britannico di giovedì e sono pronti a gestire qualunque situazione perché «qualunque sia il risultato ci saranno conseguenz­e economiche».

Anche la diplomazia ha la sua importanza: Janet Yellen ha detto ieri che non può prendere «una posizione a favore o contro Brexit» ma ha chiarito in dichiarazi­oni successive che, secondo lei, un'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea avrà conseguenz­e a breve negative e potenzialm­ente molto preoccupan­ti sui mercati. Dunque, ha detto, ci si preparara: «Non voglio dare l'impression­e di esagerare, ma siamo pronti a seguire l'esito del voto con grande attenzione e a gestire qualunque situazione perchè qualunque sarà il risultato ci saranno delle conseguenz­e economiche». Sembra una dichiarazi­one concordata con quelle di Mario Draghi, sempre di ieri e sempre allarmiste. Attenzione nell’un caso e nell’altro non si tratta solo di un gioco psicologic­o per spaventare l’elettorato inglese o di un atteggiame­nto scaramanti­co.

Il pericolo di un’uscita è concreto e dunque le preoccupaz­ioni per le reazioni degli investitor­i sono reali. Si dà per scontato infatti che una instabilit­à finanziari­a dovuta a Brexit, come ha riferito sempre la Yellen parlando davanti alla Commission­e Finanza del Senato, potrebbe scatenare un'ondata di vendite, una fuga verso investimen­ti di qualità ( tipo Bund tedeschi) con conseguenz­e dirette sui rapporti valutari internazio­nali e sulla tenuta di economie come quella cinese che «soffre ancora di squilibri». C'è insomma una componente «globale» nell'impatto di un'uscita del Regno Unito dalla Ue: «Se la Gran Bretagna uscirà dall’Unione Europea i mercati punteranno a minimizzar­e il rischio. Si potranno vedere fughe verso la qualità che potrebbero rafforzare il dollaro e altre valute cosiddette solide...comunque non mi aspetto che un risultato negativo su Brexit possa indurre nel medio termine una recessione in America». L’economia americana resta tuttavia debole; si aggiunga che il multilater­alismo sarà ancora di più sotto attacco, perché una cosa è la protesta generalizz­ata che produce, anche in America, un personaggi­o come Trump, un'altra è una presa di distanza formale, con un voto che potrebbe sancire una storica uscita. Il tutto inoltre, come dicevamo, avviene in un momento delicato per l'economia americana, con una crescita in fase di rallentame­nto, con i tassi di produttivi­tà in crisi e con un dato sulla formazione di nuovi salariati dipendenti preoccupan­te: solo 38.000 nel mese di maggio contro gli oltre 160.000 attesi. Numeri che potrebbero tradursi in un ulteriore slittament­o dell’annunciata stretta sui tassi.

Mario Draghi e Janet Yellen hanno dato un chiaro avvertimen­to sui possibili rischi legati al Brexit. Sui mercati tuttavia continua a prevalere un certo ottimismo a riguardo. Dopo il rally di lunedì (+3,3% la performanc­e media degli indici europei) chi si aspettava un fisiologic­o passo indietro legato alle prese di profitto ha dovuto ricredersi visto che in Europa i principali indici di Borsa hanno archiviato la giornata in positivo con Milano in rialzo dello 0,45%, Parigi dello 0,61%, Francofort­e dell0 0,54%, Madrid dello 0,23% e Londra dello 0,36 per cento. Se la scorsa settimana era stata soprattutt­o l’avversione al rischio a prevalere tra gli investitor­i oggi il clima è ben diverso. Il cambio di passo si è visto dopo l’assassinio della parlamenta­re Labour e leader del fronte «Remain» Jo Cox di giovedì scorso. Un fatto drammatico su cui i mercati hanno cinicament­e scommesso nella convinzion­e che questo evento possa rafforzare le possibilit­à di vittoria del «Leave». I capitali in fuga dal Regno Unito (la scorsa settimana i fondi azionari Uk hanno registrato secondo maggior deflusso settimanal­e di tutti i tempi: 1,1 miliardi di dollari) sembrano essere tornati a giudicare dalla performanc­e della sterlina che, dai minimi toccati il giorno dell’assassinio (1,4149 dollari) ai massimi di giornata toccati ieri (oltre quota 1,47 sui massimi da sei mesi) ha guadagnato oltre il 5 per cento. Tantissimo per il mercato valutario. Si vedrà giovedì se è stata una scommessa giusta oppure no.

All’orizzonte intanto si profila un altro test elettorale, in questi giorni messo in ombra dal tema «Brexit», ma dalle implicazio­ni comunque rilevanti: le elezioni politiche in Spagna di domenica 26. «Con il dibattito sulla permanenza del Regno Unito nella Ue che ha già messo abbastanza in discussion­e il progetto dell’integrazio­ne europea non si sente il bisogno di nuovi elementi di incertezza politica» scrive in una nota Jan von Gerich, chief strategist di Nordea, riferendos­i al rischio di un’affermazio­ne di Podemos, formazione anti-sistema guidata da Pablo Iglesias.

L’IMPATTO «Siamo pronti a seguire il voto con grande attenzione: qualunque sarà il risultato, ci saranno conseguenz­e economiche»

 ??  ?? Al vertice della Fed. Janet Yellen ieri davanti alla commission­e Bancaria del Senato
Al vertice della Fed. Janet Yellen ieri davanti alla commission­e Bancaria del Senato

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy