Il maxi-arsenale inutilizzato della liquidità
pD all’ultimo dei sondaggi che BofA Merrill conduce mensilmente tra i gestori di fondi in tutto il mondo c’è un numero che più di altri merita di essere segnalato: quello sulla quota del portafoglio che i gestori destinano alla liquidità e che, questo mese, si è attestata mediamente al 5,7 per cento. Sui massimi addirittura dal 2001.
Nelle fasi più turbolente di mercato il denaro contante, insieme ad altri cosiddetti «beni rifugio», è tra le classi di investimento predilette, Gli investitori tendono a mettere al riparo il portafoglio dalla volatilità in attesa di tempi migliori. L’indice elaborato dalla banca americana, che monitora proprio questo indicatore rilevato con i sondaggi, ha registrato delle forti impennate tra il 20082009 ( la grande crisi finanziaria seguita al crack della Lehman Brothers) e tra il 2011 e il 2012 (crisi dei debiti sovrani dell’Eurozona). Il fatto che ri- salga ora, prima del Referendum britannico sulla permanenza nell’Ue, è indicativo del nervosismo con cui gli operatori si preparano a questo importante evento. Ma oltre ad essere un termometro dell’avversione al rischio il numero dice anche un’altra cosa. E cioè che, se l’esito del referendum dovesse essere quello che i mercati auspicano, ossia la vittoria del « Bremain » , l’inevitabile rialzo dei mercati potrebbe essere amplificato. Per la banale ragio- ne che tutta questa liquidità, che è come se fosse un enorme arsenale inutilizzato, tornerà ad essere impiegata. Resistere alla tentazione di sparare qualche cartuccia prima di sapere l’esito del voto non è facile per chi opera sui mercati. In questo senso va letto il rally registrato dai mercati europei lunedì (+ 3,30% il rialzo medio delle Borse continentali) che è stato spropositato se si pensa che il voto arriverà solo giovedì.