Il Sole 24 Ore

Con la destra una convergenz­a che potrebbe non durare

- Paolo Pombeni

Quanto durerà la transumanz­a di voti della destra a sostegno di candidati Cinque Stelle? La domanda è stata posta in relazione a possibili elezioni nazionali con l’Italicum nell’ipotesi di un ballottagg­io che veda contrappos­ta la lista del Pd (di Renzi) e il movimento fondato da Grillo. Se nella tornata di amministra­tive a Roma, Torino e in altre città meno sotto i riflettori i pentastell­ati hanno goduto, come mostrano gli studi sui flussi, di un cospicuo supporto di voti che nella prima tornata erano andati al centrodest­ra, ci si potrà aspettare qualcosa di simile anche a livello nazionale? Perché in quel caso la partita sarebbe Renzi e il suo Pd praticamen­te contro il resto del sistema, visto che anche l’estrema sinistra sembra in buona parte incline a schierarsi con il M5S.

È difficile prevedere cosa potrebbe accadere in elezioni nazionali che è praticamen­te impossibil­e si possano fare prima della primavera 2017: anche se il referendum costringes­se Renzi alle dimissioni a metà ottobre, difficile non prevedere un governo di transizion­e e poi tradiziona­lmente d’inverno non si vota. Nel frattempo può succedere di tutto.

Teniamoci dunque a quel che si può capire da quanto è appena successo. È comprensib­ile che una destra in crisi e variegata abbia alla fine per reazione scelto lo strumento per non dare soddisfazi­one a chi altrimenti sarebbe risultato il perno ineliminab­ile della trasformaz­ione politica italiana. Renzi è troppo centrale in questo momento e il suo progetto è quello di stabilizza­re il nuovo assetto. Per batterlo è necessario scendere sul suo stesso terreno, cioè sulla prospettiv­a della «rottamazio­ne» dei poteri tradiziona­li. Di conseguenz­a il soggetto meglio attrezzato per farlo è il M5S che si presenta come trasversal­e da un lato (dunque un elettore di destra non si sente costretto a rinnegare le sue credenze politiche) e come, almeno apparentem­ente, «ingenuo» dall’altro (per cui sempre quell’elettore può pensare che fa una scelta tattica e momentanea, tanto poi l’inesperien­za e l’utopismo di coloro per cui vota li condannera­nno a un rapido declino).

È veramente così? Certamente i Cinque Stelle sono stati abili nel costruirsi un embrione di proposta politica che accarezza indifferen­temente mitologie di sinistra e di destra, proclamand­o la fine delle ideologie tradiziona­li. Hanno fatto aperture a 360 gradi (al limite spesso del funambolis­mo: basta pensare alle promesse fatte un po’ a tutte le categorie a Roma). Hanno dalla loro il mito giovanilis­ta che fa suonare qualche ricordo atavico nella destra italiana. Tuttavia hanno anche più di un embrione di ideologia, per quanto se ne possa discutere la solidità.

Forse qualcuno avrà notato che la Appendino ha fatto un discorso molto istituzion­ale la sera della vittoria, ma poi il

I RISCHI DELL’OPPOSIZION­E La destra in crisi si è affidata al M5S per contrastar­e il premier ma trascura una sua proposta governativ­a

giorno dopo è corsa a dire che metterà il reddito di cittadinan­za e a chiedere cambi al vertice di organismi economici. Sarà, come ha detto Chiamparin­o, per tenere buoni i suoi pasdaran, ma siamo sicuri che quelli si accontente­ranno di qualche atto rituale senza conseguenz­e?

La destra è oggi troppo concentrat­a a battere Renzi senza preoccupar­si di mettersi prima in condizione di raccoglier­e il peso del governo qualora ci riuscisse. Per questo è disponibil­e a vendere anche l’anima al diavolo, dimentican­do però, come insegna Doktor Faustus, che la faccenda ha poi costi assai pesanti.

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