«Le regole tecniche vanno adeguate alla produzione»
pGli aspetti normativi, quelli economici e quelli più strettamente tecnologici: mentre le fonti rinnovabili macinano record - in Gran Bretagna, per qualche ora, la produzione solare ha superato quella da carbone: un evento eccezionale - il settore va valutato da differenti punti di vista.
«Per quanto riguarda l’assetto normativo - spiega Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’energia all’università di Padova - scontiamo una grave latitanza, a livello italiano, nella definizione delle regole. Non tanto per quanto riguarda il solare fotovoltaico, che ha una sua forma di convenienza, ma per le altre fonti rinnovabili che mancano di un riferimento normativo atteso da fine 2014. In Germania c’è stato un ampio dibattito, non privo di tensioni, sulle scelte da fare: qui, no». E il quadro economico? «Quello è sorprendente: a livello internazionale si sono svolte gare per l’assegnazione di nuovi impianti, tipicamente della durata di 15 anni, con prezzi dell’energia davvero bassi, al di sotto dei 45 dollari a MWh per il solare. Questo significa che in molte aree del mondo, soprattutto dove la domanda energetica è in aumento, si va con decisione verso la scelta di solare ed eolico come forme più convenienti. Basti pensare all’India, dove un piano governativo affronta la questione dei 200 milioni di persone ancora escluse dalla fornitura di energia: qui il progetto di costruire grandi centrali sta cambiando a favore di una produzione più diffusa. Vi è un target per portare a 100 GW la potenza fotovoltaica al 2020, rispetto ai 5 GW previsti in precedenza. Un modello di Paese in forte crescita e che ripensa alle modalità del proprio sviluppo, che sta prendendo piede anche altrove».
In Italia i posti di lavoro legati alle rinnovabili sono però in calo.
«Padova è un caso emblematico: un intero distretto è nato sull’onda degli incentivi iniziali, e ora non ne resta quasi nulla. Questo non significa che il settore non sia in forte espansione: semplicemente va preso atto che una certa parte di componenti viene prodotta all’estero con costi minori. Pensiamo alla Cina: il governo nel solo 2011 ha messo sul piatto per l’industria solare 32 miliardi di dollari, con prestiti a lungo termine: è chiaro che è impossibile competere con questo genere di potenza. La situazione è simile a quella che si è creata con l’elettronica, la produzione di computer e telefoni cellulari. Resta però tutta la parte della ricerca e della gestione delle reti, che spesso sono ancora quelle progettate e pensate 30 anni fa e oggi vanno adeguate. Su questo, su tutta la partita dell’innovazione, l’Europa può dire la sua». E l’Italia? «Ci sono ricerche in corso a livello universitario e collaborazioni con le stesse aziende. A Padova, ad esempio, c’è il Polo Fotovoltaico, un centro di ricerca interdipartimentale che coinvolge l’Ingegneria, la Chimica e Fisica per lo studio dei materiali, degli impianti, dell’economia del settore. Il vero problema è mantenere questa ricerca competitiva con la scarsità di fondi pubblici, che sono stati tagliati».
Quali prospettive sono immaginabili per il settore?
«Tutto è ancora in divenire. Ad esempio, l’evoluzione delle celle di silicio è sorprendente, ogni anno aumentano in rendimento. Salgono i rendimenti e la stabilità di produzione: magari all’esterno non si vede, il pan-
«La produzione solare ha superato quella derivante dal carbone: un evento eccezionale»
«Servono più fondi pubblici per poter mantenere competitiva la ricerca applicata»
nello sembra sempre lo stesso, ma è come guardare un pc degli anni Novanta e uno attuale: non c’è paragone. Oggi poi si stanno studiando nuovi materiali, alcuni anche a base organica, o altri tipi di polimeri: anche nel campo delle rinnovabili è possibile che intervenga qualche elemento di discontinuità che contribuisca a rivoluzionare e trasformare questo settore». Qual è la sfida principale? «Adeguare le regole tecniche alle nuove produzioni. Occorre rivedere i meccanismi di gestione della produzione, aumentare la capacità di bilanciare in tempo reale la produzione intermittente e i carichi. Ci sono giornate di sole in cui, con le tecnologie più recenti, si produce e immette in rete grandi quantità di energia. Poi, in poche ore, se arrivano le nubi il contesto cambia completamente. Occorre essere in grado di controllare sovraproduzioni e picchi al ribasso, per una gestione ottimale dell'energia e un suo utilizzo più razionale ed efficace».