Il Csm archivia il caso Rossi «Ma gli atti al Pg Cassazione»
Va archiviata la pratica aperta sul procuratore di Arezzo Roberto Rossi ma la Procura generale della Cassazione, titolare dell’azione disciplinare, deve valutare se alcune condotte del magistrato abbiano rilievo disciplinare. È la conclusione cui è giunta la prima commissione del Csm, che ha deciso di non avviare la procedura di trasferimento del capo della Procura aretina per la presunta incompatibilità tra il coordinamento che svolge nelle indagini su Banca Etruria e l’incarico di consulente giuridico per il Dipartimento degli affari giuridici della presidenza del Consiglio dei ministri, ricoperto fino allo scorso dicembre. La proposta (che dovrà essere vagliata dal plenum) è stata approvata all’unanimità con la sola astensione della togata di Unicost Maria Rosaria San Giorgio.
Non si tratta però di un’assoluzione: il procuratore di Arezzo, sottolinea la prima commissione di Palazzo dei Marescialli, era «l’unico titolare di un’indagine che potenzialmente avrebbe po- tuto coinvolgere un familiare di un importante esponente del governo», l’ex vice presidente di Banca Etruria, Pierluigi Boschi, padre del ministro per le Riforme. Circostanza che avrebbe dovuto indurre il magistrato a «scelte più articolate» sull’assegnazione dei fascicoli e alla «rinuncia all’incarico di consulenza». Per questo con la delibera si chiede di trasmettere gli atti al pg della Cassazione Pasquale Ciccolo, titolare dell’azione disciplinare, perché valuti i precisi comportamenti di Rossi, su cui il Csm non può intervenire, visto che con il trasferimento d’ufficio può sanzionare solo condotte non determinate da colpa. In ogni modo «non ci sono elementi per sostenere un rapporto di conoscenza con il ministro Maria Elena Boschi tale da mettere in discussione il profilo dell’imparzialità e dell'indipendenza del magistrato nella trattazione di vicende processuali che potenzialmente potrebbero coinvolgere parenti del citato ministro».