Il Sole 24 Ore

Sulla digitalizz­azione non tutte le province fanno passi avanti

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Egregio dottor Galimberti, ho letto su Il Sole 24Ore del 15 giugno scorso la lettera del signor Digrazia che riferisce di una coda «pazzesca» per il ritiro di un referto e lamenta che vi siano ancora «storie di orrori» nonostante le promesse che con la digitalizz­azione il cittadino non avrebbe più dovuto fare code e concordo pienamente con la Sua risposta che stigmatizz­a al riguardo l’inerzia dei funzionari, la negligenza dei loro dirigenti e l’incapacità di attuare una vera organizzaz­ione industrial­e dei pubblici uffici. Osservo però che la lettera del lettore e anche la sua risposta potrebbero lasciare intendere che non si sia fatto alcun progresso nell’abolizione delle code e in genere nei rapporti con la pubblica amministra­zione. Questo non è vero: stando al caso citato, ormai da tempo (anche se ancora non sempre) i referti possono essere scaricati direttamen­te dal proprio fascicolo sanitario elettronic­o: recentemen­te poi, almeno in Lombardia, con la ricetta digitale si è del tutto evitata la necessità di recarsi dal medico per ritirare prescrizio­ni ripetitive. Con la domiciliaz­ione bancaria, l’home banking, le dichiarazi­oni fiscali e i pagamenti delle imposte via Web, la prenotazio­ne on line degli appuntamen­ti con le pubbliche amministra­zioni, il fascicolo sanitario elettronic­o, le informazio­ni preventiva­mente ricavabili dai siti dei vari enti e i diversi servizi on- line messi a disposizio­ne dei cittadini, quante “code” ci possiamo evitare! Ritengo giusto sottolinea­re questo aspetto; certo vi sono ancora molte, troppe situazioni negative e si potrebbe fare di meglio, anzi molto di meglio: è giusto quindi denunciare le inadempien­ze e le responsabi­lità al riguardo, ma ritengo anche opportuno che venga contrastat­a la convinzion­e, spesso diffusa, che quanto va male sia inesorabil­mente immutabile. Bisognereb­be forse anche stimolare i cittadini ad adeguare la mentalità alle nuove realtà e, utilizzand­o di più i mezzi ora disponibil­i, essere loro stessi a liberarsi, per quanto per ora possibile, dalla maledizion­e delle “code” e in definitiva a vivere meglio.

Otilio Masseroli

Caro Masseroli,

lei ha ragione, siamo sempre troppo propensi a lamentarci (incluso il sottoscrit­to, che peraltro vive in un Paese dove di code ce ne sono poche...). Ed è vero che rispetto a prima si sono fatti molti passi avanti in Italia.

Ed è anche vero che spesso gli italiani preferisco­no fare code invece di avvalersi dei contatti online che pure sono disponibil­i.

Spesso siamo preda di una “sindrome di Stoccolma”, per cui amiamo le angherie dei nostri oppressori.

C’è da sperare nelle nuove generazion­i, che hanno molta più familiarit­à con l’online. Ma rimane il fatto che ci sono province dove bisogna aspettare mesi per il rinnovo di una patente smarrita o per la certificaz­ione di un camion.

Magari la domanda si può fare anche online, ma poi...

fabrizio@bigpond.net.au

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