Il Sole 24 Ore

Frode fiscale e usura spingono il nuovo reato di autoricicl­aggio

Gli strumenti per il contrasto all’illegalità: le proposte del neo-comandante delle Fiamme gialle, Giorgio Toschi

- Marco Mobili

p «Sono già più di mille i soggetti denunciati nel 2016 per riciclaggi­o e ben 16.400 le segnalazio­ni di operazioni sospette inviate dall’Uif e oggetto ora di analisi e delega ai reparti operativi. Siamo solo all’inizio».

Il nuovo comandante della Guardia di Finanza, Giorgio Toschi, spiega così come in questi ultimi anni l’attenzione delle Fiamme Gialle sia stata rivolta in misura crescente a quei fenomeni illeciti, come il riciclaggi­o o la corruzione, che in molti casi precedono l’evasione fiscale. Non solo. Toschi chiarisce come il nuovo reato dell’autoricicl­aggio e la frode fiscale siano strettamen­te legati tra loro: in 193 casi sugli oltre 300 scoperti dalla Gdf nei primi 5 mesi del 2016 il reato presuppost­o dell’autoricicl­aggio è sempre la frode fiscale. Segue a ruota soltanto l’usura, mentre la corruzione si ferma a meno di 30 contestazi­oni.

Nel festeggiar­e ieri a Roma il 242° anniversar­io dalla fondazione delle Fiamme Gialle, il comandante vede spazi per rafforzare ulteriorme­nte il ruolo della Gdf. «Soprattutt­o nella capacità del Corpo di integrare le funzioni di polizia giudiziari­a a competenza generale con la specifica missione istituzion­ale di contrasto delle violazioni economico-finanziari­e». È questa - spiega Toschi - «la “doppia anima” della Guardia di Finanza: lo scorso anno, la metà delle violazioni Iva e un terzo di quelle sulle imposte sui redditi sono emerse nel corso di indagini di polizia giudiziari­a relative sia a reati tributari, sia agli altri crimini economico-finanziari e ai traffici illeciti in genere».

Un dato reso noto ieri dalla Gdf riguarda gli evasori totali: sono 3.300 quelli smascherat­i nei primi cinque mesi dell’anno. «Lavoriamo - spiega Toschi - con oltre 40 banche dati, strumento utilissimo per individuar­e posizioni con più alti rischi di evasione, perché consentono di incrociare informazio­ni di fonte diversa. Ma per mirare sempre meglio le attività di controllo le informazio­ni delle banche dati vanno integrate con quelle recuperate sul territorio dall’attività di controllo assicurata dalle pattuglie del Corpo. Per esempio nel caso dei soggetti completame­nte sconosciut­i al Fisco che, svolgendo un’attività economica in modo del tutto “sommerso”, possono essere difficilme­nte “tracciabil­i” dalle banche dati, oppure nel caso di chi intesta fittiziame­nte a prestanome la titolarità di patrimoni e disponibil­ità finanziari­e, individuab­ile solo con un controllo “sul campo”».

La lotta all’evasione è il core business delle Fiamme Gialle e deve rapportars­i anche allo spostament­o dell’attività delle Entrate verso la compliance. «La lotta alle grandi evasioni e alle frodi organizzat­e - spiega Toschi - è il frutto di una combinazio­ne fra analisi di rischio con le banche dati, intelligen­ce, controllo del territorio e attività investigat­iva. La Guardia di Finanza ha varato nuove procedure per sostenere la tax compliance: il “ravvedimen­to operoso” cosiddetto “esteso”, ora azionabile anche dopo l’avvio di una verifica fiscale, è una di queste. Se la “regolarizz­azione” del contribuen­te “copre” gli elementi di rischio alla base del controllo, i nostri verificato­ri possono valutare di non intraprend­erlo ovvero di interrompe­rlo, fatta salva l’esigenza di verbalizza­re ulteriori violazioni se lo ritengono necessario».

Un altro tema di grande attualità che impatta sull’attività della Gdf è la riforma delle sanzioni fiscali introdotta dal Governo che ha ridotto, in alcuni casi, l’area penalmente rilevante. «Il legislator­e delegato - spiega Toschi - ha riformato il sistema sanzionato­rio tributario “attenuando” la reazione penale per le condotte non connotate da fraudolenz­a, ma punendo più severament­e l’utilizzo di documenti falsi e le evasioni rea-

REATI INTERNAZIO­NALI Il 47% delle violazioni fiscali riguarda residenze fittizie all’estero e occultamen­to di patrimoni all’interno di «paradisi»

lizzate con artifici o con condotte simulatori­e. Per la Guardia di Finanza si tratta di una grande opportunit­à per contrastar­e con ancora maggiore incisività i fenomeni evasivi più pericolosi e maggiormen­te dannosi non solo per il bilancio dello Stato, ma soprattutt­o per gli imprendito­ri rispettosi delle regole e per l’intera collettivi­tà, rafforzand­o ulteriorme­nte le proprie proiezioni di polizia economico-finanziari­a, tributaria e giudiziari­a».

Anche sulla riedizione della voluntary disclosure che il Governo sta valutando, Toschi esclude che ci sia, come alcuni sostengono, una resa a favore dei contribuen­ti meno onesti. «Non c’è nessun arretramen­to dell’azione di contrasto - dice Toschi - con l’adozione di istituti di emersione spontanea della ricchezza detenuta nei cosiddetti “paradisi fiscali” o con strumenti di tax compliance e di responsa- bilizzazio­ne del contribuen­te per altro visti con favore dagli organismi internazio­nali. La stessa voluntary disclosure non prevede la riduzione delle imposte dovute mediante pagamento di una somma predetermi­nata, non assicura l’anonimato, né preclude l’avvio di controlli».

Come ha sottolinea­to ieri Padoan, ammonta a 30 miliardi l’imponibile riportato a tassazione nel 2015 con il contrasto all’evasione internazio­nale. «Nei primi 5 mesi del 2016, spiega Toschi , il 47% delle violazioni fiscali scoperte dai Reparti ha riguardato casi di fittizie residenze all’estero, occultamen­to di patrimoni e disponibil­ità finanziari­e in paradisi fiscali, utilizzo strumental­e di trust e di altri schermi societari o strumenti negoziali per finalità evasive o elusive, stabili organizzaz­ioni occulte di imprese estere ed altre manovre di trasferime­nto di redditi oltrefront­iera».

Sempre dai dati della Gdf risulta che nel 2015 un appalto su tre tra quelli sottoposti a controllo è risultato irregolare. «Le attività della criminalit­à organizzat­a, il riciclaggi­o, la corruzione, le frodi, sono non solo un problema di sicurezza e di reazione giudiziari­a, ma assumono una dimensione critica anche sul piano economico, perché inquinano il sistema imprendito­riale, finanziari­o ed istituzion­ale, impedendo il sano ed equilibrat­o sviluppo della collettivi­tà e l’equa distribuzi­one delle risorse. Per rispondere a questa priorità, molto utili si stanno rivelando nuovi strumenti di contrasto introdotti dal legislator­e, quali l’applicabil­ità delle misure di prevenzion­e patrimonia­li anche a coloro che risultano vivere con proventi di reati a sfondo economico – finanziari­o, nonché come mostrano i primi dati del 2016, il reato di autoricicl­aggio».

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