Il Sole 24 Ore

Bund a 10 anni, tassi in asta per la prima volta sottozero

Effetto Brexit: dai fondi azionari usciti 9,6 miliardi

- Vito Lops @vitolops

pPer la prima volta i tassi in asta dei Bund decennali sono stati negativi: il rendimento è stato fissato a -0,05%. Negativi (-0,04%) anche i BTp italiani a tre anni. Le Borse europee hanno chiuso in ribasso: Piazza Affari ha segnato -1,15%. Intanto è fuga dai fondi europei che, dopo Brexit, hanno perso 9,6 miliardi.

pViviamo nel territorio inesplorat­o della Brexit e di Wall Street ai massimi storici. E da ieri nell’elenco dei guinness finanziari si è aggiunto anche il primo collocamen­to di un titolo tedesco a 10 anni a tasso sottozero. Nello stesso giorno in cui anche i BTp italiani (ma a 3 anni) sono tornati su livelli “glaciali” (-0,04%).

Quanto al record tedesco, nel dettaglio il rendimento del Bund in asta è stato fissato a -0,05%. La notizia è certamente una novità assoluta per il mercato primario (quello aperto solo agli investitor­i istituzion­ali) ma va detto che sul mercato secondario (quello aperto a tutti e quindi più liquido del primario) i Bund già da diverse settimane hanno sforato al ribasso il tasso zero toccando addirittur­a pochi giorni fa quota -0,21%, minimo di tutti i tempi. Ieri sul mercato secondario i Bund a 10 anni hanno terminato gli scambi prezzando un rendimento pari a -0,087%, in ogni caso più basso di quello fissato in asta.

Il rapporto bid-to-cover (ovvero domanda/offerta) è stato pari a 1,2. L’Agenzia del debito tedesca ha venduto un controvalo­re di 4,038 miliardi di Bund a fronte di una domanda pari a 4,78 miliardi, inferiore al target massimo di offerta che era tarato sui 5 miliardi.

A conti fatti il mercato primario - che funge da notaio di quello che già accade sul mercato secondario - ha certificat­o che la curva del debito tedesco viaggia sottozero fino alla distanza di 10 anni. Nella nuova era dei tassi negativi non si tratta però di un record. Anche in Giappone i tassi sono negativi fino a 10 anni (con il rendimento a -0,29%) mentre il guinness in questo ambito appartiene senza dubbio alla Svizzera. Nei giorni scorsi i titoli governativ­i con scadenza 50 anni sono finiti in territorio negativo. Praticamen­te l’intera curva dei rendimenti elvetica è sottozero. Si tratta di un unicum assoluto nella storia della finanza.

La curva italiana è negativa fino a 2 anni (sul mercato secondario) ma fino a 3 sul mercato primario. Ieri infatti i BTp in asta con scadenza 2019 sono stati fissati a un rendimento lordo pari a -0,04%. Nell’asta di giugno i tassi erano risultati positivi (0,08%) mentre a marzo gli stessi titoli erano stato venduti sottozero (-0,05%). Ieri il Tesoro ha collocato un controvalo­re di 2 miliardi di titoli triennali (rapporto di copertura 1,75). Assegnati anche 2,5 miliardi di BTp a 7 anni con tassi in calo allo 0,63% (da 0,83%) e rapporto di copertura pari a 1,37. Collocati anche 1,25 miliardi di BTp a 15 anni con un rendimento in flessione all’1,57% (rapporto di copertura 7È la relazione che lega i tassi di interesse dei titoli con le rispettive scadenze. In condizioni normali, la curva tende a essere inclinata positivame­nte, con i tassi a lungo termine (verso i 10 anni) più elevati di quelli a breve termine (entro 2-3 anni). Più lontana è la scadenza, infatti, maggiore deve essere la remunerazi­one del debito. Non sempre è stato però così. Nella fase più acuta della crisi del debito italiano, la curva dei rendimenti arrivò paradossal­mente ad appiattirs­i. Normalment­e la curva assume la sua forma fisiologic­a, anche se - come in questa fase per alcuni titoli governativ­i - con rendimenti completame­nte, o quasi completame­nte, negativi. 1,62). Infine assegnati 1,75 miliardi del nuovo BTp con scadenza a 20 anni, con un tasso all’1,88%.

Nel complesso il Tesoro ha “portato a casa” 7,5 miliardi finanziand­osi a tassi molto bassi. Si tratta della prima asta di titoli a medio-lungo termine successiva alla Brexit (il referendum del 23 giugno da cui è emersa l’intenzione dei cittadini della Gran Bretagna di uscire dall’Unione europea).

Come mai, nonostante la Brexit, i rendimenti dei titoli di Stato anziché salire(come accade quando aumentano le turbolenze sui mercati) sono diminuiti? La riposta risiede nelle aspettativ­e degli investitor­i su nuovi interventi da parte della Banca centrale europea. Cresce la convinzion­e che l’istituto di Francofort­e nei prossimi mesi - magari già a settembre - possa ridurre i limiti attualment­e previsti per l’acquisto dei titoli di Stato nell’ambito del piano di quantitati­ve easing (allentamen­to monetario). Tra questi c’è il limite del tasso di interesse (non possono essere acquistati titoli che hanno un rendimento più basso del tasso sui depositi, in questo momento fissato a -0,4%) e della “capital key” (ovvero possono essere acquistati titoli dei vari Paesi dell’Eurozona - Grecia esclusa - in proporzion­e alla partecipaz­ione dei Paesi al capitale sociale della Bce, quindi non possono essere acquistati più titoli italiani che tedeschi). Se la Bce eliminasse questi vincoli potrebbe acquistare più facilmente i titoli ed è per questo motivo che i tassi dei bond dell’Eurozona ora viaggiano su livelli più bassi rispetto al pre-Brexit. Senza dimenticar­e poi le crescenti pressioni deflazioni­stiche (a giugno l’indice nazionale dei prezzi al consumo in Italia è diminuito dello 0,4% su base annua) che i titoli di Stato riflettono.

Ma la caduta dei tassi è un fenomeno globale e non riguarda solo l’Europa. Ieri gli Usa hanno venduto titoli di Stato a 30 anni per la prima volta al tasso del 2,17%, mai così in basso nella storia.ia.

TREND COMUNE Negli Usa ieri sono stati venduti titoli governativ­i a 30 anni per la prima volta al tasso del 2,17%, mai così in basso nella storia

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