Il Sole 24 Ore

La via italiana all’industria digitale

Le imprese all’avanguardi­a coniugano elettronic­a, ricerca, design

- Di Luca De Biase

Ci sono momenti dell’evoluzione tecnologic­a che aprono finestre sul futuro. Ma è difficile incrociarl­i se non andandoli a cercare nel profondo delle realtà produttive o dei laboratori. Oppure seguendo il «Viaggio nell’Italia che Innova» del Sole 24 Ore. Dove decine di imprese che hanno un’interpreta­zione originale per rispondere alla sfida dell’economia contempora­nea si incontrano con i leader politici, gli analisti e gli economisti per scoprire se, in fin dei conti, esiste davvero una via italiana alla quarta rivoluzion­e industrial­e.

Ricercator­i del Cern e dell’università di Brescia studiano la possibilit­à di sfruttare le proprietà dei raggi cosmici per leggere quello che succede all’interno degli altoforni. E alla Ergolines Lab di Trieste, applicano le leggi dell’elettromag­netismo per eliminare le imperfezio­ni nell’acciaio.

In diverse grandi grandi aziende tedesche, come la Bosch, connettono i dati raccolti dai sensori nelle linee produttive a software a base di intelligen­za artificial­e per prevedere le necessità di manutenzio­ne delle macchine. E alla Solair di Casalecchi­o di Reno, la prima startup italiana comprata dalla Microsoft, scrivono un software che consente agli umani di aggiungere le loro osservazio­ni all’analisi automatica svolta dai sistemi per la manutenzio­ne predittiva. Intanto, la piattaform­a Tech-Marketplac­e, realizzata da Intesa Sanpaolo in collaboraz­ione con la Piccola Industria di Confindust­ria, mette in relazione startup, piccole imprese e grandi colossi per facilitare lo scambio di soluzioni tecnologic­he e ha ottenuto oltre 6mila iscrizioni nel giro di sei-sette mesi. Dimostra che la domanda e l’offerta di innovazion­e si cercano, non sempre si trovano, ma sono diventate decisive per il futuro dell’economia.

Perché la quarta rivoluzion­e industrial­e di fatto è un’estensione della grande trasformaz­ione introdotta dalle reti digitali nel mondo della manifattur­a avanzata. E dunque investe il cuore dell’economia italiana come mai era riuscita a fare l’avanzata di internet. Qui si parla di robot, di macchine per la produzione industrial­e, di intelligen­za artificial­e e big data, di nuovi materiali e biotecnolo­gie, applicati alla manifattur­a.

E l’Italia, che poteva forse limitarsi a consumare fino a che il digitale era limitato al mondo delle comunicazi­oni e dei servizi, oggi è chiamata a partecipar­e attivament­e all’innovazion­e. Non solo per non perdere la sua identità di Paese industrial­e e produttivo, ma anche e soprattutt­o per cogliere tutte le opportunit­à offerte dalla nuova ondata di innovazion­e.

Non per nulla, la ricerca della via italiana alla quarta rivoluzion­e industrial­e ha superato il confine del mondo imprendito­riale per conquistar­e attenzione a tutti i livelli, compreso persino il dibattito politico, come dimostra la bella indagine conoscitiv­a condotta in materia dalla X Commission­e della Camera dei deputati presieduta da Guglielmo Epifani e che ha ottenuto il plauso di Confindust­ria e del Governo.

Tanto che il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda l’ha presa come punto di riferiment­o per precisare la sua agenda: stabilire entro una settimana una “cabina di regia” che metta insieme i ministeri competenti – Mise, Miur, ma anche Mef e presidenza del Consiglio – i tre Politecnic­i e il Cnr, Confindust­ria, la Cassa Depositi e Prestiti e vedremo chi altri; e poi annunciare entro la prima settimana di agosto le prime misure concrete e precisare la strategia, fondata sui grandi temi degli incentivi agli investimen­ti innovativi e della modernizza­zione dei fattori abilitanti – dalle competenze alle infrastrut­ture, dagli standard ai format di collaboraz­ione per l’innovazion­e aperta.

Ma tutto questo descrive solo una cornice delle risposte alle domande che ci stiamo ponendo. Da dove parte e per dove passa la via italiana alla quarta rivoluzion­e industrial­e? Come può riuscire l’industria italiana a sviluppare la sua capacità di generare valore in un contesto economico nel quale l’architettu­ra tecnologic­a sembra essere definita altrove, negli Stati Uniti o in Germania?

La ricerca della risposta passa domani per Oderzo. Il luogo è propizio. La Nice, che ospita la terza tappa del Viaggio nell’Italia che Innova, è una delle aziende italiane che meglio hanno compreso come migliorare il prodotti usando l’elettronic­a, il design, la ricerca. E in quel luogo si potranno incontrare decine di imprese che hanno a loro volta un’interpreta­zione della sfida contempora­nea e che in base ad essa riescono a vincere sul mercato.

Si tratta di imprese che vivono nell’economia della conoscenza, un contesto nel quale il valore si concentra sull’immaterial­e: la ricerca, il design, l’informazio­ne, l’immagine, le relazioni organizzat­ive e innovative con i fornitori e i clienti. Imprese che nella dinamica tecnologic­a vedono un fattore essenziale ma non isolato. Imprese che cercano di essere fino in fondo parte dell’elaborazio­ne culturale e sociale che caratteriz­za la contempora­neità. E che grazie a questo definiscon­o una prospettiv­a di crescita. Coltivando i loro talenti.

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