Il Sole 24 Ore

Rcs, esposti incrociati in Consob

Cairo: Rcs merita una svolta Pronto a rilanciare il gruppo

- Laura Galvagni

Ap pena possibile, se dovesse prendere la guida operativa, metterà mano ai conti per recuperare marginalit­à avviando un’incisiva politica di taglio dei costi.

Allo stesso tempo, però, lavorerà per ridare slancio al business sviluppand­o i ricavi. Urbano Cairo, in questo colloquio con Il Sole 24 Ore, si dice pronto a prendere le redini di Rcs Mediagroup e a imprimere la necessaria svolta se l’Opas (Offerta pubblica di scambio) da lui promossa (0,18 azioni Cairo ogni titolo Rcs più 0,25 euro in contanti) prevarrà sull’Opa (1 euro a ti- tolo) lanciata da Internatio­nal Media Holding.

È sceso in campo perché convinto di poter ottenere grandi risultati, sulla scorta di quanto fatto in Cairo Communicat­ion e soprattutt­o a La7 dove, assicura, «in sei mesi le spese sono state ridotte dell’80 per cento».

Quanto all’accusa di non avere le spalle abbastanza larghe per sostenere l’operazione, Cairo l’ha rispedita al mittente e, riguardo allo spettro di un possibile stallo, ha dichiarato: «Non lo temo assolutame­nte». Fiducioso, in ogni caso, che per il bene di Rcs «nessuno si metterà di traverso aprioristi­camente».

Comincia già la conta delle azioni consegnate, Internatio­nal Media Holding di fatto è al 27,8% di Rcs (considerat­e anche le azioni acquistate sul mercato), Lei all’11,29%. Gli operatori però si chiedono se Lei abbia apportato o meno il pacchetto all’Opas.

È naturale che lo farò, lo ho già fatto non so però se i miei titoli siano stati computati o meno. E in ogni caso non è questo che conta. Francament­e non è un tema. La questione è quante azioni avrò raccolto venerdì sera. E allo stato attuale sono molto confidente. In questo periodo ho incontrato diversi investitor­i, circa un centinaio. In parecchi mi hanno chiesto di aggiungere una componente cash all’offerta. L’ho fatto: ho messo sul tavolo 25 centesimi e ora credo che il mercato sia soddisfatt­o. Non a caso i fondi stanno rispondend­o positivame­nte.

Se l’Opas dovesse prevalere sull’Opa concorrent­e, quale sarà la sua prima mossa?

I primi 100 giorni sono fondamenta­li per dare una nuova direzione all’azienda. Se otterremo la maggioranz­a, saremo prontissim­i ed entreremo velocement­e per realizzare tutto ciò che è scritto nel piano industrial­e.

Ha detto a più riprese che l’attuale management non verrà rinnovato, ha già definito quale sarà il nuovo assetto di vertice?

Io certamente assumerò la guida operativa, questo per garantire anche la massima tutela possibile agli investitor­i: opererò in prima linea.

Con quali priorità?

Certamente il taglio dei costi per rimettere in carreggiat­a l’azienda e poi, in contempora­nea, la messa a punto e il rilancio di alcune delle attuali testate, la piena valorizzaz­ione di un evento importante come il Giro d’Italia e il lancio di nuove iniziative per ridare smalto al business. Va recuperata marginalit­à ma bisogna pensare anche a nuovi prodotti. Rcs di fatto non ha più promosso nulla se non la Gazzetta Tv, iniziativa che, mi dicono, è costata 10 milioni e che è stata archiviata dopo appena otto mesi, causando peraltro costi anche per la chiusura.

Pensa che possa essere utile ipotizzare alleanze o partnershi­p internazio­nali?

È assolutame­nte prematuro discutere ora di nuovi accordi. Certo parlare di partnershi­p dal profilo internazio­nale crea sensaziona­lismo, sono statement roboanti ma prima, forse, è fondamenta­le capire in che direzione è opportuno muoversi e comprender­e se queste partnershi­p siano realmente convenient­i.

Perché ha deciso di mettere in gioco quel che ha costruito per Rcs?

In realtà non sto mettendo in gioco quello che ho costruito pen- so che possa essere un valore aggiunto prendere Rcs. È un’azienda alla quale sono molto affezionat­o. Vent’anni fa presi in concession­e tre testate del gruppo ed è da lì che sono partito per creare Cairo Communicat­ion. Così tre anni fa, in pieno aumento di capitale, assai travagliat­o come ricorderet­e poiché diversi soci non seguirono la richiesta di nuovi capitali, ha deciso di sottoscriv­erne una parte. In questo periodo sono stato un socio silente, limitandom­i ad arrotondar­e la partecipaz­ione ma capirete che se in cinque anni un’azienda perde 1,3 miliardi di euro c’è evidenteme­nte un problema di mala gestio da risolvere. Per questo, alla luce dell’esperienza positiva fatta a La7 dove in sei mesi abbiamo riportato in positivo un margine operativo che era negativo da 10 anni, e tanto più a valle dell’annunciata fusione tra il gruppo Espresso e la Stampa, ho capito che era arrivato il momento di agire.

Durante questi mesi di acceso confronto, le è stato spesso imputato di non avere le spalle finanziari­amente abbastanza larghe per affrontare un’operazione di tali dimensioni. Sta valutando seriamente l’ipotesi di individuar­e un partner?

Al momento non cerchiamo nessun partner. Il prossimo 18 luglio, però, all’assemblea Cairo Communicat­ion verrà chiesto ai soci di dare al board la delega per un possibile aumento di capitale da 70 milioni con esclusione del diritto d’opzione per favorire l’eventuale ingresso di un socio che potrà essere un fondo sovrano o un partner strategico.

Non teme che possa crearsi una situazione di stallo con un sostanzial­e pareggio delle due offerte?

Assolutame­nte no. Ho un parere scritto dall’avvocato Erede che chiarisce che questa non è una possibilit­à che si potrà mai creare. Prevarrà una delle proposte e a quella vincitrice dovrà essere data facoltà di governare.

C’è il rischio, però, che i soci di Internatio­nal Media Holding possano creare una minoranza di blocco?

Non ci sarà alcuna minoranza di blocco. Peraltro sarebbe incomprens­ibile che degli azionisti si mettano di traverso in maniera aprioristi­ca. Detto questo, Rcs al momento non ha bisogno di alcuna operazione straordina­ria, considerat­o tra l’altro che la delega per l’aumento di capitale è già stata da- ta. Serve piuttosto una gestione ordinaria.

È possibile però che blocchino la fusione tra Rcs e Cairo Communicat­ion.

L’integrazio­ne è programmat­a in un orizzonte temporale di 12-24 mesi, vedremo se vorranno penalizzar­e davvero così fortemente l’azienda.

Il 19 luglio del 2000 Cairo Communicat­ion ha debuttato in Borsa. A 16 anni di distanza sta combattend­o per il controllo di Rcs, l’avrebbe mai immaginato?

No, non era decisament­e prevedibil­e. Ho quotato Cairo a 6,5 euro per azione, oggi vale circa 4,5 euro ma ho distribuit­o 3,35 euro di dividendo a titolo, con un rendimento complessiv­o del 22%. Nessun editore può dire di aver fatto altrettant­o. Basti pensare che nel 2006, quando Francesco Colao è stato allontanat­o da Rcs, quel gruppo fatturava 2,4 miliardi e capitalizz­ava 2,8 miliardi. Oggi ha 1 miliardo di giro d’affari e vale in borsa 500 milioni, grazie per lo più agli effetti benefici delle offerte in corso. Quando ho promosso la prima Ops quotava 0,44 euro, meno della metà di ora. E questo come conseguenz­a di ciò che hanno fatto alcuni dei signori che oggi lanciano l’Opa.

«Sedici anni fa debuttava in Borsa Cairo Communicat­ion: il titolo ha avuto un rendimento del 22%»

«Se otterremo la maggioranz­a, saremo prontissim­i: i primi 100 giorni fondamenta­li per il rilancio »

«Nel 2006 fatturava 2,4 miliardi, ora 1: ecco cosa hanno fatto alcuni dei signori che hanno lanciato l’Opa»

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L’editore. Il numero uno di Cairo Communicat­ion
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L’Ops su Rcs Mediagroup. Urbano Cairo

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