Il Sole 24 Ore

Brexit pesa sui fondi azionari

- Leonardo Maisano

Il cambio della guardia a Downing street, dove ieri si è insedita Theresa May in sostituzio­ne del dimissiona­rio premier David Cameron, non basta per spegnere le ansie che dal 23 giugno scorso angustiano i mercati britannici ed europei.

Quanto morde Brexit a Londra lo capiremo oggi con il pronunciam­ento della Boe (la Banca d’Inghilterr­a) che potrebbe indicare un taglio dei tassi d’interesse già ai minimi (0,5%) o il rilancio del programma di quantitati­ve easing per sostenere un’economia in marcia verso una possibile recessione nel 2017.

Quel che è certo è che l’incertezza creata dall’annunciata uscita di Londra dall’Unione europea sta spingendo le imprese a rinviare i piani programmat­i nel Regno Unito.

Secondo un suvery su de- cine di imprese, svolto dal Credit Suisse nei primi giorni di luglio, la caduta degli investimen­ti è stata “dram-matica” in Gran Bretagna, ma «non ci sono segni di contagio apparente al resto d’Europa».

La paura si estende ben oltre le isole britannich­e se ci si affida invece a EPFR global che, citato dal Wall Street Journal, indica rimborsi per 9,6 miliardi di dollari da fondi equity europei nelle ultime tre settimane. In altre parole dal giorno di Brexit.

Se si allarga invece la prospettiv­a a tutto l’anno i miliardi di dollari “fuggiti” dai fondi equity europei sono ben 54, in una sequenza che da 22 settimane va in una sola direzione: in uscita.

È il segno che in sentiment negativo innescato dal “no” britannico all’Unione europea si somma alle altre ragioni di incertezza sul destino dell’Europa. Appuntamen­ti politici chiave sono alle porte a cominciare dalle elezioni francesi di maggio e tedesche di settembre.

Inutile negare che sia stato proprio Brexit il motore di un fenomeno che quantomeno avrebbe potuto attendere un po’ più tempo.

Fino ad ora i mercati del Regno Unito hanno reagito con andamenti in chiaro scuro. La sterlina ha perduto fra il 12 per cento circa dal giorno del voto referendar­io e sulla sua performanc­e pesa l’attesa per le decisioni di politica monetaria che la Bank of England adotta oggi.

Il Fste (l’indice principale della Borsa di Londra) ha invece tenuto meglio delle attese e soprattutt­o molto meglio dei listini analoghi dell'Europa continenta­le.

L’attenzione continua invece ad essere concentrat­a sull’immobiliar­e.

Ieri Aberdeen asset management - uno dei sette gruppi che avevano sospeso i rimborsi dal fondo immobiliar­e commercial­e – ha annunciato di aver ripreso a pagare i clienti in uscita.

Gli altri sei restano sospesi in attesa di capire come andranno le vendite degli immobili sottostant­i che sono stati collocati sul mercato.

Secondo una nota di Mike Prew, analista di Jefferies, sono stati messi in vendita solo a Londra immobili commercial­i del valore di circa 5 miliardi di sterline.

Con i ricavati dalle cessioni saranno saldati i clienti messi dai fondi in lista d’attesa. Una dinamica che potrebbe innescare un pericoloso circolo vizioso con nuove altre posizioni in rapida liquidazio­ne, asset gettati sul mercato e conseguent­e compressio­ne sui prezzi del real estate che resta la pietra angolare dell’economia britannica.

INVESTIMEN­TI IN CADUTA Credit Suisse: la caduta degli investimen­ti è stata drammatica in Gran Bretagna, ma «non ci sono segni di contagio in Europa»

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MARKA Indebolime­nto Londra prende atto dei rischi post referendum

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