Salone del libro, la gestione all’Aie
Comune di Torino e Regione Piemonte pronti ad affidare agli editori la gestione della kermesse Motta: il problema è come si fa la manifestazione e non dove si fa
ne per il Libro, la Musica e la Cultura che promuove il Salone. Dimissioni date all’epoca «preso atto del ruolo progressivamente marginale di Aie in seno al Cda». Le indiscrezioni sul progetto di far nascere a Milano una manifestazione alternativa a quella torinese non hanno fatto altro che da detonatore in un momento reso già difficile da un’inchiesta della Procura che ha portato a 4 arresti per turbativa d’asta, proprio relativamente alla gestione del Salone.
Nella polemica sono poi entrati anche il ministro dell’Istruzione e quello della Cultura, Stefania Giannini e Dario Franceschini, che hanno fatto endorsment chiarissimo a favore della kermesse torinese. «Tutti hanno preso posizione, anche il ministro, su cose però di cui io non avevo parlato», ha detto dal canto suo il presidente Aie Motta uscendo da un incontro ieri mattina con sindaco di Torino e presidente della Regione.
Oggi il presidente Aie vedrà proprio con il ministro Franceschini, per mettere al suo posto un ulteriore tassello di un puzzle che gli editori vogliono ricomporre al più presto. Ieri però è stato il giorno del confronto fra editori e istituzioni locali. «In una logica di affidare la gestione all’Aie, che la ga- rantisca per un certo numero di anni – ha spiegato Chiamparino – troveremo le modalità per garantire i contributi dati finora e siamo disposti ad aprire a spazi nuovi, come potrebbe essere Torino Esposizioni».
Fin qui l’apertura delle istituzioni, ampliata oggi con l’indicazione, che arriverà durante l’assemblea dei soci della Fondazione, di un nuovo presidente in sostituzione di Giovanna Milella la quale si è detta comunque «soddisfatta e sollevata» sottolineando che «sarà presentato un bilancio in attivo fino al 2018». Alla fine dell’incontro con le istituzioni è comunque lo stesso presidente Aie Motta a mettere i puntini sulle “i”: «Non siamo venuti qui con alcuna pregiudiziale sul dove, né andiamo via con alcuna decisione. Abbiamo un’idea di Salone, il problema non è dove si fa, ma che tipo di Salone si fa. Noi abbiamo un progetto e vogliamo capire dove ci siano le condizioni e le risposte migliori per realizzarlo». Mani libere per gli editori, quindi, che però si dicono «disponibili a valutare e approfondire in un contesto in cui abbiamo in mente un concetto preciso che abbia al centro la promozione della lettura e del libro».