L’apprendistato in calo dell’8%
Oggi a Roma sarà presentato il rapporto annuale: pesa il continuo susseguirsi di modifiche normative Rispetto al 2014 c’è un calo dell’8,1% e crollano le attivazioni (-17,7%)
pL’Italia rischia di non essere più un Paese per apprendisti. Il continuo susseguirsi di modifiche (dal 2010 a oggi, praticamente ogni governo ha voluto metter mano al contratto di apprendistato) e l’introduzione, a gennaio 2015, dell’esonero contributivo pieno sui rapporti a tempo indeterminato stanno sancendo la “fuga” da questo contratto, ormai rimasto l’unico a contenuto formativo.
Lo scorso anno lo stock medio di apprendisti è sceso al lumicino, 410.213, in diminuzione dell’8,1% rispetto al 2014 (quando si registravano 446.227 lavoratori in apprendistato). Il calo, a doppia cifra, è a partire dalle attivazioni: qui i dati di flusso hanno registrato una contrazione annua del 17,7%. L’effetto incentivi a favore dei contratti stabili è ancor più evidente nelle trasformazioni, che lo scorso anno hanno segnato un forte balzo in avanti, +23,5% rispetto al 2014; a testimonianza di come, a prescindere dagli obblighi formativi (che sono comunque percepiti dalle aziende come oneri aggiuntivi) si confermi il tema “costo del lavoro” per le imprese (che ove possono, provano ad abbattere).
L’occasione per tornare a parlare di apprendistato è fornita dal XVI rapporto annuale dell’Isfol, in collaborazione con Inps, che il presidente, Stefano Sacchi, presenta oggi a Roma, assieme ai sottosegretari, al Lavoro, Luigi Bobba, all’Istruzione, Davide Faraone, e alle parti sociali. L’obiettivo è accendere un faro: nel 2015 gli apprendisti rappresentavano il 13,6% degli occupati nella fascia d’età 15-29 anni; un anno prima la percentuale era del 15,1% (c’è stato quindi un calo di un punto percentuale e mezzo), e ciò nonostante la crisi che, dal 2008, ha pesato sull’occupazione giovanile. Viene confermato poi il sostanziale utilizzo del solo apprendistato professionalizzante, il cosiddetto contratto di mestiere (dei 410.213 lavoratori in apprendistato, il 95,1%, pari a 390.110, sono infatti “ragazzi di bottega”). Apprendistato di primo, per il conseguimento di una qualifica o di un diploma, e di terzo livello, di alta specializzazione, sono, nei fatti, poco più che marginali.
Certo, su questi numeri non ha ancora inciso il Jobs act, attuato nella parte finale dello scorso anno (ed entro il 2015 recepito dalla sola regione Lombardia), con il rilancio dell’apprendistato duale e l’apertura del professionalizzante anche ai lavoratori beneficiari di trattamento di disoccupazione, senza limiti d’età. «Sono certo che queste nuove norme produrranno un effetto positivo già nel 2016 - evidenzia Stefano Sacchi -. Sono state messe in campo regole certe e stabili. L’auspicio è che, ora, le parti sociali sappiano implementarle, spingendo le imprese a utilizzare di più l’apprendistato e a scommettere su una formazione di qualità».
Il punto è che il quadro di partenza non è dei più lusinghieri: la mani- fattura continua a perdere apprendisti (-3,9% rispetto al 2014); e anche le imprese artigiane sono ormai solo un quarto del totale (25,7% - nel 2008 erano il 37,8%). Un terzo degli apprendisti è nel terziario, ma anche qui ci sono state forti contrazioni nel 2015, in particolare nel commercio (-11,2%).
Una possibilità di ripartenza «passa anche per la contrattazione collettiva», aggiunge Sacchi. Finora però la velocità di implementazione dei Ccnl è stata molto differenziata. Procede regolarmente sul fronte dell’apprendistato professionalizzante, mentre “nicchia” sul “duale”: dei 65 contratti collettivi analizzati fra quelli stipulati nel 2015 soltanto 12 hanno fatto riferimento all’apprendistato di primo o di terzo livello. Sullo sfondo resta sempre il nodo della formazione pubblica, quella erogata da Regioni e province. Nel 2014, ultimo dato disponibile, sono stati inseriti in percorsi formativi 151.788 apprendisti. C’è stato un leggerissimo aumento (+5% rispetto all’anno precedente), ma il tasso di copertura resta modesto, pari al 34,1%.
LA SFIDA DEL JOBS ACT Le nuove regole rilanciano il duale ed estendono il contratto di mestiere anche ai disoccupati Sacchi (Isfol): mi aspetto un effetto positivo quest’anno