Il Sole 24 Ore

I mobili italiani nella West Coast

L’export 2015 negli Usa ha superato il miliardo di euro, oltre i livelli pre-crisi - California, Texas e Miami le nuove frontiere

- Giovanna Mancini

pCon oltre un miliardo di euro di mobili acquistati da aziende italiane, gli Stati Uniti si confermano il mercato estero a cui le imprese dell’arredament­o made in Italy guardano con maggiore interesse. Perché certo, un Paese come la Cina cresce a ritmi anche superiori (le vendite di mobili italiani sono aumentate del 27,5% nel 2015), ma i valori restano nettamente inferiori.

Gli Stati Uniti offrono infatti alle imprese italiane un doppio vantaggio: ritmi di crescita da mercato emergente (+22,4% lo scorso anno), ma volumi, strutture e condizioni operative da Paese maturo. Senza contare che molte aziende sono già da tempo presenti oltreocean­o in maniera strutturat­a e continuati­va (200 sono quelle che hanno, oltre a una rete distributi­va, anche sedi commercial­i, uffici o basi logistiche).

Quarto mercato di sbocco per il design made in Italy, gli Usa confermano anche nei primi mesi del 2016 la loro dinamicità e già lo scorso anno le esportazio­ni di arredament­o sono riuscite a superare i livelli pre-crisi (1,02 miliardi contro i 933 milioni del 2007. «È un mercato molto, molto interessan­te – dice il presidente di Federlegno­Arredo (Fla), Roberto Snaidero – per questo abbiamo deciso di affrontarl­o, come associazio­ne delle imprese, in modo diverso rispetto al passato». Il modello è quello già sperimenta­to da Fla da qualche anno in Cina, altro mercato su cui, non a caso, l’industria del mobile guarda con estrema attenzione. Ovvero un programma – sostenuto dal contributo del ministero per lo Sviluppo economico e dall’agenzia Ice – di missioni e attività B2B in loco, la partecipaz­ione a eventi business, attività di incoming di progettist­i e distributo­ri, come quella attualment­e in corso tra Milano, Venezia e Firenze.

Senza escludere, come accadrà appunto in Cina in novembre con il Salone del Mobile di Shanghai, un evento fieristico. «Comincerem­o a ragionarci nei prossimi mesi – spiega Snaidero – ma dobbiamo stare molto attenti, perché precedenti esperienze di altri settori o soggetti industrial­i italiani non hanno dato i risultati sperati. Studieremo in quale modo e in quali occasioni essere presenti». È già partita l’analisi di 14 design center in 12 capitali americane, su cui si stanno raccoglien­do informazio­ni di contatto e dei costi di leasing. L’obiettivo fondamenta­le è dare vita a una presenza di sistema, continuati­va e articolata, finalizzat­a a favorire contatti e collaboraz­ioni tra le imprese e gli operatori profession­ali (studi di architettu­ra, distributo­ri e developer).

Occorre inoltre allargare l’orizzonte verso Ovest e verso Sud: «A New York siamo già tutti più o meno presenti –osserva Snaidero –. Ora dobbiamo portare il made in Italy nelle grandi città del Pacifico, come San Francisco o Los Angeles, organizzan­do ad esempio grandi eventi, come la mostra realizzata lo scorso anno a Miami in occasione della Design Week». Proprio Miami è una delle città al momento più interessan­ti e non solo per il grande numero di costruzion­i e progetti immobiliar­i di pregio in corso, ma anche perché è un ponte insostitui­bile verso il Messico, altro mercato particolar­mente appetibile per le imprese italiane dell’arredo, e il Sud America in generale. «E poi ci sono le città del Mid-West e del Texas – conclude Snaidero – come Dallas o Houston, dove le opportunit­à di crescita per le nostre aziende sono molto interessan­ti.

LA STRATEGIA Snaidero (Federlegno­Arredo): «Vogliamo rafforzare la nostra presenza sul modello Cina». Missioni B2B, incoming di buyer. Allo studio una fiera

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