«Ente pubblico unico per i beni confiscati»

Un ente pubblico economico al posto dell’Ansbc (l’agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati). Sotto l’egida di palazzo Chigi anziché del ministero dell’Interno. Ieri nella sede dell’Acri (l’associazione che rappresenta le casse di risparmio spa e le fondazioni di origine bancaria) è stato presentato il documento «Beni confiscati, beni di tutti» frutto del gruppo di lavoro, coordinato dalla fondazione Con il Sud, costituito dalle fondazioni Cariplo, Cariparo, Sicilia, il Monte di Bologna e Ravenna e il Forum del Terzo settore, in collaborazione con Nomisma. La proposta rivoluziona l’assetto dello Stato nella gestione dei beni confiscati e sequestrati, con un ventaglio ampio, snello e flessibile di azioni di recupero e rilancio. L’ente ipotizzato è gestito da un consiglio di amministrazione di nomina pubblica composto da manager con esperienze industriali, immobiliari e finanziarie. La nuova struttura inoltre «si dovrebbe occupare di gestire lo stock di risorse derivanti dalle confische e dai sequestri che attualmente fanno parte del Fug» cioè il fondo unico giustizia, oggi con un ammontare di oltre 3,7 miliardi, gestito da Equitalia Giustizia, fondo di cui ieri sono state ricordate le criticità già sollevate nel 2014 dalla Corte dei conti. La proposta va oltre il disegno di legge in discussione in Parlamento «e non intende influenzare quel dibattito» è stato precisato. Ma «il sistema attuale non regge più» sottolinea Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri e della fondazione Cariplo. «La gestione dei beni e patrimoni confiscati è una leva fondamentale di sviluppo economico oltre che strumento di scardinamento della cultura mafiosa» sottolinea Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud. Per Giovanni Puglisi, presidente emerito della fondazione Sicilia, va superata «la visione burocratica e ragionieristica per rendere effettivamente redditizie e utili alla collettività le ricchezze sottratte alla mafia».