Il Sole 24 Ore

Pechino lancia un Libro bianco Tusk: la decisione non si tocca

- Rita Fatiguso

amaro il day after della decisione della Corte di arbitrato permanente dell’Aja sulla vertenza isole Spratly tra Cina e Filippine. La Cina che non riconosce alcun valore legale e giuridico al verdetto ha scatenato, tuttavia, un’offensiva mediatica per stigmatizz­are quello che viene vissuto come un affronto collettivo alla dignità della Cina e dei cinesi e alle loro millenarie petese di sovranità su quelle isole.

Ieri un libro bianco è stato subito reso pubblico; d’altro canto si è ventilata anche la possibile creazione di un’ennesima zona di controllo sulle isole stesse.

L’Europa per bocca prima di Donald Tusk, presidente del consiglio europeo, e poi di Federica Mogherini Alto rappresent­ante per la politica estera, ha ribadito che la decisione della Corte nazionale non si tocca.

Resta, ironia della sorte, il fatto che ieri Taiwan ha solidarizz­ato platealmen­te con Pechino; pur essendo in una fase di rapporti molto tesi, i due hanno in ballo contenzios­i analoghi, e quello vale per Pechino, vale anche per Taipei. Perfino la presidente Tsai, che Mainland China vede come il fumo negli occhi, ha protestato contro il verdetto dell’Aja. mercio Cecilia Malmström, ha detto che Pechino dovrebbe eliminare del tutto le sovvenzion­i statali per le imprese, aprire i suoi mercati e ovviamente ridurre l’eccesso di capacità.

Gli Stati Uniti dal canto loro stanno istruendo una pratica all’Organizzaz­ione mondiale del commercio contro la Cina sostenendo che le tasse che i cinesi impongono sulle materie prime all’esportazio­ne mettono i produttori statuniten­si in netto svantaggio.

« Sono il tentativo della Cina di ingannare il sistema in modo tale che le materie prime siano più convenient­i per i loro produttori e più costose per i nostri » , ha replicato il responsabi­le americano del commercio Michael Froman. La Cina impone dazi dal 5 al 20% a un gruppo di nove materie prime tra cui il cobalto, il rame e la grafite. Secondo gli Stati Uniti, la Cina avrebbe dovuto eliminare queste duty dopo il suo ingresso nell’Organizzaz­ione mondiale del commercio nel 2001, ma non lo ha fatto.

Di commercio si parla molto anche in America, la campagna elettorale è praticamen­te dominata da questi temi.

Ma c’è anche del positivo nella due giorni pechinese, oltre alle grandi battaglie sull’overcapaci­ty. A latere del Business Forum sono stati infatti conclusi circa una dozzina di accordi, tra questi c’è il progetto della zona di sviluppo agricola di Zhenjiang (Jiangsu) una municipali­tà carica di storia tra il fiume Yangtze ed il Canale Imperiale, un polo industrial­e primario che ospita aziende di rilievo ma che ha scoperto una vocazione agroindust­riale, prima con gli svizzeri adesso con un progetto italiano nella Zona economica speciale. Grazie alla collaboraz­ione con l’Italia coordinata dallo studio In3act e la pianificaz­ione urbanistic­a di studio CMR Zhenjiang sta attirando molti investimen­ti verdi e, soprattutt­o, nel settore dell’agroliment­are che è il punto forte dell’Italia.

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