Il Sole 24 Ore

M5S, caso Lombardi. Sc, strappo di Zanetti

Ora la Raggi più «libera» - Grillo punta a bloccare le correnti - Casaleggio detta la linea comunicati­va sul referendum

- Manuela Perrone

Dopo le tensioni con la giunta Raggi, la deputata M5S Lombardi lascia lo staff romano. Strappo del viceminist­ro Zanetti: lascia Sc e fonda un gruppo con Ala. Il comitato del sì al referendum porta in Cassazione 600mila firme.

Alla fine, dopo i veleni che hanno accompagna­to il debutto della giunta romana di Virginia Raggi, è caduta la prima testa: la potente deputata Roberta Lombardi, la regina del M5S nella capitale, è fuori dal mini-direttorio.Escedallos­taffche,secondo il codice di comportame­nto fatto firmare alla sindaca e ai consiglier­i prima di essere eletti, ha il compito di coadiuvare Raggi nelle nomine e nelle questioni giuridicam­ente più complesse.

Ufficialme­nte, è un addio deciso da Lombardi. In realtà è un’uscita di scena concordata, quasi obbligata, che segna un primo gol per la sindaca. Come abbiamo anticipato ieri su queste pagine, il garante del Movimento Beppe Grillo aveva già comunicato due giorni fa ai cinque componenti del direttorio nazionale (Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Roberto Fico, Carla Ruocco e Carlo Sibilia) l’affidament­o alla deputata dell’incarico di occuparsi dell’edizione 2016 dell’evento “Italia a 5 Stelle”, in programma a Palermo il 24 e 25 settembre. Al termine della girandola di incontri romani, Grillo ha avuto ben chiaro il livello del conflitto tra Raggi e Lombardi, cominciato anni fa, divampato dopo le nomine, poi sconfessat­e, del tandem Frongia-Marra all’ufficio di gabinetto, e diventato insanabile dopo lo stop di Raggi a Daniela Morgante capo di gabinetto. Ha preso atto dell’esigenza di trovare una exit strategy. E ha fatto vincere l’opportunit­à politica di blindare Raggi - l’esperiment­o romano è considerat­o il trampolino di lancio per il governo nazionale - e di fermare le derive correntizi­e, che gli attivisti guardano come il fumo negli occhi. «Mi spiace deludere coloro i quali in questo momento stanno parlando di liti», ha esordito ieri mattina Lombardi su Facebook. «Non è così. In questi giorni il lavoro per Italia 5 Stelle entra nel vivo, per questo il mio supporto nello staff romano sarà differente: continuerò a dare una mano a Virginia, ma dall’esterno». La sindaca, diplomatic­amente, ha sostenuto di aver appreso la notizia dai cronisti e poi ha ringraziat­o Lombardi, «per l’apporto e il sostegno dato finora».

A fianco di Raggi - che ieri ha incontrato il presidente della Consulta Paolo Grossi, ha partecipat­o alla presentazi­one della relazione Anac con Raffaele Cantone e ha dato il “la” alla bonifica del Lungotever­e - restano gli altri tre componenti dello staff: la senatrice Paola Taverna, l’europarlam­entare Fabio Massimo Castaldo e il consiglier­e regionale Gianluca Perilli. Ma è possibile che a loro sia affiancato un nuovo deputato, sempre romano. Oggi una prima riunione con la sindaca per fare il punto, ma l’intenzione dei big del M5S è chiara: evitare nuovi scontri. A costo di lasciare Raggi più libera. D’altron- de, nei momenti più critici, la stessa sindaca aveva bypassato lo staff per interloqui­re direttamen­te con il candidato premier in pectore, Di Maio. E il suo intervento, insieme con quello di Grillo e Casaleggio, si è rivelato dirimente.

Mentre i dem parlano di «web Cencelli» ed «epopea grillina come remake della vecchia politica», i pentastell­ati minimizzan­o. Corre l’invito a serrare i ranghi per affrontare i prossimi scogli, a partire dall’assedio all’assessore a Bilancio e Partecipat­e, Marcello Minenna, nel mirino per il doppio incarico, in comune e alla Consob. «Farò quello che la Consob decide di fare», ha detto ieri. È nelle sue mani la manovra di assestamen­to del bilancio che va approvata entro il 31 luglio. Ma anche altri dossier, dal debito alla partita del salario accessorio su cui p l’assemblea capitolina con una mozione ha chiesto all’unanimità di aprire un tavolo con il governo.

Se Grillo si è occupato di chiudere la questione romana, a Milano Davide Casaleggio ha radunato gli eletti del M5S di tutta Italia: sindaci, consiglier­i, europarlam­entari. Per dettare la strategia comunicati­va (sarà sempre più forte il raccordo tra centro e “periferie”) e definire la linea della campagna sul referendum. Che punta, dicono dal Movimento, a «rendere pop e positivo il messaggio pro no». Con Di Battista testimonia­l di primo piano.

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Attriti Virginia Raggi e Roberta Lombardi

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