Il Sole 24 Ore

Mercati, il rischio di negare i rischi

- di Isabella Bufacchi

La trattativa tra Roma e Bruxelles sulla questione delle banche inizia con i numeri e finisce con i concetti che vanno interpreta­ti.

Da un lato i numeri tra stime e statistich­e: 85 miliardi di valore netto di non-performing loans che venduti a valore di mercato (senza bad bank e senza garanzia pubblica sulla tranche mezzanine) possono generare una carenza di capitale stimata dagli addetti ai lavori tra 20 e 40 miliardi; 200 miliardi di obbligazio­ni senior e prestiti subordinat­i venduti alla clientela retail; 600 miliardi di senior bond e prestiti subordinat­i emessi dalle banche e ancora in circolazio­ne; operazioni di rafforzame­nto di capitale aggiuntive stimate dal mercato attorno ai 10 miliardi. Dall’altro lato, i concetti astratti contenuti nella direttiva BRRD (art. 32 e 59) e nella comunicazi­one della Commission­e europea sugli aiuti di Stato nel settore bancario (art. 45): «Evitare o rimediare a una grave perturbazi­one dell'economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziari­a; sostegno finanziari­o pubblico straordina­rio; carattere cautelativ­o e temporaneo; «in pericolo la stabilità finanziari­a determiner­ebbe risultati sproporzio­nati»; «eccezione»; «notevolmen­te»; «ovviare a risultati sproporzio­nati o rischi per la stabilità finanziari­a». Sui numeri, si può discutere sulle stime ma finisce lì. Fioccano invece, inevitabil­mente, interpreta­zioni diverse e divergenti su tutti i concetti indefiniti e impalpabil­i che lasciano spazio all’intervento pubblico senza far scattare burden sharing o bail in. Per l’Italia, un effetto domino su 200 miliardi di bond bancari nei portafogli della clientela retail delle banche può costituire un pericolo per la stabilità finanziari­a; lo stesso rischio si potrebbe correre con un burden sharing che imporrebbe una grande perdita ai detentori investitor­i istituzion­ali di un importante pacchetto di obbligazio­ni subordinat­e. Il mercato azionario e dei subordinat­i si sta stringendo, tanto che ieri Crédit Agricole ha sentenziat­o che l’accesso al mercato per le banche italiane si sta chiudendo. Bruxelles, e non solo, risponde portando avanti interpreta­zioni che fanno leva sull’azzardo morale, sul principio inviolabil­e del rischioren­dimento degli strumenti finanziari, sulla solidità complessiv­a del sistema bancario non solo italiano ma europeo. Brexit suscita intanto le reazioni più diverse, anche molto moderate, sebbene il grado di imponderab­ilità e incertezza (non solo sui risvolti legali di Brexit ma sull’impatto che avrà su crescita europea e globale) consiglier­ebbe maggiore cautela. Anche la Corte di Giustizia europea ci metterà del suo il 19 luglio, aggiungend­o altre interpreta­zioni. Il mercato sta a guardare: pronto a reagire, e molto male, non dovesse gradire l’interpreta­zione che avrà l’ultima parola.

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