Mercati, il rischio di negare i rischi
La trattativa tra Roma e Bruxelles sulla questione delle banche inizia con i numeri e finisce con i concetti che vanno interpretati.
Da un lato i numeri tra stime e statistiche: 85 miliardi di valore netto di non-performing loans che venduti a valore di mercato (senza bad bank e senza garanzia pubblica sulla tranche mezzanine) possono generare una carenza di capitale stimata dagli addetti ai lavori tra 20 e 40 miliardi; 200 miliardi di obbligazioni senior e prestiti subordinati venduti alla clientela retail; 600 miliardi di senior bond e prestiti subordinati emessi dalle banche e ancora in circolazione; operazioni di rafforzamento di capitale aggiuntive stimate dal mercato attorno ai 10 miliardi. Dall’altro lato, i concetti astratti contenuti nella direttiva BRRD (art. 32 e 59) e nella comunicazione della Commissione europea sugli aiuti di Stato nel settore bancario (art. 45): «Evitare o rimediare a una grave perturbazione dell'economia di uno Stato membro e preservare la stabilità finanziaria; sostegno finanziario pubblico straordinario; carattere cautelativo e temporaneo; «in pericolo la stabilità finanziaria determinerebbe risultati sproporzionati»; «eccezione»; «notevolmente»; «ovviare a risultati sproporzionati o rischi per la stabilità finanziaria». Sui numeri, si può discutere sulle stime ma finisce lì. Fioccano invece, inevitabilmente, interpretazioni diverse e divergenti su tutti i concetti indefiniti e impalpabili che lasciano spazio all’intervento pubblico senza far scattare burden sharing o bail in. Per l’Italia, un effetto domino su 200 miliardi di bond bancari nei portafogli della clientela retail delle banche può costituire un pericolo per la stabilità finanziaria; lo stesso rischio si potrebbe correre con un burden sharing che imporrebbe una grande perdita ai detentori investitori istituzionali di un importante pacchetto di obbligazioni subordinate. Il mercato azionario e dei subordinati si sta stringendo, tanto che ieri Crédit Agricole ha sentenziato che l’accesso al mercato per le banche italiane si sta chiudendo. Bruxelles, e non solo, risponde portando avanti interpretazioni che fanno leva sull’azzardo morale, sul principio inviolabile del rischiorendimento degli strumenti finanziari, sulla solidità complessiva del sistema bancario non solo italiano ma europeo. Brexit suscita intanto le reazioni più diverse, anche molto moderate, sebbene il grado di imponderabilità e incertezza (non solo sui risvolti legali di Brexit ma sull’impatto che avrà su crescita europea e globale) consiglierebbe maggiore cautela. Anche la Corte di Giustizia europea ci metterà del suo il 19 luglio, aggiungendo altre interpretazioni. Il mercato sta a guardare: pronto a reagire, e molto male, non dovesse gradire l’interpretazione che avrà l’ultima parola.