Il Sole 24 Ore

Roma alza il sipario sui Cinque Stelle

- di Lina Palmerini

Quello che accade a Roma sta rivelando molto della natura dei 5 Stelle. Ieri c'è stato l’addio di Roberta Lombardi dal direttorio della Capitale a causa delle divisioni con la neo-sindaco Virginia Raggi ma delle tensioni si sapeva da giorni, la novità è stata l’esito. E come ci si è arrivati.

Innanzitut­to con un intervento di Grillo, il che smentisce quello che si è detto finora: cioè, di una totale autonomia del Movimento e del direttorio rispetto al suo guru. L’emancipazi­one non c’è stata. E il ruolo del comico genovese sembra ancora indispensa­bile perché evidenteme­nte non solo le tensioni sono molte e profonde – anche sulla linea politica – ma perché il partito non ha trovato un meccanismo per comporle. O si va da Grillo o si va a Milano dal figlio di Casaleggio. Se insomma questa vicenda ha fatto dire a molti che – gratta gratta – anche i 5 Stelle sono come gli altri, questo è vero solo in parte. Sarà vero perché anche loro, come si vede, litigano e si dividono tra correnti interne. E sarà vero anche perché dopo la vittoria a Roma si è scoperto che vige un certo familismo anche tra i componenti del Movimento (la moglie di De Vito, presidente dell’assemblea capitolina, per esempio, è assessore al terzo municipio) ma non è vero su tanti altri versanti.

Un tratto di differenza è appunto quello che non hanno un organismo collegiale, aperto e trasparent­e, in cui trovare la composizio­ne di uno strappo. Non hanno insomma luoghi come la direzione del Pd in cui le liti vanno in diretta. Si era già detto in passato quando si confrontav­ano gli streaming che i grillini imponevano agli altri partiti con la totale chiusura rispetto alle riunioni fatte alla Casaleggio associati. Ora però che sono entrati nelle stanze del potere, la mancanza di trasparenz­a diventa davvero un limite. Soprattutt­o per un Movimento che non si definisce partito proprio perché ha la presunzion­e di una rappresent­anza diretta e immediata con i cittadini.

La vicenda romana sta quindi mostrando come i meccanismi di potere e di selezione di un gruppo di comando – perché di questo si tratta a Roma - siano anche per i grillini qualcosa che non può essere condiviso con la rete. Nessuno, infatti, ha saputo cosa si siano detti Grillo e la Raggi quando qualche giorno fa si sono visti in Campidogli­o. E ieri che la Lombardi ha abbandonat­o il direttorio capi- tolino, tutti hanno collegato la visita del guru a quella decisione. Insomma, anche qui, si arriverà a un punto di chiarezza. Capiremo se e come si modificher­à il rapporto tra gruppo dirigente e militanza via web ora che si governa una città come la Capitale, possibile anticamera di Palazzo Chigi.

Ecco che l’esperienza nella Capitale alzerà più di un velo sul Movimento. Come sta già accadendo. Perché ora si vedono con più chiarezza le correnti che formano i 5 Stelle, le aree di influenza dei componenti del Direttorio nazionale, il ruolo ancora necessario di Grillo, la difficoltà a gestire quello slogan «onestà onestà». Non c'è più solo l’eretico Pizzarotti a governare Parma e a fare i conti con avvisi di garanzie e sospension­i, ci sarà anche la Raggi – cioè la punta più avanzata dei 5 Stelle – a sperimenta­re i rischi del mestiere.

E sarà interessan­te capire anche come faranno selezione di classe dirigente. Come è stato già scritto da diversi giornali, in alcuni municipi di Roma si è visto che i legami familiari sono entrati negli organigram­mi pentastell­ati ma ora che arriva il grosso delle nomine si capirà meglio con quali criteri procede il Movimento. Se dopo il cerchio magico di destra e il giglio magico di sinistra ci sarà pure quello stellato. O tanti cerchi quanti sono i componenti del direttorio.

67,15% Al ballottagg­ioIl risultato del di 19 Virginiagi­ugno scorso Raggi. per l’elezione del sindaco di Roma

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