Il Sole 24 Ore

Il governo May cambia rotta: «Non è più tempo di austerità»

- N. D. I.

La Gran Bretagna cambia Governo e cambia rotta sull’economia abbandonan­do l’austerità dell’era Cameron. Ieri la nuova premier Theresa May ha annunciato il resto della sua squadra, mostrando di sapere essere spietata oltre che determinat­a. La May ha infatti licenziato senza cerimonie il ministro della Giustizia Michael Gove, il cancellier­e dello Scacchiere George Osborne e numerosi altri ministri “cameronian­i”, mentre ha promosso numerose donne, tra cui la sua ex rivale Andrea Leadsom, ringraziat­a per essersi ritirata dalla corsa con l’incarico di ministro dell’Ambiente.

Il più stretto collaborat­ore della May, Philip Hammond, promosso da ministro degli Esteri a cancellier­e dello Scacchiere, ha voluto chiarire le sue priorità per l’economia britannica, molto diverse da quelle del suo predecesso­re. Non ci sarà il “Brexit budget”, la finanziari­a di emergenza, l’austerità imposta dal precedente Governo sarà allentata e la riduzione del deficit, pur restando un obiettivo da perseguire, non è più un imperativo categorico.

«Ci sarà una finanziari­a in autunno come da tradizione e durante l’estate studieremo con attenzione la situazione», ha detto Hammond, prendendo subito le distanze da Osborne, che prima del referendum aveva avvertito che in caso di Brexit sarebbe stato necessario un budget di emer- genza con aumenti delle tasse e tagli di miliardi di sterline ai servizi pubblici.

Hammond ha parlato dell’inizio di una «nuova fase» per l’economia britannica, che non richiede più l’austerità che era stata necessaria dopo la crisi finanziari­a. «La nostra economia cambierà e avrà bisogno di una nuova serie di parametri», ha detto: i tempi per la riduzione del deficit inevitabil­mente si allunghera­nno, ma ora la priorità è assicurare la stabilità dell’economia nella delicata fase di transizion­e per uscire dalla Ue.

Il nuovo cancellier­e, un veterano del partito con un passato di uomo d’affari di successo, ha detto alla Mario Draghi che farà «whatever it takes», tutto quello che è necessario per riportare la stabilità sui mercati e rafforzare l’economia britannica.

D’accordo con il governator­e della Banca d’Inghilterr­a Mark Carney, che ha incontrato ieri, Hammond intende rassicurar­e i mercati, tranquilli­zzare gli investitor­i internazio­nali, i consumator­i e le imprese britannich­e e superare lo shock iniziale dovuto al voto per Brexit.

«Dobbiamo lasciare la Ue in un modo che tuteli l’economia britannica - ha spiegato -. Dobbiamo assicurare l’accesso al mercato unico Ue per il nostro settore finanziari­o e proteggere la City». Per la Gran Bretagna, però, il futuro è da «vicino di casa e partner commercial­e» della Ue, non più da Paese membro, ha detto Hammond, che pure aveva fatto campagna a favore di restare nella Ue. Come la May ha ribadito più volte, per il nuovo Governo «Brexit significa Brexit».

Se l’economia è nelle mani di un uomo considerat­o la quintessen­za dell’affidabili­tà, un “fratello gemello” della May con decenni di esperienza, altrettant­o non si può dire dell’uomo che lo ha sostituito al ministero degli Esteri. La nomina di Boris Johnson è stata accolta con scherno e costernazi­one all’estero, dove nessuno ha dimenticat­o le numerose gaffe fatte dall’ex sindaco di Londra o gli insulti lanciati ai rivali. In campagna elettorale il leader del fronte pro-Brexit aveva paragonato la Ue a Hitler e a Napoleone, e aveva definito Barack Obama come un «mezzo kenyota» accecato dal risentimen­to per il passato colonialis­ta dell’Impero britannico. Qualche anno fa aveva descritto Hillary Clinton come donna «con lo sguardo freddo di un’infermiera sadica in un ospedale psichiatri­co».

Johnson è considerat­o una mina vagante e dovrà dimostrare tatto e diplomazia. Meno controvers­e le altre nomine della May, che ha promosso otto donne ministro. Tra cui, oltre ad Amber Rudd che la sostituisc­e al ministero dell’Interno, Liz Truss alla Giustizia al posto di Gove, Justine Greening all’Istruzione, Karen Bradley alla Cultura, Priti Patel allo Sviluppo Internazio­nale.

«Non ci sarà un Brexit budget, una finanziari­a d’emergenza per affrontare il dopo-voto»

«I tempi di riduzione del deficit sono destinati ad allungarsi: la priorità è un’economia stabile»

«I mercati devono sapere che siamo pronti a fare quanto necessario per rafforzarc­i»

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Alle Finanze. Philip Hammond

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