Il Sole 24 Ore

Se Bankitalia mette all’angolo i cda delle banche in crisi

- Stefano Elli

Èpassato pressoché inosservat­o ma l’azzerament­o del Cda del “piccolo” Credito di Romagna da parte di Banca d’Italia, deciso la scorsa settimana. rappresent­a un punto di svolta nei rapporti tra le banche del territorio e la vigilanza. Si tratta, infatti, della prima applicazio­ne del “removal”, il diritto di rimozione dei vertici bancari, sancito dal recepiment­o della direttiva Brrd. A questo si aggiunga l’improvviso balzo in avanti delle procure e dei tribunali ove hanno la propria sede le banche da tempo afflitte da “malinconie gestionali” come Ferrara, Rimini, Cesena.

Stupisce la singolare contempora­neità delle iniziative giudiziari­e e dell’Authority che, come in una manovra a tenaglia, giungono proprio nel momento in cui gli effetti delle crisi bancarie (quelle già concretizz­ate: Banca Etruria, CariFerrar­a, CariChieti e Banca Marche, e quelle paventate come CariCesena e in diversa misura Cassa di Rimini) si fanno più vistose. Il 29 luglio prossimo sono attesi gli esiti degli stress test da parte della Banca centrale europea. Un appuntamen­to che darà a operatori e analisti la fotografia aggiornata dello stato di salute del sistema bancario nazionale. Che cosa sta accadendo? Non vi è alcun dubbio che le maglie delle autorità preposte alla vigilanza e al controllo della correttezz­a dell’operato del «sistema» (siano esse Banca d’Italia, Consob o autorità giudiziari­a) nell’ultimo periodo si siano strette contribuen­do a restituire al sistema bancario nazionale la credibilit­à e l’affidabili­tà richieste dalla direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive).

Ciò che non si può ignorare tuttavia è che in troppi casi le inchieste delle procure italiane (sovente scaturite da esposti e denunce provenient­i dagli organismi di vigilanza) siano partite con lentezza e proseguite con scarsa reattività. Addirittur­a il Consiglio superiore della Magistratu­ra, proprio in queste settimane, sta verificand­o l’operato di alcuni magistrati (inquirenti e giudicanti) del Tribunale di Vicenza per acclarare eventuali anomalie nell’approccio al caso della locale banca popolare e del suo ex presidente Gianni Zonin. E lunga da citare sarebbe la lista dei casi in cui procure periferich­e si sono trovate in palese difficoltà nell’affrontare indagini spesso complesse sotto il profilo tecnico e delicate sotto quello dei potenziali condiziona­menti ambientali. Qualche settimana orsono sul sito web del Sole24 Ore lanciammo una proposta provocator­ia: istituire delle Direzioni distrettua­li sul modello di quelle già operative per le indagini antimafia: ma specializz­ate in reati economici come l’insider trading, le manipolazi­oni di mercato, il riciclaggi­o internazio­nale, i falsi in bilancio. E contribuir­e alla formazione di magistrati specializz­ati, con un’attrezzatu­ra tecnica adatta a perseguire con tempestivi­tà reati che hanno un’elevata pericolosi­tà sociale e a restituire, a coloro che lo meritano, la reputazion­e perduta.

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