Se Bankitalia mette all’angolo i cda delle banche in crisi
Èpassato pressoché inosservato ma l’azzeramento del Cda del “piccolo” Credito di Romagna da parte di Banca d’Italia, deciso la scorsa settimana. rappresenta un punto di svolta nei rapporti tra le banche del territorio e la vigilanza. Si tratta, infatti, della prima applicazione del “removal”, il diritto di rimozione dei vertici bancari, sancito dal recepimento della direttiva Brrd. A questo si aggiunga l’improvviso balzo in avanti delle procure e dei tribunali ove hanno la propria sede le banche da tempo afflitte da “malinconie gestionali” come Ferrara, Rimini, Cesena.
Stupisce la singolare contemporaneità delle iniziative giudiziarie e dell’Authority che, come in una manovra a tenaglia, giungono proprio nel momento in cui gli effetti delle crisi bancarie (quelle già concretizzate: Banca Etruria, CariFerrara, CariChieti e Banca Marche, e quelle paventate come CariCesena e in diversa misura Cassa di Rimini) si fanno più vistose. Il 29 luglio prossimo sono attesi gli esiti degli stress test da parte della Banca centrale europea. Un appuntamento che darà a operatori e analisti la fotografia aggiornata dello stato di salute del sistema bancario nazionale. Che cosa sta accadendo? Non vi è alcun dubbio che le maglie delle autorità preposte alla vigilanza e al controllo della correttezza dell’operato del «sistema» (siano esse Banca d’Italia, Consob o autorità giudiziaria) nell’ultimo periodo si siano strette contribuendo a restituire al sistema bancario nazionale la credibilità e l’affidabilità richieste dalla direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive).
Ciò che non si può ignorare tuttavia è che in troppi casi le inchieste delle procure italiane (sovente scaturite da esposti e denunce provenienti dagli organismi di vigilanza) siano partite con lentezza e proseguite con scarsa reattività. Addirittura il Consiglio superiore della Magistratura, proprio in queste settimane, sta verificando l’operato di alcuni magistrati (inquirenti e giudicanti) del Tribunale di Vicenza per acclarare eventuali anomalie nell’approccio al caso della locale banca popolare e del suo ex presidente Gianni Zonin. E lunga da citare sarebbe la lista dei casi in cui procure periferiche si sono trovate in palese difficoltà nell’affrontare indagini spesso complesse sotto il profilo tecnico e delicate sotto quello dei potenziali condizionamenti ambientali. Qualche settimana orsono sul sito web del Sole24 Ore lanciammo una proposta provocatoria: istituire delle Direzioni distrettuali sul modello di quelle già operative per le indagini antimafia: ma specializzate in reati economici come l’insider trading, le manipolazioni di mercato, il riciclaggio internazionale, i falsi in bilancio. E contribuire alla formazione di magistrati specializzati, con un’attrezzatura tecnica adatta a perseguire con tempestività reati che hanno un’elevata pericolosità sociale e a restituire, a coloro che lo meritano, la reputazione perduta.