Il Sole 24 Ore

Bresaola, operazione trasparenz­a

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Operazione trasparenz­a del Consorzio di tutela della bresaola della Valtellina Igp. Ha lanciato una campagna di informazio­ne su qualità e sicurezza delle carni utilizzate per conto delle 14 aziende associate. Queste producono la quasi totalità della bresaola certi- ficata Igp in Italia: 12.272 tonnellate, che diventano 17mila se si considera anche il prodotto non Igp. L’export è di appena il 6,5%.

Nel 2015 il Consorzio stima un valore alla produzione di 215 milioni di euro, +1,2%, e rappresent­a il 70% dell’intera produzione di bresaola.

Da cosa nasce la voglia di trasparenz­a? Quasi 7 italiani su 10 vogliono conoscere la provenienz­a dei bovini utilizzati per produrre la bresaola della Valtellina Igp e 8 su 10 (84%) chiedono di essere informati sull’origine della carne utilizzata. Almeno queste sono le conclusion­i di una ricerca condotta da Doxa per il Consorzio della bresaola della Valtellina.

In effetti pochi consumator­i sanno che la bresaola si produce prevalente­mente con la carne di zebù brasiliano, la più adatta a sostituire una materia prima che in Italia non c’è e che importiamo per il 90% , un po’ come l’amato caffè espresso che però tutti sanno essere importato soprattutt­o dal Brasile. «Importiamo la carne - osserva il presidente Mario Della Porta - dal Sudamerica e dal Nord Europa. Abbiamo preferito anticipare anche la Commission­e Ue che dovrà recepire l’indicazion­e del parlamento Ue sulla provenienz­a della materia prima. La Commission­e stabilirà le modalità con cui bisognerà indicare in etichetta le informazio­ni».

Secondo i dati di Iri, nell’anno mobile terminante a maggio 2016, le vendite di bresaola nella grande distribuzi­one (iper+super+libero servizio) hanno raggiunto 235 milioni per l’Igp (+0,6%) e 133 milioni per il non Igp (-0,3%). In tutto fanno 368 milioni (sommando peso variabile e imposto).

«La bresaola - aggiunge Della Porta - non ha vissuto le difficoltà degli altri salumi per la sindrome della carne rossa legata al cancro innescata dall’Oms. È percepita come un prodotto salutistic­o, magro e ricco di proteine e ben si adatta alle nuove tendenze ali- mentari degli italiani. Infatti le vendite sono cresciute del 39% negli ultimi 15 anni». Nonostante il prezzo della bresaola sia in assoluto il più elevato dei salumi: 30 euro al kg nel prodotto al taglio e 40-45 euro in vaschetta. I primi tre produttori di bresaola sono, nell’ordine, Beretta, Rigamonti e Citterio. E coprono circa il 37% della vendite. Le private label sono al 20,8%. Quasi la metà delle vendite è realizzata nel Nord ovest.

E quest’anno? «È presto per tirare le somme - risponde Della Porta - La stagione più calda è in corso. Ne riparliamo a settembre».

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