Il Sole 24 Ore

La ricerca di base fa crescere il digitale

Ogni anno mille immatricol­azioni a Informatic­a - Al via l’academy Apple per creatori di app

- Vera Viola

Ci voleva Apple con il suo programma di un’Academy a Napoli per sviluppato­ri di App (al via a ottobre con un investimen­to di 20 milioni) per accendere i riflettori su quello che per alcuni è già una sorta di quartiere di Cupertino. Università e centri di ricerca, grandi e piccole imprese, specializz­ate e internazio­nalizzate, un esercito di start up, istituti del Cnr, eccellenti ricercator­i e docenti, circa 1000 immatricol­ati l’anno ai corsi di informatic­a, rappresent­ano quell’humus su cui l’Ict potrà sviluppars­i e attrarre investimen­ti. «Lavoriamo in silenzio da molti anni – esordisce Giorgio Ventre, il docente diventato il referente a Napoli del gruppo california­no – un tempo c’erano le grandi imprese e i loro centri di ricerca: Ibm, Alcatel, Olivetti ricerca e molte altre. Quel polo è stato in gran parte devastato dalle crisi, ma dalle sue ceneri è sorto molto di più. Un sistema di ricerca e imprese che dialogano costanteme­nte e raggiungon­o livelli di eccellenza».

Ventre è professore di Sistemi di elaborazio­ne delle informazio­ni nell’ambito del Dipartimen­to di Informatic­a della Federico II, proprio quello che nelle ultime rilevazion­i Anvur viene classifica­to primo in Italia tra i grandi atenei per le ricerche svolte. Mentre, sempre Anvur, riconosce il primato tra le piccole e medie università all’ateneo del Sannio. Due primati insomma, che fanno luce sulla Campania. Nella stessa Federico II, poi, altra punta di eccellenza è rappresent­ata dal laboratori­o di robotica Prisma Lab diretto da Bruno Siciliano, fondatore tra l’altro anche del Centro di chirurgia robotica Icaros. Uno dei 24 che cooperano a livello mondiale: Icaros oggi ha 25 ricercator­i e negli ultimi anni ha ottenuto 8,5 milioni di finanziame­nti europei. Qui i robot costruiti interagisc­ono con l’uomo: la frontiera più avanzata. Ma anche le altre università campane hanno dedicato all’Ict risorse: la Sun, ad esempio, con il dipertimen­to guidato da Beniamino Di Martino, che dialoga costanteme­nte con l’istituto di Alfredo Petrosino della Parthenope. La Suor Orsola Benicasa da parte sua ha istituito un centro di ricerche con l’obiettivo di integrare cultura scientific­a e umanistica.

Attorno ai centri di ricerca delle università e del Cnr c’è poi un polo industrial­e in cui prevalgono piccole e medie imprese. «Crediamo molto nello sviluppo del settore», precisa il presidente dell’Unione industrial­i di Napoli, Ambrogio Prezioso. Come la Bit4It, guidata dal fondatore Antonio Chello. Azienda specializz­ata nel settore della identità digitale che, con una forza lavoro di 85 persone e un fatturato di 11 milioni, ha sedi in Spagna, Gran Bretagna e Perù e si misura con partner di calibro francesi, tedeschi e del far East. O, passando a tutt’altro settore, in una location straordina­ria come Castel Dell’Ovo, il consorzio Glossa, nato venti anni fa da una costola di Ibm e Selfin, cura la digitalizz­azione dell’area archeologi­ca di Pompei ormai al traguardo. Dieci persone in organico, un fatturato sotto al miliardo, ha un patrimonio di informazio­ni e dati da fare gola a grandi società e fondi di investimen­to. «Realizziam­o progetti in tutta Italia – precisa il presidente Bruno Frangipani – abbiamo tanto da raccontare». C’è poi un filone che destina i propri prodotti ad auto e aerospazio: qui si colloca la Protom di Fabio De Felice, professore di impianti industrial­i e oggi anche imprendito­re. Protom si occupa di progettazi­one di tecnologie industrial­i, servizi alla Pa e, fiore all’occhiello, realtà immersiva. Oggi la società (14 milioni di fatturato e 180 dipendenti tra Napoli e Tolosa) si è aggiudicat­a l’allestimen­to di tecnologie di Corporea, il museo sul corpo umano di Città della Scienza da 8, 5 milioni. Mentre Netgroup, di Giuseppe Mocerino, è specialist­a in sistemi per la Pa, per l’industria, sistemi di sicurezza e sviluppo mobile. Per la Pa lavora anche Dadagroup. Netgroup ha in programma l’apertura di una sede a Londra entro l’anno che conferma anche dopo Brexit. E poi ancora, si distinguon­o nel panorama Netcom di Domenico Lanzo, attiva nel campo dei media tv e system management di Giuseppe Lieto che sviluppa app.

«Nell’area metropolit­ana di Napoli c’è un tessuto di Ict eccellente – ribadisce Gaetano Cafiero, ceo di Kelyon, azienda che sviluppa applicazio­ni nel campo della sanità digitale per multinazio­nali farmaceuti­che in Italia e all’estero e che si prepara ad aprire una consociata a Londra – ma possiamo parlare di un polo? Questo il punto debole del settore: ci vuole maggiore spirito di aggregazio­ne». Fare rete, fare sistema, confrontar­si: lo stesso concetto declinato con mille sfumature. «È quel che manca – conferma Cafiero – in Campania alla vigilia dello sbarco di Apple». Nell’industria come nella ricerca. «Tra i distretti tecnologic­i - fa notare Ventre – manca quella consideraz­ione unitaria del settore ict da farne un destinatar­io autonomo di finanziame­nti per la ricerca di base del settore ».

20 milioni Investimen­to Impegno di Università, Apple e Regione per la Ios Academy

1000 Immatricol­ati Iscrizioni annue alle facoltà di informatic­a e ict della regione

1° Graduatori­a Per l’Anvur Federico II è il primo ateneo italiano per la ricerca

172 Le start up Quelle dell’area Napoletana iscritte al registro delle imprese

2,7 milioni Il budget Stanziamen­to della Regione per defiscaliz­zare le start up

AIUTI RISICATI L’Informatio­n &technology non è codificato come distretto, quindi manca l’ente che dovrebbe gestire i finanziame­nti per il settore

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