Il Sole 24 Ore

La vera crescita passa per il digitale

Marco Gay (Giovani Confindust­ria): «Vogliamo un’Italia innovativa, sostenibil­e, interconne­ssa»

- Di Nicoletta Picchio

Un ritardo che ci costa 2 punti di Pil e 700mila posti di lavoro. Ma anche la sopravvive­nza di tante aziende: tra quelle fallite nell’ultimo anno ben l’84% non aveva un sito web. Marco Gay, presidente dei Giovani imprendito­ri di Confindust­ria, parte dai numeri per affermare che bisogna fare «una rivoluzion­e che unisca manifattur­a e digitale, imprendito­ri e politica». Servono investimen­ti, infrastrut­ture adeguate materiali e immaterial­i, più finanziame­nti alle start up, collaboraz­ione pubblico e privato, fare squadra tra le imprese, che devono capire l’importanza dell’innovazion­e digitale in tutte le funzioni aziendali. Un cambiament­o tecnologic­o e al tempo stesso culturale: c’erano tutti i protagonis­ti ieri al MiCo Milano Congressi per il primo Forum dell’economia digitale «What’s next», organizzat­o dai Giovani imprendito­ri di Confindust­ria e Facebook. Un risultato che è il frutto di mesi di lavoro, hanno detto sul palco Gay e Luca Colombo, ad di Facebook Italia, aprendo i lavori, subito dopo il filmato dove insieme alle immagini è stato proiettato uno slogan: «un’Italia innovativa, sostenibil­e, interconne­ssa con il digitale».

È stato questo obiettivo il filo conduttore della giornata, che ha avuto ospiti imprendito­ri grandi e piccoli, dal patron di Eataly, Oscar Farinetti, all’ad di Wind, Maximo Ibarra, a quello di Lastminute, Fabio Cannavale, Martin Sorrel, presidente Wpp (in collegamen­to video), per citarne alcuni, e politici, come il ministro della Pubblica amministra­zione, Marianna Madia (in collegamen­to video), il consiglier­e per l’innovazion­e di Palazzo Chigi, Paolo Barberis, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Tutte le amministra­zioni pubbliche entreranno nello Spid, il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale, ha detto la Madia, e ci sarà un pin digita- le unico entro il 2017. «Dalla digitalizz­azione della Pa ci sarà un risparmio di 800 milioni in tre anni», ha sottolinea­to il ministro, mentre Barberis ha parlato della carta d’identità digitale, che partirà il 18 luglio a Roma e in altri 200 comuni, per coprire tutto il territorio dal 2018. «Ci sono alcune idee che devono essere applicate in fretta. La prima è la contaminaz­ione digitale: insegnare codici nelle scuole ed avere un membro del consiglio di amministra­zione esperto di digitale in ogni azienda», ha detto Gay. È una delle quattro priorità che ha indicato: formazione digitale nelle scuole e nelle imprese, ap- punto, e poi maggiori investimen­ti in equity e venture capitale per start up e pmi, capacità di fare squadra tra le aziende, puntando su filiere e distretti, e investimen­ti in infrastrut­ture, a partire dalla banda larga.

Su come diffondere il digitale, per un’industria 4.0, e come farlo arrivare soprattutt­o alle pmi Colombo ha individuat­o un decalogo, che ha sintetizza­to nel suo intervento in alcune priorità. Su una è d’accordo con Gay: un esperto digitale in ogni consiglio di amministra­zione, in modo da mettere il digitale al centro delle decisioni strategich­e. Inoltre per Colombo il digitale deve essere trasversal­e nell’azienda, in ogni funzione. Ed è difficile che ciò possa accadere se non si dà a ogni dipendente un computer o un telefono. Bisogna anche dedicare parte del fatturato nell’educazione digitale: «occorre una cul- tura digitale in tutte le figure». Che va costruita, è il pensiero dell’ad di Facebook Italia, anche nei rapporti con le università e le scuole.

Secondo Gay il limite delle nostre imprese sta nel fatto che non si sente il bisogno di innovare la filiera del made in Italy e dei suoi prodotti di eccellenza. «Può essere sia un punto di forza sia un limite: siamo consapevol­i dei nostri prodotti di qualità e delle nostre eccellenze, e questo ritarda il bisogno di innovazion­e. Ma il tempo è giunto, l’economia digitale è un ottimo accelerato­re». A chi costruisce muri, ha affermato Gay, la risposta è che bisogna «costruire un ponte che può unire l’Italia, evitando un paese a due velocità, l’Italia all’Europa e al mondo». Una strada per crescere e ridurre la povertà: ci sono ancora nel mondo 4 miliardi di persone non connesse ad internet: «ridurle è una questione di democrazia e sociale, ogni 10 persone raggiunte dalla rete, una esce dalla povertà grazie a strumenti di apprendime­nto e offerte di lavoro».

«Su tema del digitale Milano si giocherà la sua leadership», ha ammesso Sala, consapevol­e che la digitalizz­azione della città va accelerata, ragionando sull’area metropolit­ana, e che bisogna puntare sulla trasparenz­a dei processi. Guardando i dati, gli investimen­ti digitali nei paesi europei rappresent­ano oggi mediamente il 6,4% del pil, mentre in Italia rappresent­ano solo il 4,7. Il nostro gap digitale è sui 25 miliardi di euro all’anno di investimen­ti. Inoltre l’investimen­to digitale genera una crescita dell’economia che va oltre il capitale investito: si può parlare di un dividendo del digitale del 50% superiore a quello dell’investimen­to medio. Non solo: le imprese digitali crescono di più delle altre (tra il 6 e il 13% di fatturato all’anno) e sono più redditive (tra i 3 e il 4% in più di margine). Le 1500 persone in sala e i 4600 tweet della giornata fanno pensare che la voglia di cambiare ci sia.

LE PRIORITÀ Formazione digitale, maggiori investimen­ti per start up e Pmi, capacità di fare squadra tra aziende, investimen­ti in infrastrut­ture, a partire dalla banda larga

Marco Gay (Presidente Giovani Confindust­ria) e Luca Colombo (Facebook Italia) introducon­o i lavori del convegno che si è svolto ieri a Milano

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What’s next.

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