La vera crescita passa per il digitale
Marco Gay (Giovani Confindustria): «Vogliamo un’Italia innovativa, sostenibile, interconnessa»
Un ritardo che ci costa 2 punti di Pil e 700mila posti di lavoro. Ma anche la sopravvivenza di tante aziende: tra quelle fallite nell’ultimo anno ben l’84% non aveva un sito web. Marco Gay, presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, parte dai numeri per affermare che bisogna fare «una rivoluzione che unisca manifattura e digitale, imprenditori e politica». Servono investimenti, infrastrutture adeguate materiali e immateriali, più finanziamenti alle start up, collaborazione pubblico e privato, fare squadra tra le imprese, che devono capire l’importanza dell’innovazione digitale in tutte le funzioni aziendali. Un cambiamento tecnologico e al tempo stesso culturale: c’erano tutti i protagonisti ieri al MiCo Milano Congressi per il primo Forum dell’economia digitale «What’s next», organizzato dai Giovani imprenditori di Confindustria e Facebook. Un risultato che è il frutto di mesi di lavoro, hanno detto sul palco Gay e Luca Colombo, ad di Facebook Italia, aprendo i lavori, subito dopo il filmato dove insieme alle immagini è stato proiettato uno slogan: «un’Italia innovativa, sostenibile, interconnessa con il digitale».
È stato questo obiettivo il filo conduttore della giornata, che ha avuto ospiti imprenditori grandi e piccoli, dal patron di Eataly, Oscar Farinetti, all’ad di Wind, Maximo Ibarra, a quello di Lastminute, Fabio Cannavale, Martin Sorrel, presidente Wpp (in collegamento video), per citarne alcuni, e politici, come il ministro della Pubblica amministrazione, Marianna Madia (in collegamento video), il consigliere per l’innovazione di Palazzo Chigi, Paolo Barberis, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Tutte le amministrazioni pubbliche entreranno nello Spid, il sistema pubblico per la gestione dell’identità digitale, ha detto la Madia, e ci sarà un pin digita- le unico entro il 2017. «Dalla digitalizzazione della Pa ci sarà un risparmio di 800 milioni in tre anni», ha sottolineato il ministro, mentre Barberis ha parlato della carta d’identità digitale, che partirà il 18 luglio a Roma e in altri 200 comuni, per coprire tutto il territorio dal 2018. «Ci sono alcune idee che devono essere applicate in fretta. La prima è la contaminazione digitale: insegnare codici nelle scuole ed avere un membro del consiglio di amministrazione esperto di digitale in ogni azienda», ha detto Gay. È una delle quattro priorità che ha indicato: formazione digitale nelle scuole e nelle imprese, ap- punto, e poi maggiori investimenti in equity e venture capitale per start up e pmi, capacità di fare squadra tra le aziende, puntando su filiere e distretti, e investimenti in infrastrutture, a partire dalla banda larga.
Su come diffondere il digitale, per un’industria 4.0, e come farlo arrivare soprattutto alle pmi Colombo ha individuato un decalogo, che ha sintetizzato nel suo intervento in alcune priorità. Su una è d’accordo con Gay: un esperto digitale in ogni consiglio di amministrazione, in modo da mettere il digitale al centro delle decisioni strategiche. Inoltre per Colombo il digitale deve essere trasversale nell’azienda, in ogni funzione. Ed è difficile che ciò possa accadere se non si dà a ogni dipendente un computer o un telefono. Bisogna anche dedicare parte del fatturato nell’educazione digitale: «occorre una cul- tura digitale in tutte le figure». Che va costruita, è il pensiero dell’ad di Facebook Italia, anche nei rapporti con le università e le scuole.
Secondo Gay il limite delle nostre imprese sta nel fatto che non si sente il bisogno di innovare la filiera del made in Italy e dei suoi prodotti di eccellenza. «Può essere sia un punto di forza sia un limite: siamo consapevoli dei nostri prodotti di qualità e delle nostre eccellenze, e questo ritarda il bisogno di innovazione. Ma il tempo è giunto, l’economia digitale è un ottimo acceleratore». A chi costruisce muri, ha affermato Gay, la risposta è che bisogna «costruire un ponte che può unire l’Italia, evitando un paese a due velocità, l’Italia all’Europa e al mondo». Una strada per crescere e ridurre la povertà: ci sono ancora nel mondo 4 miliardi di persone non connesse ad internet: «ridurle è una questione di democrazia e sociale, ogni 10 persone raggiunte dalla rete, una esce dalla povertà grazie a strumenti di apprendimento e offerte di lavoro».
«Su tema del digitale Milano si giocherà la sua leadership», ha ammesso Sala, consapevole che la digitalizzazione della città va accelerata, ragionando sull’area metropolitana, e che bisogna puntare sulla trasparenza dei processi. Guardando i dati, gli investimenti digitali nei paesi europei rappresentano oggi mediamente il 6,4% del pil, mentre in Italia rappresentano solo il 4,7. Il nostro gap digitale è sui 25 miliardi di euro all’anno di investimenti. Inoltre l’investimento digitale genera una crescita dell’economia che va oltre il capitale investito: si può parlare di un dividendo del digitale del 50% superiore a quello dell’investimento medio. Non solo: le imprese digitali crescono di più delle altre (tra il 6 e il 13% di fatturato all’anno) e sono più redditive (tra i 3 e il 4% in più di margine). Le 1500 persone in sala e i 4600 tweet della giornata fanno pensare che la voglia di cambiare ci sia.
LE PRIORITÀ Formazione digitale, maggiori investimenti per start up e Pmi, capacità di fare squadra tra aziende, investimenti in infrastrutture, a partire dalla banda larga
Marco Gay (Presidente Giovani Confindustria) e Luca Colombo (Facebook Italia) introducono i lavori del convegno che si è svolto ieri a Milano