Il Sole 24 Ore

Golpe turco fallito, tensione con gli Usa

Ankara a Washington: consegnate Gulen, capo del complotto - Obama: rispettare lo Stato di diritto

- Vittorio Da Rold

Erdogan riprende il controllo: 265 morti, 3.000 militar i arrestati, r imossi 2.745 giudici - Bloccata la base di Incirlik

Fallito il golpe di una parte dell’esercito turco, Erdogan ha ripreso il controllo: 365 morti, quasi 3.000 militari arrestati, rimossi 2.745 giudici. Bloccata la base di Incirlik, sale la tensione con gli Usa, a cui Ankara intima di consegnare Gulen, ritenuto il capo del complotto. Obama: rispettare lo Stato di diritto.

Ankara è il terreno dove si giocano partite geopolitic­he di importanza straordina­ria per gli europei, russi e americani.

Partiamo dalla partita energetica. Il Bosforo è uno dei punti di passaggio più importanti al mondo per il transito marittimo di petrolio con oltre il tre per cento della fornitura globale - soprattutt­o dalla Russia e dal Mar Caspio - che passa attraverso il canale navigabile di 17 miglia che collega il Mar Nero al Mediterran­eo. Anche navi che trasparton­o grandi quantità di cereali dalla Russia e il Kazakhstan passano da queste acque dirette ai mercati mondiali. Circa 48mila navi transitano per lo stretto ogni anno, rendendo questa zona una delle più trafficate di tutto il mondo, secondo statistich­e fornite dal governo degli Stati Uniti.

La Turchia è anche un crocevia di oledotti e gasdotti, dove passano significat­ivi volumi di petrolio e gas dalla regione del Mar Caspio e paesi come l’Azerbaigia­n e il Kazakistan attraverso l’altopiano anatolico direttamen­te ai suoi terminali di esportazio­ne del Mediterran­eo come il porto di Ceyhan ed evitando il congestion­ato stretto del Bosforo. Per ogni passaggio di petrolio e gas Ankara incassa una lauta commission­e oltre ad avere una forza contrattua­le per continuare a garantire il prezioso flusso energetico.

Le intenzioni di Ankara sono chiare da tempo e il governo turco prevede che il Paese diventerà l’hub energetico della regione, anche grazie alla sua rete di oleodotti, mentre gli esperti europei prevedono che entro il 2025 proprio Ankara diventi il più importante mercato di gas naturale del vecchio continente, magari attiggendo alle enormi potenziali­tà del gas iraniano. Non a caso, dopo l’intesa sul nucleare che ha eliminato le sanzioni internazio­nali all’Iran, in aprile il presidente Erdogan ha incontrato a Theran il suo omologo Hassan Rouhani. L’incontro è stato l’occasione per firmre alcuni accordi così da far salire l’nterscambi­o attuale da 14 miliardi di dollari ai 30 auspicati. Erdogan ha chiesto di aumentare l’export di gas e ha proposto di aprire deli colloqui per stringere un accordo di libero scambio tra i due paesi limitrofi.

PIATTAFORM­A PRODUTTIVA La Turchia è la sedicesima economia del mondo e la sesta in Europa. Sono numerosi i siti produttivi nel settore auto

La vicenda dei migranti e la Ue

La cancellier­a tedesca, Angela Merkel, nei suoi ultimi viaggi ad a Istanbul, non ha fatto mistero di aver puntato tutto sull’intesa politica con Ankara per fermare il flusso di migranti provenient­i soprattutt­o dalle zone del conflitto in Siria. La cosidetta via Balcanica, quella che ha portato migliaia di profughi in Europa centrale nel 2015 è stata bloccata ad Idomeni, il piccolo villaggio al confine grecomaced­one proprio dall’accordo con la Turchia che ha accettato di bloccare il flusso di profughi in partenza dalla sue coste medieterra­nee veso le isole greche in cambio di 6 miliardi di euro e l’eliminazio­ne dei visti di ingresso per i cittadini turchi diretti nella Ue. Questo ultimo capitolo è rimasto ancora fermo in attesa del via libera del Parlamento europeo che attende a sua volta l’eliminazio­ne di alcuni arti- coli illiberali contenuti nella legge anti-terrorismo turca. Ma dopo gli ultimi avveniment­i qualsiasi attenuazio­ne dei tratti più autoritari delle normative turche non saranno facilmente accettati dal governo di Ankara.

Una piattaform­a produttiva

La Turchia è la sedicesima economia mondiale e sesta in Europa. Ankara è sede di importanti stabilimen­ti di Ford Otosan, Honda Turkiye, Hyundai Assan, Oyak Renault, Tofas (FCA) e Toyota, che nel loro complesso hanno prodotto nel 2015 - secondo i dati dell’Automotive Manufactur­ers Associatio­n of Turkey (OSD) -1.360.000 veicoli, di cui 992.000 destinati all’export. Un Paese strategico e di raccordo tra Occidente e Oriente le cui convulsion­i colpiscono molte vie di comunicazi­oni energetich­e, siti manifattur­ieri di primaria importanza e un mercato in via di sviluppo di 76 milioni di abitanti.

Bastione Nato

La Turchia ha il secondo esercito dopo gli Stati Uniti come numero di effettivi e mezzi dell’Alleanza Atlantica, un bastione del settore sud-orientale, uno dei più sensibili dopo le recenti convulsion­i del Medio Oriente. Fin dai tempi della Guerra fredda con l’Urss la Turchia è stata un partner fondamenta­le per l’Occidente e questa importanza strategica non è andata affatto perduta dopo la caduta dell’Unione sovietica. Recentemen­te con la ripresa dei rapporti con Israele e un chiaro impegno contro l’Isis, Ankara ha aumentato la sua importanza. La base area di Incirlik nel sud-est della Turchia è uno dei punti focali da cui partano i raid americani contro le postazioni dello Stato Islamico in Siria e in Iraq.

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